Prepararsi alla prima prova d’esame

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Un esempio di analisi guidata: Vittorio Sereni, Paura prima – Paura seconda

APPROFONDIMENTI DISCIPLINARI

In vista dell’Esame di stato può essere utile fornire agli studenti un’analisi del testo di un autore sconosciuto per valutare se hanno acquisito le competenze necessarie per commentarlo adeguatamente. In tal senso proponiamo qui l’analisi di due componimenti di Vittorio Sereni, accompagnati da un esempio di svolgimento.

di Ottavio Ghidini

In vista dell’Esame di stato può essere utile fornire agli studenti un’analisi del testo di un autore sconosciuto per valutare se hanno acquisito le competenze necessarie per commentarlo adeguatamente. In tal senso proponiamo qui l’analisi di due componimenti di Vittorio Sereni, accompagnati da un esempio di svolgimento.

La fine dell’anno scolastico e la prova scritta dell’Esame di stato si avvicinano. Le proposte degli anni più recenti, da ultima quella della maturità 2017, relativa a Non uccidete il mare di Caproni, non presuppongono conoscenze specifiche legate all’autore del testo presentato e pertanto gli studenti non devono escludere a priori lo svolgimento della tipologia A, pure se relativa a un autore a loro sconosciuto.
Può essere dunque utile offrire agli studenti una traccia di analisi del testo di autori che magari non siamo riusciti ad affrontare in classe: in questo modo avremo la possibilità di verificare se gli studenti hanno acquisito le competenze necessarie per commentare adeguatamente un testo, anche di un autore letto per la prima volta.
Alla traccia, strutturata seguendo l’impostazione della tipologia A della prima prova scritta dell’Esame di stato 2017, segue uno svolgimento esemplificativo del tema, che può essere consegnato agli studenti al termine della prova o nel momento della restituzione degli elaborati corretti dal docente.

Vittorio Sereni, Paura prima – Paura Seconda, in Stella variabile

Tratto da Poesie, a cura di Dante Isella, Mondadori – I Meridiani, Milano 1995.

Paura prima

      Ogni angolo o vicolo ogni momento è buono
      per il killer che muove alla mia volta
      notte e giorno da anni.
      Sparami sparami – gli dico
5    offrendomi alla mira
      di fronte di fianco di spalle –
      facciamola finita fammi fuori.
      E nel dirlo mi avvedo
      che a me solo sto parlando.
10                                                 Ma
      non serve, non serve. Da solo
      non ce la faccio a far giustizia di me.

 

Paura seconda

      Niente ha di spavento
      la voce che chiama me
      proprio me
      dalla strada sotto casa
5    in un’ora di notte:
      è un breve risveglio di vento,
      una pioggia fuggiasca.
      Nel dire il mio nome non enumera
      i miei torti, non mi rinfaccia il passato.
10  Con dolcezza (Vittorio,
      Vittorio) mi disarma, arma
      contro me stesso me.

Vittorio Sereni nasce a Luino, sul Lago Maggiore, nel 1913. A dodici anni si trasferisce a Brescia, dove vive fino al 1933, quando si trasferisce a Milano. Nel 1941 è destinato al fronte africano, ma, giunto ad Atene, deve rientrare in Italia. Nel 1943 è fatto prigioniero dagli alleati e per due anni è internato nei campi di prigionia di Algeria e Marocco. Tornato a Milano, inizia a insegnare in un liceo e nel 1958 viene assunto dalla casa editrice Mondadori di cui diventerà direttore letterario. Muore a Milano nel 1983. I due testi qui presentati sono tratti da Stella variabile, la quarta e ultima raccolta poetica di Sereni, pubblicata da Garzanti nel 1981.

1. Comprensione del testo

1.1. Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo dei due testi, illustrando la situazione descritta in Paura prima e poi quella descritta in Paura seconda.

