Bullismo: un fenomeno da capire e contrastare
Perché il bullismo?
DIDATTICA INCLUSIVA
Gli ultimi anni scolastici sono stati accompagnati da un’incessante campagna mediatica dedicata ai fenomeni di bullismo. L’opinione pubblica, anche quella più distratta o meno propensa a seguire le vicende relative al mondo della scuola, è apparsa estremamente interessata e sorpresa dal dilagare di questo fenomeno. Il biasimo generale si è fatto sentire con grande eco sui quotidiani e si è notato un certo accanimento nel diffondere le “gesta” degli studenti “più forti” nei confronti dei compagni più deboli.
Gli ultimi anni scolastici sono stati accompagnati da un’incessante campagna mediatica dedicata ai fenomeni di bullismo. L’opinione pubblica, anche quella più distratta o meno propensa a seguire le vicende relative al mondo della scuola, è apparsa estremamente interessata e sorpresa dal dilagare di questo fenomeno. Il biasimo generale si è fatto sentire con grande eco sui quotidiani e si è notato un certo accanimento nel diffondere le “gesta” degli studenti “più forti” nei confronti dei compagni più deboli.
Il fenomeno non è certamente nuovo (come dimenticare Cuore di De Amicis?), ma nuove sono alcune delle modalità con cui si concretizza. I nostri studenti (e non solo loro) sono attratti e soggiogati dagli ultimi ritrovati tecnologici. Questi favoriscono il culto dell’apparire in pubblico, nei panni dell’attore senza un copione predefinito. L’importante è mostrarsi agli altri in un piccolo video: eccoli immortalati in situazioni ora paradossali, ora aggressive o spregiudicate, che li vedono protagonisti di dubbio gusto. A volte le situazioni vengono create ad hoc per poter essere riprese e mostrate poi con grande soddisfazione agli amici. Divulgarle sul web segna quasi il punto di arrivo di questi operatori-attori-registi. La platea si dilata all’infinito, segnando il raggiungimento di un piccolo momento di gloria.
Perché si creano queste situazioni di bullismo?
In ogni gruppo, la classe per esempio, vi è spesso un ragazzo più sensibile degli altri. Se canzonato, non riesce a reagire o teme le conseguenze che potrebbero verificarsi. Si innesca una spirale perversa, nella quale egli sarà sempre più soggiogato e, dunque, vittima. Quelli che sembravano essere episodi occasionali divengono abituali, perché il bullo sa che la sua vittima non reagirà e se ne compiace.
Un ulteriore elemento importantissimo nel “gruppo dei pari” è la loro complicità. Senza “l’avallo” del gruppo, il bullo stesso perderebbe gran parte della forza e del gusto nel recitare il ruolo di cattivo. Più cresce l’umiliazione della vittima in presenza e con la connivenza del gruppo, più il bullo si sente realizzato e diventa il leader (negativo) incontrastato del gruppo-classe. Gli studenti (e, purtroppo, taluni genitori) non sempre sono in grado di cogliere la linea di demarcazione tra un comportamento eticamente sostenibile e un altro che non lo è.
Alcuni genitori appaiono preoccupati o spaventati dall’esercizio del proprio ruolo e finiscono per porsi (anche in virtù di una società che esalta i giovani e il loro mondo) come fratelli maggiori dei propri figli. Di qui l’aspetto protettivo o estremamente giustificativo di alcuni loro interventi. Il genitore è a volte estremamente accomodante (“sono ragazzi…”), a volte troppo preoccupato (“sono adolescenti, è un’età difficile”). Quasi sempre alla scuola viene data una delega ad esercitare un ruolo genitoriale. Alcuni insegnanti mostrano d’altra parte un disagio profondo nel misurarsi con tematiche e conflittualità che, secondo loro, poco hanno a che vedere con la funzione docente, restringendo quest’ultima alla mera trasmissione dei saperi. Questo atteggiamento non è più adeguato. Occorre imparare a fronteggiare e gestire episodi che molte volte, per la loro complessità, richiedono competenze di tipo specialistico. Occorre aver subito chiara la situazione ed affrontarla tempestivamente, prima che il passare del tempo fossilizzi le situazioni rendendole più difficili da smantellare.