Percezione del gioco d’azzardo e modalità di prevenzione

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Un’indagine sugli stili educativi dei genitori

GENITORI

La finalità dell'indagine è scaturita dalla necessità di verificare la percezione che i genitori possiedono sulla tematica del gioco d’azzardo e quanto questa influisca sulle dinamiche educative da loro proposte nei confronti dei propri figli. È fondamentale accompagnare i genitori nella conoscenza dei meccanismi più sottili di quella che oggi è considerata una vera e propria dipendenza.

di Eugenio Rossi

Come numerose indagini hanno dimostrato, gli adolescenti, nonostante in Italia l’azzardo sia vietato per legge ai minorenni, accedono sempre con maggior frequenza al gioco d'azzardo, configurandosi come un target privilegiato del mercato del gioco. Inoltre, se si considera il periodo evolutivo critico e di sperimentazione che contraddistingue l’età giovanile, l'adolescenza rappresenta una delle categorie sociali che più facilmente può diventarne vittima. A ciò si aggiunge che l’elemento dell’azzardo si va a inserire in una fase di sviluppo cognitivo non ancora completo e che, quindi, può pregiudicare seriamente l'integrazione futura di coloro che precocemente rimangono intrappolati nelle condotte di gioco.

A fronte di queste evidenze, non si può sottovalutare il potere imitativo che il comportamento dei genitori induce nei confronti delle giovani generazioni. Crescere in una famiglia in cui i comportamenti di gioco con vincita di denaro rappresentano una consuetudine può distorcerne la percezione, sino a considerarli come un’attività ludica e innocua. Questi genitori non si curano di proporre alcun approccio educativo volto a rendere consapevoli i propri figli di quali siano gli impliciti rischi e questa inconsapevolezza può accrescere ancora di più l'insita pericolosità della condotta di azzardo, che si alimenta con la prossimità a giochi insegnati dai genitori, che inducono il senso del piacere e il calore dell'accoglienza familiare.

Un aspetto significativo, emerso da questa ricerca, indica che quasi la metà del campione indagato di genitori non considera come gioco d’azzardo il Gratta e Vinci, il Lotto o il Superenalotto e il Totocalcio. La diffusione capillare di questi tre giochi, pubblicizzati e diffusi sulla scena quotidiana, sembra connotarli in maniera differente rispetto ad altri, come Slot-machine, Video-poker o Poker in internet, che sono stati individuati con maggior facilità come giochi d’azzardo dannosi.

In linea con questo risultato è la percezione che i genitori dimostrano sulla pericolosità nell’avvicinarsi ad alcune condotte di gioco, come comprare un Gratta e Vinci, giocare al Lotto o al Superenalotto o scommettere sull’esito di una partita di calcio, che si scopre essere molto bassa. Dobbiamo riflettere assieme ai genitori di questi paradossali risultati.

Appaiono altrettanto sottovalutati gli episodi di gioco con i propri figli legati all’ambito familiare, come la Tombola o le Carte, tipologie che oggi sono proposte dal mercato del gioco d’azzardo, anche online. Nei contesti ludici familiari, nelle occasioni di festività o di riunioni parentali, diventa facile trasmettere inconsapevolmente ai più piccoli messaggi di rinforzo al gioco con premi in denaro, attraverso un corredo di sensazioni e di emozioni piacevoli vissute coralmente, enfatizzati ulteriormente dal potere imitativo di cui sono investite le figure di riferimento.

Nonostante queste inconsapevolezze, i genitori non sembrano insensibili all'argomento: metà di loro hanno dichiarato di aver affrontato il tema del gioco d’azzardo con i propri figli e una quota molto alta tra questi ha agito in termini educativi, volti alla sensibilizzazione di quali siano i rischi connessi. Anche coloro che non hanno mai parlato di azzardo in famiglia, dichiarano in larga misura che, se scoprissero che il proprio figlio gioca d’azzardo, affronterebbero il tema in maniera opportuna.

