Giochi metafonologici

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Per inquadrare il tema

DIDATTICA INCLUSIVA

Il linguaggio rappresenta per noi esseri umani uno strumento primario nella costruzione della nostra identità sociale. Esso si sviluppa nel bambino supportato da motivazioni di tipo affettivo-relazionale ed è compito della scuola condurre l’alunno verso opportune conoscenze e competenze metafonologiche.

di Bianca Carrescia

Perché la metafonologia

Il linguaggio rappresenta per noi esseri umani uno strumento primario nella costruzione della nostra identità sociale. Esso si sviluppa nel bambino supportato da motivazioni di tipo affettivo-relazionale ed è compito della scuola condurre l’alunno, sostenendo la medesima motivazione, verso opportune conoscenze e competenze metafonologiche che stanno alla base dell’acquisizione della lingua scritta, e che sviluppano le competenze di base per la padronanza di un buon lessico e l’amore per la scrittura.

Da qui la necessità di un buon lavoro metafonologico ad approccio ludico a partire dalla scuola dell’infanzia. Il lavoro sulle rime, le assonanze, le lettere iniziali (“È arrivato un bastimento carico carico di...”) aiuta il bambino ad acquisire cognizioni metafonologiche, ovvero la capacità di identificare, classificare, manipolare i segmenti fonologici delle parole e quindi di comprendere i meccanismi del linguaggio che intuitivamente già utilizza con competenza.

Il bambino dunque utilizza la lingua e ne conosce, sia pur in modo istintivo, la struttura. Ma è solo durante il processo di apprendimento della letto-scrittura che si appropria di connessioni e funzionamenti (anche attraverso la metafonologia) che gli permetteranno di operare scelte e trasformazioni, rendendo sempre più corretto e preciso l’uso della lingua. Questa – lo ricordiamo – ha l’obiettivo primario di permettere un’efficace e soddisfacente comunicazione. Una buona competenza metafonologica si acquisisce dunque utilizzando la lingua per comunicare e giocandovi, fin dalla scuola dell’infanzia.

Se è vero che non si può parlare di vera “prevenzione” dei DSA, possiamo però dire che giocare con i fonemi del linguaggio facilita l’apprendimento dei processi di transcodifica del testo, laddove il linguaggio parlato si trasforma nella sua rappresentazione grafica per poi ripetere l’operazione inversa durante l’apprendimento della lettura; in questo caso il codice scritto deve essere trasposto in linguaggio orale. Le competenze fonologiche e successivamente metafonologiche possono, dunque, dirsi il fondamento imprescindibile su cui organizzare il percorso di apprendimento strutturale e cosciente della lingua.


Alcuni suggerimenti metodologici

L’acquisizione di buone competenze metafonologiche richiede molto tempo, a maggior ragione se ci troviamo di fronte a una classe con tipologie di alunni che potrebbero presentare o già presentano livelli di conoscenza e situazioni di apprendimento diversificate.

La classe prima della scuola primaria è il momento in cui le differenze di cultura, ambiente sociale, stimoli ricevuti, incidono in modo significativo sul processo di apprendimento di nuove conoscenze e competenze. A maggior ragione dunque, e per consentire a tutti di raggiungere un buon grado di competenza, si suggerisce di prevedere giochi metafonologici con ricorrenza per la durata di tutto l’anno scolastico: all’inizio la cadenza potrebbe essere quotidiana per poi venire maggiormente diluita all’interno della settimana didattica ad anno inoltrato. È auspicabile che il lavoro prosegua, naturalmente, ampliando le attività a filastrocche, calligrammi ecc. anche nelle classi successive.

Nei primi giorni di scuola della classe prima, per esempio, potremmo proporre ai bambini un momento di circle time di prima mattina per giocare con i loro nomi e i fonemi con cui essi cominciano: “Maria come... Mela”, “Giacomo come... Gelato”. È un ottimo modo per familiarizzare con i compagni e creare coesione e un clima comunicativo ricco e disteso.

Nota: fate sempre molta attenzione alle ricadute emotive dei paragoni. “Maria come minestrone” potrebbe essere offensivo se paragonato a un “Giacomo come gelato”. Assicuratevi che tutti abbiano un’immagine di loro gradimento connessa con il proprio nome.


Giochi

GIOCO DEL PESCATORE

Tempi di realizzazione: 1 ora; il gioco richiede una ripetizione regolare nel corso dei primi mesi di scuola.
Materiale occorrente: un bastone, filo, cartelli con le lettere già presentate.

Un importante ostacolo che a volte si incontra, soprattutto nella fase iniziale dell’apprendimento della letto-scrittura, è l’unione del suono della consonante con la vocale nella formazione della sillaba. Nella fase iniziale di apprendimento dei suoni si propone dunque il gioco del pescatore.


Passo dopo passo

Un bambino seduto sulla sedia ha in mano una canna da pesca (che potrà essere realizzata con il manico di una scopa e con del filo) cui si attacca un cartellino che propone una consonante precedentemente presentata alla classe. Il pescatore lascia scendere lentamente la consonante in un cerchio, posto per terra davanti alla sedia, all’interno del quale viene messo un cartellino con la vocale. La classe che assiste al movimento pronuncia il suono della consonante allungandolo fino a quando il cartellino della consonante stessa non tocca quello della vocale steso a terra. In quel momento il suono cambia e si pronuncia la vocale. Il suono che risulterà sarà più o meno questo: “pppppppppppppppà”. Verrà da sé, nel gioco, che il bambino protagonista, ovvero il pescatore, accorcerà di volta in volta i tempi di caduta della consonante sulla vocale. Ciò faciliterà l’acquisizione del processo di legame tra la consonante e la vocale a formare la sillaba. È consigliabile protrarre questo lavoro per molto tempo fino a quando tutta la classe non avrà acquisito la capacità di formare le sillabe in modo sicuro.

GIOCO DELLA COMPOSIZIONE DI SILLABE
Tempi di realizzazione: 1 ora
Occorrente: cartellini con le consonanti in blu, cartellini con le vocali in rosso. Contrassegni per i bambini blu e rossi.
Spazi: la palestra.

Preparare dei fogli A4 con le lettere (vocali e consonanti) già presentate alla classe. I fogli vengono assegnati piegati in 4 cosicché la classe non sappia quale lettera è stata data a chi. Si invita ogni alunno a leggere la propria lettera in segreto e a stabilire se si tratta di una vocale o di una consonante. Chi ha la vocale applicherà sulla sua maglietta un contrassegno rosso, chi invece ha una consonante ne applicherà uno blu. In questa fase l’insegnante dovrà controllare attentamente che i bambini scelgano il contrassegno esatto. In palestra a turno ogni bambino sceglie un amico: se ha il contrassegno rosso, lo dovrà scegliere tra i compagni con contrassegno blu, se ha il contrassegno blu lo sceglierà tra quelli con il contrassegno rosso. Si invita poi la classe a indovinare quale sillaba si formerà con quei due bambini. Una volta svelata la sillaba (i bambini aprono i loro rispettivi fogli e li mostrano al resto della classe) si procederà a formare più parole possibili che iniziano con quella sillaba.

 

Bianca Maria Carrescia è formatrice, consulente didattica e docente con funzione strumentale sul disagio scolastico. Nella gestione dei ragazzi con DSA si pone come facilitatrice mediando le proprie conoscenze specifiche con la professionalità del counsellor scolastico e relazionale a indirizzo sistemico-costruzionista. È autrice e consulente editoriale presso i settori primaria e secondaria di primo grado per Pearson Italia.