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Che bello, si fa grammatica!

Che bello si fa grammatica

Lavorare con piacere alla riflessione linguistica

CONTENUTI DISCIPLINARI

Un titolo paradossale? Una provocazione? No, il presente contributo vuole essere un auspicio di capillare diffusione di pratiche di riflessione linguistica al servizio dei bambini, cioè che siano percepite come comprensibili, utili per capire meglio perché si parla e si scrive in un certo modo, senza la fatica di memorizzare categorie di cui non si conosce bene la connessione con il linguaggio della vita reale.

di Laura Papetti

Iniziamo con una domanda a caldo: che cosa vi viene in mente “istintivamente” quando pensate all'insegnamento della grammatica nella scuola primaria?

Ecco alcune delle parole che sono emerse negli scorsi anni da docenti di scuola primaria coinvolti in eventi di formazione e aggiornamento Pearson:

MEMORIA      ANALISI      ERRORI      DEFINIZIONI      CATEGORIE      IMPEGNO      REGOLE

RAGIONAMENTO      DIFFICOLTÀ      RIGORE      ODIO      CONVENZIONI      FONDAMENTALE


L’obiettivo di chi sostiene una riflessione linguistica che sia più funzionale al linguaggio d’uso e sia connessa con la quotidianità dei parlanti è che alla stessa domanda le prime parole che vengano in mente siano:

RAGIONAMENTO      INTUIZIONE      SCOPERTA      CONSAPEVOLEZZA      USO

COSTRUZIONE DELLA STRUTTURA       LABORATORIO      SIGNIFICATO      GIOCO


Iniziamo dunque a sostituire la parola grammatica, che ci è familiare ma che rimanda immediatamente a un lavoro di tipo compilativo, e a utilizzare l’espressione scelta dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo di riflessione linguistica. Non si tratta di una sostituzione di diciture, ma di un intenzionale cambio di postura nel guardare la nostra lingua e a come possiamo studiarne il funzionamento. Crediamo che una riflessione linguistica che si dica tale debba necessariamente rendere gli studenti più consapevoli del linguaggio che utilizzano e delle sue potenzialità, più competenti nell’uso della lingua nelle sue molteplici possibilità (lessico, registri, usi sintattici…), più attivi nel costruire una conoscenza linguistica che sia vero arricchimento per la persona.

La scuola che mira alle competenze richiede metodi e strategie di insegnamento della grammatica che privilegino la lingua d'uso, il laboratorio linguistico, l'approccio creativo e l'apprendimento "per scoperta". (Indicazioni Nazionali per il Curricolo, 2012)

Fare “grammatica” in modo tradizionale, ce ne rendiamo conto, è rassicurante per i docenti. Prima di tutto perché è il modo in cui abbiamo appreso noi, da quando eravamo bambini. E poi perché una grammatica che parte da definizioni e si declina poi in esempi ed eccezioni è più facilmente gestibile. Implica un grado di complessità tutto sommato basso. Si procede per paradigmi da acquisire e saper riprodurre. Ci domandiamo però quale ricaduta abbia sulle pratiche (orali e scritte) concrete di chi studia il linguaggio in questo modo.

Un lavoro di riflessione linguistica, invece, fa dell’ora di grammatica qualcosa di molto più ricco e coinvolgente: invita gli studenti a riflettere, appunto, sul senso di un enunciato, sulla natura di una parola e sul suo significato, su categorie di parole ricorrenti all’interno di un testo che si va a interpretare e osservare da vicino. La riflessione linguistica parte dunque sempre dal testo, vera e propria unità di misura della lingua. All’interno di questo si andranno a esplorare regolarità e ricorrenze, per scoprire diverse funzioni e diverse possibilità del linguaggio.

In questa prospettiva lo studio delle strutture linguistiche è un lavoro dinamico, che vede ciascuno studente pienamente coinvolto nell’esplorazione della lingua attraverso processi cognitivi prevalentemente induttivi. Le regole allora non sono monoliti da recepire passivamente e a cui attenersi, ma ricorrenze scoperte e a cui finalmente si dà un nome, nella consapevolezza che si tratta pur sempre di convenzioni.

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Laura Papetti è autrice e consulente editoriale per Pearson Italia. Attualmente insegna alla scuola primaria nella provincia di Monza e della Brianza. Ha insegnato per diversi anni inglese in scuole di diverso ordine e grado. È coautrice, insieme a Donatella Santandrea, della nuova guida di Pearson Italia dedicata ai docenti di scuola primaria Let's start CLIL.