

Come sostenere i bimbi con DSA nei compiti e nello studio a casa?
Un cammino insieme per affrontare gli ostacoli
BES E INCLUSIONE | SCUOLA PRIMARIA
La Scuola primaria è la prima tappa della carriera scolastica e coinvolge sia genitori che figli con forti emozioni e aspettative. Alcuni allievi possono manifestare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e questo aggiunge ulteriori ansie nei genitori e spesso scoraggiamento in bambini e bambine.
di Antonella Olivieri
La Scuola primaria è la prima tappa della carriera scolastica e coinvolge sia genitori che figli con forti emozioni e aspettative. Gran parte di queste riguarda l’imparare a leggere e scrivere, un vero passaporto per diventare grandi. Dal terzo anno si affrontano calcoli più complessi e si comincia a studiare in senso vero e proprio: nuovi motivi di preoccupazione. Nella scuola primaria alcuni allievi possono manifestare i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e questo aggiunge ulteriori ansie nei genitori e spesso scoraggiamento in bambini e bambine.
I primi anni: attenzione e ascolto
È molto importante, innanzitutto, farsi raccontare dal bambino cosa succede in classe: è una nuova avventura e dovrebbe essere contento di condividerla con i genitori. Racconta con piacere ed entusiasmo? Andare volentieri a scuola indica benessere. Fa fatica a eseguire quanto richiesto dalle insegnanti? Osservatelo, senza assillarlo, quando fa i brevi esercizi a casa. Se appare disorientato, affaticato, deluso, ascoltate con attenzione i suoi racconti: cosa gli ha detto l’insegnante, cosa fanno i compagni, e cosa gli dicono. È stato sgridato o preso in giro?
Se le difficoltà persistono, chiedete un colloquio con le insegnanti per sapere se anche in classe sono state notate le difficoltà osservate a casa.
A casa, nei primi due anni, dovrebbero arrivare pochi compiti. Se ripetutamente vostro figlio riporta esercizi “da finire” perché non è riuscito a ultimarli in classe cercate di capire come mai: si è distratto? L’attività era di difficile esecuzione? Non ha capito le istruzioni? È stato troppo lento rispetto ai compagni? Ascoltate le sue spiegazioni (senza sgridarlo!) e poi eventualmente chiedete un riscontro alle insegnanti.
Intanto osservate come vostro figlio o figlia se la cava nelle attività pratiche: allacciarsi le scarpe, abbottonare la giacca o il cappotto. A volte i DSA coinvolgono queste abilità.
La capacità di distinguere destra e sinistra e la lettura dell’orologio, che pure possono essere un ostacolo per i bambini con DSA, dovrebbero essere oggetto d’insegnamento nelle prime classi.
In molte scuole si sta diffondendo la scelta di svolgere degli screening nel primo biennio per individuare i bambini che possono manifestare un DSA. Tali test non incidono sui voti scolastici e non sono una diagnosi, ma se il bambino è individuato come potenziale dislessico, la scuola, secondo la prescrizione della legge 170/10, deve avvisare la famiglia perché possa dare inizio all’iter diagnostico presso i centri specializzati delle ASL. Lo stesso dovrebbe avvenire se le insegnanti notano in classe persistenti difficoltà.
Dopo un’eventuale diagnosi cambia il rapporto con le insegnanti: la collaborazione dovrebbe diventare assidua e portare a un Piano Didattico Personalizzato (PDP) concordato.
È importante sostenere il figlio nell’autostima senza trasmettergli le inevitabili ansie adulte sul suo futuro e le fatiche scolastiche che lo attendono: la diagnosi di DSA non deve farlo sentire “malato” o “diverso” perché non lo è. Bambini e bambine con DSA hanno un intelligenza normale e solo un modo differente di imparare. Devono sentirsi adeguati per affrontare con la dovuta grinta gli ostacoli che la scuola pone.
Dopo i primi anni: verso l’autonomia
Se gli insegnanti sono stati tempestivi nel segnalare le difficoltà e se si è arrivati a una diagnosi, inizia un percorso di affiancamento al bambino che richiede una buona organizzazione familiare: la diagnosi di solito implica l’avvio ad un logopedista. Occorre organizzarsi per accompagnare il bambino alle sedute di logopedia secondo il calendario concordato.
Dopo il primo biennio la quantità di compiti da svolgere a casa e di pagine da studiare aumenta. Che fare?
L’errore da evitare è quello di sostituirsi al figlio facendo i compiti “al posto suo”, cioè dettandogli risposte ed esercizi, o riformulando le sue risposte non del tutto soddisfacenti, per evitargli la mortificazione di portare a scuola un compito incompleto o inadeguato.
In questo modo riusciremmo solo a deresponsabilizzarlo e a impedirgli di capire quali sono le sue difficoltà e trovare il modo per superarle. Certamente all’inizio è necessario affiancarlo, ma per trasmettergli l’atteggiamento strategico nello studio e le mosse più efficaci. Vediamone alcune:
- guardare le immagini e i titoli prima della lettura del testo per farsi un’idea dell’argomento;
- individuare parole chiave e nomi che vanno cerchiati (cerchiarli è un’operazione preparatoria rispetto alla costruzione di una mappa);
- elaborare insieme alcuni segni-simbolo:
- una freccia, per segnalare un legame tra parole o concetti,
- un punto interrogativo per segnalare un problema, un concetto non chiaro di cui chiedere spiegazioni in classe,
- la sottolineatura verticale ai lati di una frase o di un capoverso particolarmente importante,
- la sottolineatura orizzontale può cambiare la forma dei caratteri e rendere più difficile la lettura, meglio sostituirla con un evidenziatore colorato, purché non si evidenzi tutto.
- darsi lo schema base per individuare gli elementi fondamentali di un testo narrativo o informativo: Chi ha fatto qualcosa? Che cosa è stato fatto /è successo? Quando? Dove? Perché? Come?
- ciascuna di queste domande può portare a evidenziare frasi o parole nel testo e un ulteriore aiuto viene dall’utilizzo di evidenziatori di colore diverso a seconda della domanda.
Le prime mappe, i primi schemi, vanno realizzati insieme con carta e matita per capire la logica alla base. L’uso di programmi digitali per costruire mappe, pur molto divertenti, può venire in un secondo momento.
È importante iniziare anche a consolidare le piccole autonomie del bambino: se nel vestirsi stringhe e bottoni costituiscono un ostacolo mortificante si possono adottare capi di vestiario con lampo e velcro.
Quaderni, cartelline e libri (se non c’è un sussidiario unico) possono essere ricoperti da carte colorate in relazione alla materia, in modo da facilitare la preparazione di cartella e zaino. La relazione tra materia e colore può essere riportata in una tabella da costruire insieme, arricchita magari da disegni e simboli e appesa nella cameretta.
L’uso del PC è importante per un bambino o una bambina con DSA fin dagli ultimi anni della scuola primaria. Approfittate di un compleanno o un Natale per regalarglielo. Tra l’altro la maggior parte dei programmi in commercio per imparare a digitare sulla tastiera con rapidità si presenta come un gioco ed è quindi percepito bene dai bambini.