Alcune componenti motivazionali legate al gioco d’azzardo sono maggiormente considerate dai genitori, altre meno. Il fattore abilità, per esempio, è ampiamente affrontato: si pone attenzione alle facili e false alternative che i figli possono mettere in campo per dimostrare le proprie capacità e sul fatto che il gioco d’azzardo non sia una modalità efficace per dare prova della propria intelligenza.

Risultano meno affrontati il comparto delle emozioni provate durante le attività di gioco d’azzardo e le componenti relazionali che potrebbero motivare il comportamento. Sono pochi i genitori che indagano quali emozioni il proprio figlio proverebbe avvicinandosi all’azzardo, se gioca all’interno di un gruppo di pari o se è spinto in questa direzione dal bisogno di emergere, di crearsi un’identità, di farsi accettare dal gruppo amicale, aspetti peraltro tipici e preponderanti in età adolescenziale.

Interessante, anche, notare come la circostanza che il proprio figlio possa essere scoperto da altri soggetti, significativi per loro, mentre gioca d’azzardo, non crei un forte imbarazzo nella maggioranza dei genitori, a supporto del fatto che si stia consolidando come una pratica sempre più "normale" e quotidiana.

Un maggior coinvolgimento nell’azzardo da parte degli stessi genitori, invece, sembra far emergere situazioni molto diversificate tra di loro, che fanno riferimento sia al differente grado di frequenza con cui il genitore si avvicina alle condotte di gioco, sia alla tipologia di gioco a cui si accede. Sia tra chi gioca d’azzardo occasionalmente, sia tra chi lo fa abitualmente, esiste una quota di genitori che coinvolge attivamente il figlio in tali pratiche, enfatizzandone la piacevolezza, chiedendogli di accompagnarlo a giocare o di puntare dei soldi insieme.

Per quanto attiene specificatamente gli stili educativi non vi sono differenze tra madri e padri. La tematica viene affrontata con i figli da entrambi i genitori, senza specificità di genere e tendenzialmente in maniera congiunta. Inoltre, tendono a essere applicate le medesime metodologie di approccio educativo da tutti i genitori, improntante al dialogo e poco ad azioni coercitive. Questo è in linea con l’affermazione di un modello educativo improntato alla relazione, alla capacità di trasmettere consapevolezze e autonomia di discernimento, e si dispiega nell'indagine con la scoperta di modalità educative basate sul confronto con i figli e meno sull’imposizione di limiti, regole e restrizioni.

Sollecitare i genitori a pensare a quali interventi educativi mettono in atto nei confronti dei propri figli, rappresenta la fonte di potenziamento di quella sensibilità che, in occasione di questa indagine, la maggioranza degli intervistati ha dimostrato di possedere, anche di fronte a una tematica così insidiosa come il gioco d’azzardo. Lavorare insieme ai genitori per affinare la consapevolezza e approfondire i meccanismi più sottili di quella che oggi è considerata una vera e propria dipendenza, significa indurli alla riflessione e a scoprire e attivare processi di alert (attenzione, vigilanza), di trasformazione e cambiamento delle proprie opinioni e condotte. È quello che occorre e quello che faremo per una sociologia di servizio.

La presentazione del libro da cui è tratta la ricerca

Venerdì 1 marzo, alle ore 11.00, a Milano

Venerdì 1 marzo, presso la Sala Pirelli in Via Fabio Filzi a Milano, verrà indetta una conferenza stampa, patrocinata da Regione Lombardia, per l'uscita del libro del Prof. Eugenio Rossi "Percezione del gioco d'azzardo e modalità di prevenzione. Un'indagine sugli stili educativi dei genitori". Saranno presenti l'assessore Gallera e altri componenti della Giunta Regionale

 

Eugenio Rossi è sociologo e criminologo clinico. Presidente di Forma Mentis, associazione non profit per lo studio e la prevenzione del disagio evolutivo e dei comportamenti devianti giovanili, è Professore di Sociologia della Devianza all’Università di Milano Bicocca. Tra le sue pubblicazioni: Paura e bisogni di sicurezza degli anziani (Bruno Mondadori, 2009) e Ragazzi che educano ragazzi. Un intervento di peer education per la riparazione del disagio evolutivo (Stripes Edizioni, 2011).