2. Analisi del testo
2.1. Centrale è l’attenzione attribuita nei due testi all’io poetico, come dimostrano molti fenomeni di ripetizione del pronome personale e dell’aggettivo possessivo di prima persona singolare: individuali nel testo e commenta tale elemento caratteristico, collegandolo al contenuto informativo dei componimenti.

2.2. I pronomi personali e gli aggettivi possessivi di prima singolare si collegano anche ad altri elementi lessicali presenti nei due testi, creando una fitta serie di corrispondenze interne ad essi. Si veda, per esempio, in Paura prima, offrendomi alla mira, dove il pronome mi ricompare anche nel sostantivo mira. Trovi altri esempi analoghi nei due componimenti? Individuali e riportali nel tema.

2.3. I due testi presentano un conflitto tra due dimensioni interne al soggetto poetico: in che senso? Cosa rappresentano queste due dimensioni? Quali loro azioni vengono descritte nei due componimenti?

2.4. Oltre al titolo, quali altri legami lessicali possiamo individuare tra Paura prima e Paura seconda?

2.5. Il tema della conflittualità interna al soggetto agisce su molti elementi di questi due componimenti, dalla loro strutturazione complessiva, fino ai più minuti accorgimenti retorici caratterizzati dalla ripetizione. Individua nel testo tali elementi e cerca di cogliere la funzione del loro impiego per quanto riguarda i significati complessivi dei due componimenti.

2.6. In questi due componimenti Sereni sembra riprendere alcuni versi dell’episodio dantesco di Pier delle Vigne, uomo di corte dell’imperatore Federico II di Svevia, morto suicida, la cui anima, per questo motivo, viene scaraventata dopo la morte nella selva dei suicidi, descritta nel canto XIII dell’Inferno. Illustra il rapporto tra il testo di Dante e i componimenti di Sereni, anche individuando dove precisamente, in Paura prima e Paura seconda, sono ripresi i versi di Dante ingiusto fece me contra me giusto (Inf. XIII 72), pronunciato da Pier delle Vigne, e Si convertì quel vento in cotal voce: / “Brievemente sarà risposto a voi” (Inf. XIII 92-93), a descrizione della fatica impiegata dal dannato per parlare con Dante e Virgilio.

3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
3.1. In questi due componimenti di Sereni la conflittualità interna al soggetto è profonda e l’autore arriva ad alludere al tema del suicidio, tema molto diffuso nella letteratura italiana tra Otto e Novecento: presenta il tema, collegando il testo di Sereni ad altri autori o ad altre opere a te noti.

Esempio di svolgimento

Paura prima e Paura seconda sono due componimenti pubblicati nell’ultima raccolta poetica di Vittorio Sereni, nel 1981, intitolata Stella variabile.
I due testi, che sono strettamente intrecciati tra loro, descrivono due momenti successivi di una medesima situazione esistenziale complessa: nel primo componimento il soggetto è presentato in conflitto con sé stesso; nel secondo, invece, la tensione si scioglie e la situazione esistenziale si sblocca, avviandosi verso un esito quantomeno apparentemente positivo.
In Paura prima il poeta parla di un killer che da anni lo insegue notte e giorno (v. 3): l’insistenza persecutoria con cui questo killer insegue l’io poetico è a tal punto insostenibile che egli arriva addirittura a chiedergli di farla finita (v. 7), di sparargli e ucciderlo. In realtà, ai versi 8-11 del primo componimento il poeta si accorge che il killer al quale sta parlando non è altri che sé stesso.
In Paura seconda l’io poetico sente invece una voce che lo chiama dalla strada sotto casa (v. 4), una voce che, interpellandolo, non lo rimprovera per i suoi errori (vv. 8-9), ma anzi lo invita con dolcezza a calmarsi, disarmando così l’io aggressivo (v. 11) e ridando forza all’io prima schiacciato sotto l’onda prevaricante di sé stesso.
Nei due testi pertanto si descrive un rapporto conflittuale tra due individui che in realtà rappresentano due dimensioni del soggetto stesso, diviso tra una parte di sé prevaricante e violenta e una parte di sé aggredita e indifesa: un io vittima e un io killer, che abitano lo stesso individuo, facendolo soffrire. In Paura prima la conflittualità è fortissima e apparentemente inconciliabile, mentre in Paura seconda tale conflittualità si stempera e sembra che l’io poetico raggiunga un’agognata pacificazione interna.

