Classificando i diversi documenti in base alla tipologia di performance rendicontata, si possono identificare, oltre al bilancio di esercizio:
- il bilancio sociale, che amplia la vista alla dimensione sociale delle attività aziendali;
- il bilancio ambientale, che focalizza l’attenzione sugli impatti ambientali delle attività d’impresa;
- il bilancio degli intangibili, che mira a descrivere il valore generato dagli asset intangibili dell’azienda, costituiti dal capitale umano, il capitale strutturale-organizzativo e il capitale relazionale.
Gli anni Duemila vedono crescere l’attenzione verso la responsabilità sociale di impresa (Corporate Social Responsibility, CSR) grazie all’intervento delle istituzioni. Nel 2000 l’Unione europea inserisce la CSR tra le proprie priorità strategiche; nel 2001 pubblica il Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, superato nel 2011 dal documento “Una rinnovata strategia UE per la CSR 2011-2014”. Contestualmente cresce l’attenzione dei consumatori alla qualità, provenienza, sicurezza dei prodotti, e la reputazione diviene sempre più un fattore competitivo: l’approccio orientato alla CSR diviene gradualmente una dimensione di business rilevante e le aziende iniziano a rendicontare ai propri stakeholder le performance non finanziarie generate dalle attività d’impresa.
Si afferma la consapevolezza che l’azienda genera una pluralità di risultati ed effetti, per cui gli strumenti di rendicontazione volontaria focalizzati su una sola dimensione di performance (sociale, ambientale, intangibili) offrono una visione parziale delle performance non finanziarie; tali strumenti sono superati da strumenti che si caratterizzano per un angolo di visuale più ampio: il bilancio di sostenibilità e il report integrato.
Il bilancio di sostenibilità rendiconta le iniziative e i risultati in ambito economico, sociale, ambientale e di governance. È generalmente redatto secondo gli standard di rendicontazione del Global Reporting Initiative (GRI), ha cadenza annuale ed è un documento rivolto alla pluralità degli stakeholder.
Il report integrato illustra come strategia, governance, performance e prospettive di un’organizzazione consentano di creare valore nel breve, medio e lungo periodo, nel contesto in cui essa opera. È redatto secondo il framework emanato dall’International Integrated Reporting Council (IIRC), ha cadenza annuale ed è rivolto prevalentemente agli stakeholder finanziari.
L’obbligo di “non financial disclosure” in ambito profit
A seguito della Direttiva europea n. 95/2014, recepita in Italia con il d.lgs. n. 254/2016, è stato fatto un passo fondamentale verso la standardizzazione della rendicontazione non finanziaria, per garantire maggiore trasparenza e comparabilità tra i diversi bilanci di sostenibilità.
Tale normativa ha reso obbligatoria la rendicontazione non finanziaria per le aziende quotate o emittenti titoli obbligazionari di grandi dimensioni (ovvero con numero di dipendenti superiore a 500, e che abbiano un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro o totale dello stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro) e per le aziende del settore bancario-assicurativo con gli stessi criteri dimensionali. Sono poco più di 200 le aziende italiane soggette all’obbligo normativo di rendicontazione non finanziaria.
Le informazioni da rendicontare rientrano in alcuni ambiti non finanziari considerati rilevanti: ambiente, comunità locale, personale, rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione attiva e passiva.
Rispetto a questi ambiti, l’azienda è tenuta a rendicontare le strategie aziendali attuate e le correlate performance, con attenzione agli impatti generati nei confronti degli stakeholder. Pur elencando gli aspetti generalmente rilevanti, il legislatore invita l’azienda a effettuare una valutazione delle informazioni utili alla comprensione dell’attività dell’impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e dell’impatto: si tratta del concetto di materialità.
Dall’analisi dell’Osservatorio delle dichiarazioni non finanziarie e delle pratiche sostenibili (Report 2018) sul recepimento della normativa nei documenti 2018 emerge che la totalità delle aziende analizzate ha utilizzato il GRI quale standard di rendicontazione.
Le modalità di presentazione delle informazioni non finanziarie possono essere diverse:
- inserire la dichiarazione non finanziaria (DNF) nella relazione di gestione, come specifica sezione;
- redigere una relazione distinta dalla relazione di gestione che deve essere contrassegnata dalla dicitura “dichiarazione di carattere non finanziario”; tale dichiarazione può essere inserita all’interno di un documento più ampio (quale ad esempio, come nella prassi in atto, bilancio di sostenibilità), purché si aggiunga anche la dicitura “dichiarazione non finanziaria redatta ai sensi del d.lgs. n. 254/2016”;
- disseminare le informazioni nell’apposita sezione della relazione di gestione e/o in altre della stessa relazione e/o in altri documenti esterni previsti da leggi, ivi compresi la relazione distinta; in questa opzione, la sezione della relazione di gestione assume la funzione di mappa di orientamento da utilizzare per reperire le varie informazioni tra più documenti.
L’Osservatorio DNF rileva che nel primo anno di rendicontazione obbligatoria in Italia la maggior parte delle aziende (il 75%) ha scelto di redigere tale dichiarazione come documento separato rispetto alla relazione sulla gestione.
Vi sono due forme di controllo sulla dichiarazione non finanziaria: quello interno del collegio sindacale e quello esterno della società di revisione. Il primo vigila sull’osservanza delle disposizioni del decreto e ne riferisce nella relazione annuale all’assemblea; il secondo verifica l’avvenuta predisposizione della dichiarazione non finanziaria e attesta la conformità delle informazioni fornite rispetto alle norme di riferimento e agli standard. L’attestazione è contenuta in un’apposita relazione distinta dalla relazione di revisione, è allegata alla dichiarazione non finanziaria e pubblicata congiuntamente ad essa.
La dichiarazione non finanziaria prevista dal d.lgs. n. 254/2016 è soggetta all’iter approvativo e pubblicitario previsto per il bilancio civilistico. Il documento è quindi depositato presso il Registro delle imprese e reso pubblico attraverso i canali istituzionali (sito internet).
Il percorso di rendicontazione secondo gli standard GRI
Global reporting initiative è un’organizzazione nata con l’obiettivo di aiutare le aziende a comprendere, misurare e comunicare l’impatto che una qualsiasi attività può avere sulle diverse dimensioni della sostenibilità (economica, ambientale e sociale).
Gli standard di rendicontazione GRI si caratterizzano per essere sia di processo (in quanto identificano il processo da implementare per il reporting non finanziario) sia di contenuto (in quanto propongono un ampio set di indicatori da rendicontare). Essendo applicabili a ogni tipo di organizzazione (intersettoriali e internazionali), necessitano di un’attività di adattamento alla specifica realtà oggetto di rendicontazione.
Sintetizzando, gli elementi chiave del percorso di rendicontazione proposto dal GRI sono:
- il principio di materialità: l’azienda deve identificare e rendicontare gli aspetti della propria attività che hanno un impatto rilevante sugli stakeholder (aspetti “materiali”);
- il coinvolgimento: la selezione degli aspetti materiali è sviluppata attraverso il coinvolgimento degli stakeholder chiave, sia interni sia esterni.
Il percorso di reporting sviluppato secondo gli standard GRI si sviluppa attraverso sei fasi.