
CLIL, sempre CLIL, fortissimamente CLIL
Il CLIL nella Scuola primaria, un’opportunità da sfruttare al meglio!
CLIL
Un potenziale infinito, ma come attuarlo al meglio? Come fare in modo che l’apprendimento sia efficace e duraturo e perfino divertente per i bambini? Programmando, progettando e partendo dalle pre-conoscenze, con un po’ di fantasia e l’ausilio di mind maps!
di Stefania Zacco e Anna Bergomi
CLIL: Content and Language Integrated Learning, così dice l’acronimo. Certo un’idea geniale che dal 2010 è entrata, seppure un po’ in sordina, nelle Indicazioni Ministeriali, e all'inizio inserita nella programmazione di alcune delle nostre scuole più virtuose.
Riuscire a parlare e scrivere su argomenti di varie discipline in una lingua straniera è il sogno di molti, genitori, insegnanti e a volte persino degli studenti. La strada è un po’ lunga e a volte faticosa, l’Italia non è fra i primi Paesi europei per la conoscenza delle lingue straniere, ma ce la faremo certo, l’importante è iniziare e poi persistere.
Noi ci occupiamo principalmente di CLIL nella Scuola primaria e qui c’è davvero un mare magnum: dove arrivare è chiaro a tutti, ma come arrivarci lo è molto meno e infatti troviamo i pareri e le indicazioni più disparati: madre lingua sì o no, esperti (ma di cosa?), richieste molto alte per i nostri bambini che spesso si trovano liste di parole da imparare a memoria, mere traduzioni, prodotti già confezionati che a volte non sono neanche particolarmente attraenti (per gli adulti magari sì, ma non per i bambini).
Ci soffermeremo quindi su un paio di questioni: per poter capire, magari anche leggere e scrivere in una qualsiasi lingua, se si tratti della prima o della seconda non importa, bisogna sapere un buon numero di parole. Banale? Sì, ma spesso la questione non viene considerata, perché se i bambini non hanno abbastanza lessico per capire il nostro progetto CLIL, glielo forniamo in una lunga lista da imparare a memoria. Questo non solo è molto noioso, ma spesso non produce neanche grandi risultati.
Dal terzo forse, ma quasi certamente nel quarto e quinto anno della Scuola primaria, se i bambini hanno lavorato bene in precedenza, con ascolto, lettura, giochi e attività varie, attraverso quello che in gergo si chiama “classroom language”, questi si troveranno ad avere un discreto vocabolario. Certo, spesso la lingua parlata viene accompagnata ancora con azioni, mimo e immagini, ma si comunica abbastanza bene e il lessico aumenta abbastanza rapidamente. Le funzioni che gli alunni avranno imparato fino ad ora sono sufficienti per capire le domande, le negazioni, le possibilità, i gusti, le scelte e molto di più.
Con questo splendido patrimonio in lingua straniera, ci avviciniamo alle cosiddette “materie di studio”, fonte di incredibili e interessantissime scoperte che, se ben presentate, suscitano tante passioni e curiosità nei nostri ragazzini, così come è successo nei decenni precedenti a tutti noi.
Forse non è una buona idea parlare e raccontare le grandi civiltà, le leggi della fisica o i grandi cambiamenti climatici solo ed esclusivamente in inglese: è una fatica immane sia per la maestra che per gli alunni e si rischia di non raggiungere lo scopo. Non che sia impossibile, ci sono classi con un livello di inglese altissimo, che possono fare cose che ad altri riescono più difficilmente, e quindi si entrerebbe nell'ottica del “massimo sforzo, minimo risultato” e non è chiaro perché doverlo fare.
Parliamo di una classe di medio livello. Per prima cosa, è molto importante capire che cosa interessa e affascina i bambini: la vita dei gladiatori nell'arena romana, perché e come si formano gli uragani e i tornado, perché il cielo è blu e l’arcobaleno colorato, dove vanno gli uccelli quando migrano e perché lo fanno e tante altre cose.
Come arrivare quindi a questo punto? I bambini hanno studiato e compreso l’argomento nella loro lingua e noi cercheremo qualcosa da “espandere”, un’integrazione, che però dovrà essere davvero interessante per loro.
La seconda questione è che i bambini dovranno avere almeno il 75-80% del lessico necessario: le parole nuove, contestualizzate, verranno facilmente memorizzate. Quindi queste sono le pre-conoscenze che, a nostro avviso, sono essenziali. L’importante è che il CLIL non sia la “traduzione” di qualcosa già fatto in italiano, ma qualcosa di complementare e aggiuntivo da fare e scoprire direttamente in lingua inglese.
Quanto detto finora indica anche che non si può fare un lavoro CLIL se questo non è legato alla programmazione. Ho molta ammirazione e rispetto per tutti gli esperti esterni, spesso madrelingua e con un’ottima preparazione sulla materia: ma se le loro attività non sono strettamente legate alla programmazione e al momento preciso in cui un certo argomento viene svolto nel programma di classe, magari il progetto è carino, ma il potenziale di comprensione, di apprendimento, coinvolgimento e quindi interesse da parte dei bambini sarà molto ridotto, se non quasi nullo.