Le due liriche sono tutte incentrate sull’io poetico, come dimostrano le frequentissime ripetizioni di pronomi personali o aggettivi possessivi di prima persona singolare. Si vedano, in sequenza, mia volta (v. 2), Sparami sparami (v. 4), offrendomi (v. 5), fammi fuori (v. 7), mi avvedo (v. 8), a me solo (v. 9) e infine, in posizione forte perché proprio a conclusione di Paura prima, di me (v. 11). Per quanto riguarda invece Paura seconda, troviamo chiama me / proprio me (vv. 2-3), mio nome (v. 8), i miei torti, non mi rinfaccia (v. 9), mi disarma (v. 11) e infine, con poliptoto nello stesso verso conclusivo, contro me stesso me. Guardando però con maggiore attenzione, si può notare che tali aggettivi o pronomi permeano ancor più profondamente i due testi, creando una fitta rete di richiami e corrispondenze. Basti pensare, per quanto riguarda Paura prima, a offrendomi alla mira (v. 5), mentre, per quanto riguarda Paura seconda, si vedano pioggia […] mio (vv. 7-8), nome [...] enumera (v. 8), Vittorio / Vittorio (vv. 10-11).
La scissione interiore dell’io poetico e la doppia personalità che lo contraddistingue pervadono la struttura essenziale dei due testi, agendo su tutti i suoi livelli strutturali. Si parla di un individuo diviso e pertanto anzitutto la stessa situazione viene descritta attraverso due componimenti distinti, sebbene correlati, che si riflettono fin dal titolo (Paura prima e Paura seconda), creando un evidente parallelismo aggettivo-sostantivo. La specularità dei due testi emerge anche dal confronto tra i versi conclusivi, chiaramente posti in corrispondenza: non ce la faccio a far giustizia di me e arma / contro me stesso me.

