
Educare all’accoglienza con le carezze d'empatia
Come sviluppare competenze emotive e socio-relazionali
L’esperienza di avere compagni e compagne provenienti da altri Paesi del mondo rappresenta un'occasione di confronto, crescita e maturazione. In particolare, in queste settimane studentesse e studenti si trovano ad accogliere a scuola coetanei ucraini e a loro spetta il compito di farli sentire nuovamente a casa. In questo articolo troverete alcuni spunti utili per educare i vostri figli a gestire le emozioni proprie e degli altri, per una convivenza serena e costruttiva.
Stefano Rossi
L'insensatezza della guerra ha colpito nuovamente e in questi giorni molte scuole e comunità stanno accogliendo studentesse e studenti in fuga dall’Ucraina.
In questo articolo proveremo a gettare alcune coordinate utili per sviluppare le competenze socio-relazionali ed emotive dei nostri figli e delle nostre figlie, affinché siano sensibilizzati all’accoglienza emotiva di nuovi compagni appartenenti a culture e lingue diverse. Tutte le proposte si prestano anche a essere svolte direttamente con bambini/ragazzi stranieri che eventualmente vi troviate ad accogliere nelle vostre famiglie.
La premessa doverosa è che ogni bambino/a è un volto unico, singolare e irripetibile portatore di una storia e spesso di ferite differenti che meriterebbero una considerazione specifica.
Al netto di questo, però, possiamo comunque tratteggiare dei principi generali, dei punti luce, per comprendere come prenderci cura delle emozioni di tutti i giovani che sono arrivati, stanno arrivando e arriveranno, dall’Ucraina come da tanti altri Paesi in guerra.
Essere un porto accogliente
I bambini e gli adolescenti che stiamo accogliendo sono in fuga da una guerra che ha rotto, speriamo solo temporaneamente, il mondo dove fino a poche settimane prima scorreva la loro vita. Quando la vita naufraga in situazioni traumatiche come queste, in generale chi accoglie deve saper essere un porto sicuro, ma in questo momento soprattutto i vostri figli e le vostre figlie hanno un ruolo cruciale nel far sentire “a casa” i nuovi compagni e nel coinvolgerli nelle attività quotidiane con empatia, tatto e cura.
Possiamo definire quella dell’accoglienza una funzione antisismica. Attenzione però: avere una funzione pedagogica antisismica non significa spingerli a negare, sopprimere ed evitare le potenti emozioni che si sono scatenate in loro.
Al contrario, senza forzarli, è necessario essere pronti per accogliere ciò che portano nel cuore: per fare ciò è importante che per primi i nostri figli conoscano a fondo il significato delle emozioni e siano educati a riconoscerle.
Il significato delle emozioni difficili
Sul tema delle emozioni, e in particolare delle emozioni difficili, c'è ancora molta confusione.
È pensiero diffuso distinguere ingenuamente tra emozioni positive e negative, amiche e nemiche.
Chiaramente tutti preferiamo il sorriso alle lacrime o la gioia alla paura, ma un principio cardine dell'educazione emotiva è che ogni emozione (e in particolare quelle più faticose come rabbia, paura, tristezza) ci recapita un messaggio prezioso per comprendere meglio noi stessi, gli altri e la vita.
La rabbia, ben distinta dalla violenza, è l'emozione che spesso proviamo quando sentiamo che noi o i nostri cari siamo vittime di un'ingiustizia.
La paura, l'emozione che dalla notte dei tempi ci fa da scudo rispetto ai pericoli, ci allerta a muoverci con prudenza e saggezza.
La tristezza invece è l'emozione che più di tutte ci ricorda che siamo legati alle persone care della nostra vita.
Risolvere il problema dell'analfabetismo emotivo
A questo punto però si apre un secondo problema che riguarda tutti i bambini e bambine e tutti i ragazzi e ragazze: l'analfabetismo emotivo, ovvero l'incapacità di dare un nome a ciò che si prova.
L'esperienza con bambini/e e ragazzi/e anche traumatizzati mi ha più volte mostrato che, se il cuore non ha le parole per dare un nome al proprio sentire, il corpo diventa facilmente un'arma che scarica questa informe melma di emozioni in comportamenti oppositivi, ribelli e provocatori.
Come possiamo dunque educare i nostri figli a saper gestire le emozioni? Vediamo di seguito due possibili vie.
• Le card per educare all’empatia
Uno strumento utile per lavorare su questi aspetti sono le 80 card dei sentimenti che propongo nel libro Carezze d'empatia in classe per aiutare ragazzi e ragazze di tutte le età a dare un nome alle emozioni.