Come tutti sappiamo, la conoscenza sedimenta più facilmente se può collegarsi a qualcosa che già sappiamo e la conoscenza sviluppa curiosità per ulteriore conoscenza. Partiremo da un argomento conosciuto e aggiungeremo qualcosa in un’altra lingua: se è accattivante, interessante e i bambini hanno buona parte del lessico che serve, si sentiranno di avventurarsi per altre strade, spinti dalla curiosità, e si renderanno conto che ce la possono benissimo fare. I bambini si lasciano affascinare facilmente, hanno molti meno pregiudizi degli adulti e non si creano ostacoli: se vogliono dire una cosa lo fanno, a volte attraverso frasi in due lingue, e cercano di comunicare. Lasciate scorrere la fluency, pur senza dimenticare che bisognerà anche lavorare sulla accuracy, ma se non c’è la prima non si va da nessuna parte.
A questo punto, che cosa si fa? Si parte con un progetto. Basta sfogliare qualsiasi sussidiario per farsi venire in mente delle idee, a parte il fatto che, come dicevamo, ormai il CLIL viene servito in ogni occasione e ovunque, non ci sono libri che in modo più o meno appropriato non offrano degli spunti. Personalmente direi che gli spunti sono sempre validi e interessanti, l’offerta di attività non sempre. Mi piace che i bambini siano coinvolti, che possano usare l’inglese o la lingua straniera: solo così impareranno a esprimersi, altrimenti avranno un'altra quantità di fotocopie da compilare e colorare. Niente in contrario, tutto serve, ma le lingue sono fatte più per comunicare ed esprimersi, meno per compilare.
Siamo entrambe docenti presso l’Università Milano Bicocca e a Scienze della Formazione Primaria lavoriamo nei laboratori di Didattica della Lingua Inglese. Le nostre studentesse hanno una buona conoscenza della lingua inglese e lavorano molto sulla fluency e sulla pronuncia. Anche quello della pronuncia è un mito da sfatare, secondo noi: l’idea che se non sei madrelingua non sei un bravo insegnante è un’idea che non regge. Certo bisogna lavorarci, ma come per tutte le cose che si fanno.
Negli ultimi due anni del corso universitario magistrale a ciclo unico le nostre studentesse imparano e applicano varie metodologie di insegnamento, preparano attività seguendo la programmazione scolastica, ma con un approccio ludico e coinvolgente, basato principalmente sulla lingua parlata, anche se la parte scritta non viene per nulla esclusa, ma lasciata principalmente per gli ultimi anni della Scuola primaria, quando i bambini sono più autonomi. Il nostro è un taglio inclusivo, i bambini (come al momento facciamo fare alle nostre studentesse-maestre) lavoreranno in gruppetti e la cooperazione è alla base del lavoro e dell’apprendimento. Il CLIL è quindi un tipo di attività che ormai entra quasi naturalmente nel nostro lavoro.
Certo che se il vostro insegnamento prevede inglese e scienze, o inglese e geografia, il lavoro per certi versi è semplificato nella stesura e nell’organizzazione, ma è sempre una buona idea lavorare con le colleghe delle altre discipline e concordare approfondimenti in base alla conoscenza che i bambini hanno, non solo dello specifico argomento, se per loro è accattivante e fonte di curiosità ma, soprattutto, se hanno sufficiente lessico in lingua per poterlo affrontare.
Dunque, si parte! Vogliamo menti attive e critiche, e dove trovarle se non nei bambini ben stimolati? Pensiamo quindi agli argomenti nelle varie materie che abbiamo o che stiamo per affrontare quest’anno e poi partiamo da una mappa concettuale più ampia possibile: è un lavoro abbastanza semplice se solo sfogliamo i sussidiari. Cerchiamo argomenti e parole chiave, ognuna di queste parole può avere un’espansione in gruppi e sottogruppi che toccano varie discipline.
Vediamo qualche esempio per capirci: se al centro della nostra mappa concettuale mettiamo parole come landscapes, quindi mountains, seaside, countryside, city, river and lake, da lì troviamo:
- animals che vivono in quell'ambiente;
- sports che si possono fare;
- means of transport che si trovano in quel posto;
- clothes che si indossano;
- weather che è più facile trovare.
E qui tocchiamo varie discipline e i bambini del quinto anno hanno quasi tutto il lessico e le funzioni che servono per un lavoro del genere.
Oppure, se al centro mettiamo animals e ne elenchiamo un numero che i bambini possono scegliere a loro piacimento, poi le espansioni potranno essere le varie classificazioni:
- vertebrates/invertebrates;
- mammals, insects, amphibians, fish etc;
- body covering;
- spots and stripes;
- how many legs;
- how they move;
- how they reproduce;
- what they eat (e da qui si possono dividere nuovamente in categorie).
I nostri bambini al quarto e quinto anno della Scuola primaria avranno certamente appreso questi argomenti in italiano e avranno il lessico in inglese che permetterà loro di muoversi agilmente in questo lavoro. Le attività potranno essere sia di lettura (una storia che introduce l’argomento, ad esempio), di ascolto, disegni in uno storyboard, domande a quiz ecc.
Quindi non scoraggiatevi, avete tutti gli strumenti per poter costruire attività CLIL interessanti e appassionanti: i vostri alunni vi seguiranno dovunque li porterete!
Un’altra grande possibilità è la creazione di lapbook, sempre come mappa concettuale visiva, di grande aiuto per la memorizzazione e la comprensione anche per gli alunni BES, ma avremo modo di parlarne più approfonditamente in un’altra occasione.