Le figure retoriche che ricorrono con maggiore frequenza nei due componimenti sono però quelle di ripetizione, che riflettono la contrapposizione interna all’io poetante. Si vedano, in Paura prima, ogni angolo o vicolo ogni momento è buono (v. 1), facciamola finita fammi fuori (v. 7), oppure ancora Sparami sparami (v. 4, senza alcun segno d’interpunzione tra i due termini) e non serve, non serve (v. 10). In Paura seconda abbiamo invece, ai versi 2-3, la voce che chiama me / proprio me e, al penultimo verso, mi disarma, arma. Vero punto focale della vicenda descritta in questi due testi è però l’anadiplosi del nome proprio dell’autore, ai versi 10-11 di Paura seconda, ossia Vittorio, / Vittorio, come se la voce avvertita dalla strada sotto casa, paragonata a un breve risveglio di vento e a una pioggia fuggiasca, stesse chiamando entrambe le personalità che si contrappongono all’interno del soggetto poetico, per invitarle a una rappacificazione e a una conciliazione.
Per la descrizione di tale dissidio interiore è probabile che Vittorio Sereni abbia impiegato elementi desunti da uno dei testi più celebri della letteratura italiana, ossia il canto XIII dell’Inferno. La vicenda di Pier delle Vigne è chiaramente allusa dal poeta novecentesco, come dimostrano alcune spie lessicali rivelatrici. I versi conclusivi dei due componimenti (non ce la faccio a far giustizia di me e arma / contro me stesso me) sono una ripresa di uno dei versi più proverbialmente noti del suicida dantesco: ingiusto fece me contra me giusto (Inf. XIII 72). Probabilmente Sereni è rimasto colpito dalla concentrazione semantica di tale espressione e dall’efficace resa retorica del conflitto interiore. Ma si noti anche quanto i versi danteschi a descrizione del faticoso atto locutivo di Pier delle Vigne (Si convertì quel vento in cotal voce: / “Brievemente sarà risposto a voi”, Inf. XIII 92-93) abbiano suggestionato il poeta di Stella variabile, quando parla della voce che lo chiama dalla strada sotto casa, paragonata appunto a un breve risveglio di vento. D’altronde, come abbiamo visto, Sereni allude esplicitamente a un impulso suicida nel primo componimento, impulso che pare essere determinato da un senso di colpa irrisolto, legato a torti compiuti nel passato: la stessa conflittualità irrisolta che Dante aveva descritto viva nell’animo del notaio di Federico II.
Non è certo un caso poi che in entrambi i testi compaia il tema del suicidio, un tema centrale nella letteratura italiana tra Otto e Novecento, che segna costantemente, dunque, l’età contemporanea. Basti pensare ai due romanzi epistolari del Werther di Goethe e dell’Ortis di Foscolo, nei quali il soggetto perviene al gesto estremo del togliersi la vita, a causa certo di un rapporto amoroso impossibile ma anche per l’incapacità dei due protagonisti di adeguarsi pienamente alla società borghese, tesa al raggiungimento di valori ritenuti inautentici.
Da Foscolo, e da Goethe, questo tema viene ripreso anche nell’opera letteraria di Giacomo Leopardi. Il tema del suicidio come possibile via d’uscita dalla condizione di infelicità dell’uomo è presente, per esempio, nel Bruto minore, una delle più celebri canzoni leopardiane, nel quale la figura dell’antichità classica viene ripresa per esprimere i turbamenti e le angosce dell’uomo contemporaneo. Nelle Operette morali, invece, e in particolare nel Dialogo di Plotino e di Porfirio, il suicidio viene rifiutato soltanto perché, pur riconosciuta l’insensatezza della vita umana, possiamo, come uomini, aiutarci a vicenda e a vicenda sostenerci per sopportare nel miglior modo la fatica della vita.
Il tema è presente poi, per fare solo qualche esempio, anche nel romanzo più celebre di Pirandello, Il fu Mattia Pascal: all’inizio si crede che il protagonista si sia suicidato, mentre, nel capitolo XVI, Adriano Meis, il nome che Mattia Pascal aveva assunto per rifarsi una vita, finge di essersi suicidato, gettandosi nel Tevere.
Si pensi poi al primo romanzo di Italo Svevo, Una vita, che si conclude proprio con il suicidio del protagonista, l’antieroe, l’inetto Alfonso Nitti. Un gesto assai significativo, soprattutto se raffrontato alla riflessione filosofica di Arthur Schopenhauer, sicuro riferimento per lo Svevo autore di questo romanzo. Il filosofo tedesco, infatti, nel Mondo come volontà e rappresentazione (1818), aveva condannato il suicidio quale gesto estremo e insensato.
Come dimostrano questi esempi, quello del suicidio è un tema ricorrente nella tradizione letteraria italiana tra Otto e Novecento: esso rappresenta il gesto estremo di una conflittualità propria interna all’uomo contemporaneo, costitutivamente segnato dall’inquietudine, in perenne ricerca di una pace sempre agognata, ma solo raramente conseguita.

 

Ottavio Ghidini: è dottore di ricerca in Storia e letteratura dell'età moderna e contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e docente di ruolo presso il liceo ”E. Fermi” di Salò (BS). Si è occupato soprattutto di letteratura italiana del Cinquecento e dell’Ottocento (Tasso, Manzoni, Leopardi), pubblicando saggi in miscellanee e riviste come "Studi tassiani" e "Testo".