Documento del 15 maggio e spunti per il colloquio d’esame

Per sgombrare il campo da possibili equivoci

Quali sono le modalità di avvio del colloquio orale dettate dall’ordinanza ministeriale riguardante l’organizzazione e lo svolgimento dell’Esame di Stato al termine del secondo ciclo?
Il commento relativo alla stesura del documento del 15 maggio ha l'obiettivo di stimolare azioni costruttive da parte del consiglio di classe.

Commento a cura di Antonio Varaldo

La recente pubblicazione dell’ordinanza ministeriale riguardante l’organizzazione e lo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado ha generato alcuni malintesi aprendo scenari confusi, in particolare in merito alle modalità di avvio del colloquio d’esame e alla documentazione propedeutica nel documento del consiglio di classe da pubblicare il 15 maggio.
Questa riflessione si pone il duplice obiettivo di sgombrare il campo da equivoci derivanti da improprie interpretazioni del testo e di stimolare azioni costruttive sia nella stesura del documento del consiglio di classe sia nella partecipazione ai lavori delle commissioni d’esame. Si pone inoltre come occasione per riconsiderare il significato didattico della programmazione per competenze, che dovrebbe ormai costituire il comune quadro di riferimento nelle scuole superiori.

Al riguardo, partendo dalla lettura del testo e concentrandosi in particolare sui due articoli specifici - l’art. 6 sul documento del consiglio di classe e l’art. 19 sul colloquio - è opportuno evidenziare i seguenti brani:

  • nell'articolo 6 “...documento che esplicita i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti, nonché ogni altro elemento che il consiglio di classe ritenga utile e significativo ai fini dello svolgimento dell’esame.”; e ancora “...la commissione (d’esame, n.d.r.) tiene conto del documento nell'espletamento dei lavori e nella predisposizione dei materiali per il colloquio...”;
  • nell'articolo 19 “...la commissione propone al candidato, secondo le modalità specificate di seguito, di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera.”; e ancora (ecco le modalità specificate di cui sopra) “Il colloquio prende avvio dai materiali...scelti dalla commissione, attinenti alle Indicazioni nazionali... in un’unica soluzione e alla presenza dell’intera commissione. La commissione cura l’equilibrata articolazione e durata delle fasi del colloquio e il coinvolgimento delle diverse discipline, evitando però una rigida distinzione tra le stesse. Si precisa che i materiali costituiscono solo spunto di avvio del colloquio, che si sviluppa in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare che possa esplicitare al meglio il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale dello studente. Affinché il coinvolgimento sia quanto più possibile ampio, i commissari interni ed esterni conducono l’esame in tutte le discipline per le quali hanno titolo secondo la normativa vigente, anche relativamente alla discussione degli elaborati delle prove scritte”; inoltre “La scelta da parte della commissione dei materiali...da proporre al candidato ha l’obiettivo di favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline. Nella predisposizione degli stessi materiali, da cui si sviluppa il colloquio, la commissione tiene conto
    del percorso effettivamente svolto, in coerenza con il documento di ciascun consiglio di classe, al fine di considerare le metodologie adottate, i progetti e le esperienze svolte, sempre nel rispetto delle indicazioni nazionali...”
    ; infine “La commissione d’esame dedica un’apposita sessione alla preparazione del colloquio.

Come detto, dopo la pubblicazione sono iniziate a circolare sia nelle scuole sia sul Web bizzarre idee: estemporanei accostamenti nozionistici e azzardati percorsi interdisciplinari, ipoteticamente da inserire nel documento del consiglio di classe per indirizzare i lavori della commissione.
È dunque il caso di fare chiarezza, considerando i vari aspetti e le opportunità poste ma mantenendo ben distinti i compiti dei consigli di classe da quelli delle commissioni d’esame.
I materiali per l’avvio del colloquio, infatti, sono scelti dalla commissione e devono mettere ogni candidato nella condizione di articolare le sue competenze a partire dallo spunto assegnato, ma devono essere individuati nell'alveo di ciò che effettivamente è stato svolto come lavoro di classe. Perciò, non è pensabile che il consiglio di classe preconfezioni un pacchetto di spunti nel documento del 15 maggio, né inventi accostamenti e inserisca temi trasversali che non siano stati in tale modo sviluppati nella didattica; invece potrà evidenziare, per ogni singola disciplina o in riferimento a percorsi trasversali effettivamente programmati e svolti, i documenti, le fonti e gli schemi rilevanti che possano tornare utili alla commissione.

