
Il teatro a scuola tra corpo e parola
Immaginazione come cura, dentro e fuori dalla scuola
ESPRESSIVITÀ
La necessità di mantenere il distanziamento tra i corpi, per proteggere se stessi e gli altri, non può scoraggiarci! Ci sono molti modi per rispettare le regole e riuscire comunque a vivere la dimensione corporea, fondamentale nei processi di apprendimento.
Federica Cicu ed Elisabetta Jankovic ci suggeriscono percorsi teatrali che fanno del limite una risorsa.
di Federica Cicu ed Elisabetta Jankovic
Nonostante i limiti imposti dalle normative anti-Covid, non dobbiamo dimenticare quanto la dimensione corporea sia fondamentale nei processi di apprendimento.
In questo senso le pratiche teatrali possono, attraverso la loro funzione trasformativa, valorizzare i differenti canali espressivi e, oggi più che mai, favorire un approccio interdisciplinare completo.
La necessità di mantenere il distanziamento tra i corpi, per proteggere se stessi e gli altri, non può scoraggiarci!
Basti pensare che la parola distanza richiama essa stessa il significato di gioco, un fenomeno naturale che nasce nello “spazio tra” mamma e bambino/a, bambino/a e bambino/a, insegnante e alunno/a... e che dovrebbe essere il motore della creatività e dei processi di apprendimento.
Si tratta dello “spazio transizionale” di cui parla Donald Winnicott, uno spazio che può essere inteso come luogo di relazione da riempire con scambi di suoni, voci, sguardi, parole, fili invisibili che creano un legame pur mantenendo la giusta distanza.
È quindi possibile progettare e attivare un percorso teatrale a scuola anche in “tempi di Covid”, con l’accortezza di prediligere canali sensoriali quali la vista e l’udito, che compenseranno l’assenza di contatto corporeo.
Il limite del distanziamento può rappresentare addirittura una risorsa se lo pensiamo ad esempio come un pretesto narrativo. Fate immaginare ai/lle bambini/e una città sotto incantesimo (L’ incantesimo >>) dove ognuno si trova sotto una campana di vetro, da cui però voci e suoni escono amplificati e creano narrazioni, melodie, sinfonie. Gli sguardi, al di sopra delle mascherine, possono diventare dei “fari” che proiettano l’attenzione del pubblico su un personaggio o sull’altro rendendolo speciale.
Il corpo, paradossalmente, acquista ancora più importanza: se la mascherina limita la mimica del viso allora è interessante dar voce al corpo, al suo ritmo, alle sue posture, al suo tono per comunicare le caratteristiche di un personaggio, le sue emozioni, i suoi desideri e le sue paure.
Non dimentichiamoci poi l’importanza del movimento, aspetto permesso dalle norme di sicurezza.
Nella guida Facciamo finta di... segnaliamo tutti gli spazi interni alla scuola come luoghi potenzialmente sfruttabili per la nascita di narrazioni teatrali: dalle aule, ai corridoi, ai cortili. L’uso flessibile degli spazi, aspetto evidenziato dalle Indicazioni Nazionali, deve diventare oggi uno degli aspetti principali della programmazione, tanto ai fini dell’apprendimento che come risposta alla necessità di spazi più ampi per garantire il distanziamento.
Nel caso in cui l’edificio scolastico non presentasse nessun grado di flessibilità, l’invito è quello di scegliere spazi all’aria aperta. Nei limiti delle condizioni meteorologiche, i luoghi esterni, tanto naturali come urbani, sono gli spazi ideali in cui sviluppare giochi simbolici e narrazioni collettive.
“Bambini e città”: un “binomio fantastico”, direbbe Gianni Rodari.
Lo spazio urbano può essere considerato come una miniera di stimoli per una possibile narrazione teatrale.
Si può inoltre proporre ai bambini e alle bambine di immaginare un quartiere e una città diversi, nuovi spazi che nascano dai loro desideri, realizzabili o anche completamente fantastici. Una città da inventare! Attraverso la magia tras-formativa del teatro si possono creare dei percorsi interdisciplinari di cittadinanza attiva dove corpo e parola si alternano valorizzando desideri, progetti individuali e collettivi con lo sguardo che ruota tra passato, presente e futuro.
Nella scheda allegata (Le città visibili >>), prendendo spunto da una suggestione di Italo Calvino contenuta nelle Città invisibili, invitiamo gli insegnanti a esplorare questa relazione dei bambini con la città, come punto di partenza per un percorso di composizione teatrale.
Per rispettare le limitazioni specifiche di ciascuna suola, lo svolgimento dell’attività è possibile all’esterno o in aula, lavorando molto sull’immaginazione e sui desideri.