Sono state ideate per gli insegnanti, ma possono essere utilizzate anche in famiglia con i propri figli e, seppur con qualche accorgimento per quanto riguarda la comunicazione, si prestano anche per accogliere giovani studenti stranieri.
Potete prendere un grande cartellone da dividere in quattro quadranti. Ogni quadrante si riferisce a uno dei quattro universi affettivi: gioia, tristezza, paura e rabbia.
Per facilitare la comprensione, in caso vi siano anche giovani ucraini o di altra nazionalità, potete caratterizzare ogni universo con un'immagine evocativa: il sorriso per l'universo della gioia, la lacrima per l'universo della tristezza, il fuoco per l'universo della rabbia e un fantasma per l'universo della paura.
Se avete con voi il testo potete inserire dentro ciascuno dei quadranti le diverse card dei sentimenti: scegliendo un numero congruente all'età dei ragazzi con cui state lavorando.
Se non avete il testo potete comunque scrivere (eventualmente in più lingue) alcune parole dei sentimenti:
- universo della gioia: mi sento fiero, soddisfatto, felice, ottimista, grato…
- universo della tristezza: mi sento triste, ferito, solo, escluso, demoralizzato…
- universo della rabbia: mi sento arrabbiato, furioso, nervoso, invidioso, pieno di rancore….
- universo della paura: mi sento preoccupato, spaventato, terrorizzato, disorientato, inadeguato…
I quattro quadranti con le card o le parole dei sentimenti consentiranno a ragazzi e ragazze di dare un nome ai potenti sentimenti che provano: saperli nominare e descrivere permette di riconoscerli e accoglierli nel momento in cui si manifestano nell’altro. Questo è il primo passo verso una pratica efficace dell’empatia e quindi dell’accoglienza.
• La Pausa dei sentimenti
Un altro momento utile all’educazione emotiva è la “Pausa dei sentimenti”, un rito empatico tra i più importanti secondo la mia esperienza didattica, che si presta per essere praticato anche a casa con i propri figli e permette di creare una situazione di condivisione molto significativa.
La pratica prevede che ogni giorno troviate un momento per chiedere a vostro/a figlio/a ciò che porta nel cuore chiedendogli/le di mettere per iscritto questa sensazione. Nel cuore dove possiamo avere piccoli arcobaleni di gioia ma anche lacrime e pesi che, se condivisi, permetteranno di sentirsi più leggeri trovando conforto nell'empatia di chi ci ascolta.
Se in questo momento state accogliendo a casa degli studenti ucraini potete scrivere le parole dei sentimenti in entrambe le lingue (italiano e ucraino) invitando vostro/a figlio/a a utilizzarle per descrivere ciò che prova, in modo da rendere possibile la condivisione. A loro volta anche i ragazzi accolti potranno scrivere le parole che meglio descrivono il proprio stato d’animo e potrete poi tradurle assieme.
Un accorgimento però: non dovete forzarli. La Pausa dei sentimenti è un dono di libertà e ciascuno è libero di condividere o meno ciò che prova.
A voi genitori ricordo di non censurare, minimizzare e ancor meno giudicare le emozioni che emergeranno. Il modo migliore per ascoltare le emozioni altrui è utilizzare la postura fisica ma soprattutto emotiva del "sedersi accanto" con empatia a figli e figlie.
Mi siedo accanto a te significa mi sta a cuore ciò che porti nel cuore.
Siate un porto sicuro capace di accogliere con empatia sia gli arcobaleni sia i pesi emotivi: una funzione antisismica che dovete saper incarnare durante tutto l'arco della crescita di figli e figlie.
Per approfondire
S. Rossi, Educare esploratori coraggiosi. Equipaggiare i figli per le sfide del nuovo millennio
Un testo per imparare ad accogliere le emozioni coltivando la resilienza.
Scopri di più >>
S. Rossi, Carezze d'empatia in classe
Un testo con 50 attività per accogliere le emozioni creando una cultura del prendersi cura con empatia gli uni degli altri. La nuova edizione contiene le 50 card dei sentimenti alla fine del libro.
Scopri di più >>
Stefano Rossi è psicopedagogista, saggista e formatore tra i più apprezzati nel panorama pedagogico italiano. Dirige il Centro Didattica Cooperativa e ha sviluppato il Metodo Rossi della Didattica Cooperativa® su cui forma migliaia di docenti. Innamorato dei bambini e ragazzi difficili, si occupa anche di consulenza e formazione dei genitori. La sua Pagina Facebook molto seguita è “Stefano Rossi Didattica Cooperativa”. Tra le sue pubblicazioni Pearson: Educare esploratori coraggiosi (2018), Menti critiche, cuori intelligenti (2020), Didattica cooperativa e classi difficili (2020), Carezze d'empatia in classe (2022).