Nel “verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline” emerge netto il richiamo alla programmazione per competenze: non si tratta - come qualcuno ha semplicisticamente ripetuto per anni - di un vago “saper fare”, ma della precisa capacità di gestire, traendo origine da una sua parte, un tema complesso, sviluppandone le articolazioni e relazioni con le nozioni di base, con le altre parti della disciplina o con i contesti storico-culturali generali. Ogni docente sa bene di cosa si tratta, e può dunque immaginare lo spunto di avvio del colloquio sotto forma di opera d’arte, testo letterario, documento storico-filosofico, carta, tabella o problema contestualizzato; purché costituisca la base aperta di una trattazione che il candidato possa avviare e gestire con il proprio stile, sviluppando gli approfondimenti e i raccordi che ritiene appropriati ed evidenziando così alla commissione “l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri”. Nel prosieguo del colloquio vi sarà poi l’opportunità del “coinvolgimento delle diverse discipline, evitando però una rigida distinzione tra le stesse” in modo che lo stesso si possa sviluppare “in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare...”.

Com'è dunque possibile muoversi in modo proficuo in questa fase di conclusione dell’anno scolastico e di preparazione del documento del consiglio di classe? E come si può agire in prospettiva, ossia nella programmazione e nello svolgimento dei lavori nei prossimi anni? Per il documento del consiglio di classe, è indispensabile stilare relazioni conclusive del lavoro svolto in ogni singola disciplina che siano trasparenti e ordinate, e possano perciò essere utili alle commissioni d’esame. Innanzi tutto è opportuno rileggere le Indicazioni nazionali del proprio corso di studi relativamente al quinto anno confrontandole con il lavoro svolto e, nel caso emergano differenze, esplicitarle e spiegarle; gli argomenti trattati, inoltre, andrebbero presentati come ampi temi, anche per mezzo di brevi brani nei quali si focalizzino le peculiarità e si puntualizzino i dettagli. Ciò costituisce la premessa ideale per poter evidenziare documenti, problemi guidati, spunti di vario genere che la commissione potrà aver convenienza di considerare nel momento della scelta dei materiali per il colloquio.
Va aggiunto che ogni documento deve essere libero da diritti d’autore (come sempre, ma ancor più per atti ufficiali delle scuole e delle commissioni d’esame); perciò vanno sicuramente bene quelli proposti nei libri di testo adottati e quelli messi a disposizione sulle piattaforme editoriali, ma non si può pensare che possano essere presi in considerazione testi non adottati o qualsiasi fonte dal Web. In ogni caso i documenti dovrebbero essere noti ai candidati, cioè essere stati utilizzati nell'attività didattica; vi sono già le due prove scritte che si pongono nella prospettiva di verificare competenze complesse a partire da documenti “originali”, che sono scelti a livello ministeriale.
Per quanto concerne la programmazione didattica in generale, è opportuno riferirsi primariamente alle Indicazioni nazionali e stilare una programmazione non sotto forma di elenco ma invece per nuclei fondamentali (secondo una prospettiva storico-diacronica o tematica a seconda delle discipline e dell’opzione didattica), sviluppando ciascuno di essi in modo articolato, così da esplicitare bene le conoscenze irrinunciabili e le competenze da acquisire. Fondamentale è anche scegliere bene i libri di testo: fortunatamente negli anni recenti sono state realizzate nuove opere che in questo quadro costituiscono ottimi strumenti di lavoro ordinario e forniscono inoltre numerosi spunti - quali schede di approfondimento, schemi di sintesi, palestre di competenze e prove esperte - che sarebbero naturalmente spendibili anche in sede d’esame.

 

Antonio Varaldo è naturalista specializzato in ecologia, e fotografo; insegnante liceale da oltre vent’anni presso il Liceo Valsalice di Torino; come divulgatore e saggista ha collaborato a Tuttoscienze e alle enciclopedie UTET e Repubblica, con varie riviste ed editori del settore scolastico e con istituzioni quali l’agenzia ITCILO delle Nazioni Unite. È autore Pearson di testi di Scienze della Terra per la Scuola secondaria di secondo grado.