
Le tecnologie cambiano l’ambiente di apprendimento
La tecnologia una risorsa aggiuntiva in classe
EDUCAZIONE DIGITALE
Nella società attuale la tecnologia è diventata ormai parte integrante di ogni aspetto della nostra vita: in casa, al lavoro, nel gioco, nello studio. Anche a scuola, e in particolare anche nella scuola primaria, la tecnologia infatti può rivelarsi in grado di supportare e aiutare i nostri figli nello studio e nell’apprendimento.
di Rodolfo Galati
Nelle nostre case la tecnologia fa ormai parte dell'arredamento. Pensate anche soltanto alla posizione del televisore in salotto, piuttosto che la lavastoviglie integrata in cucina o la lavatrice posizionata sotto al lavabo del bagno, quando non è presente un vero e proprio locale lavanderia. La collocazione stessa di questi strumenti tecnologici è stata certamente argomento di discussione e confronto tra genitori, nonni, zii e amici.
Generalmente in casa utilizziamo anche altri devices come computer, tablet o smartphone che oltre all'arredamento hanno modificato anche le nostre abitudini quotidiane e le nostre relazioni famigliari.
Non dimentichiamoci che la tecnologia ha modificato anche il nostro modo di viaggiare e la nostra sicurezza nelle città, in strada e in auto. Grazie all'elettricità, ad Internet i nostri corpi e le nostre relazioni vivono e comunicano in nuovi ambienti e con tempi differenti dal passato.
È difficile pensare che questo processo di cambiamento non abbia influenzato anche la scuola e in particolare la scuola primaria frequentata dai nostri bambini. È difficile immaginare che le nuove modalità con cui trattiamo e condividiamo oggi le informazioni grazie alla rete non siano sfruttate anche per studiare e per promuovere apprendimento significativo attraverso un processo guidato dalla professionalità che i docenti detengono in campo pedagogico.
La tecnologia può addirittura rappresentare un terzo insegnante, ovvero una risorsa aggiuntiva in classe, in grado di supportare e aiutare i nostri figli nello studio, integrando nel progetto educativo e formativo di una persona quanto una volta era rappresentato dal semplice spazio e dai materiali utilizzati nel gioco scolastico, come sosteneva Loris Malaguzzi, insegnante e pedagogista. Pensiamo anche soltanto a quanto possa risultare utile un computer o un tablet per un bambino con disturbi specifici di apprendimento (DSA), quando un software può trasformare un lungo testo da leggere in una sintesi vocale da ascoltare, piuttosto che un discorso frontale del docente in una mappa concettuale o in una infografica, ovvero una immagine evocativa da condividere con gli alunni che possono utilizzarla anche a casa per studiare.
Le nuove tecnologie in classe permettono di realizzare simulazioni, di viaggiare e orientarsi, di reperire informazioni da fonti diverse e di confrontarle tra loro, di scrivere testi a più mani in modo cooperativo, di guardare videotutorial e svolgere esercizi interattivi, ovvero ci consentono di sperimentare compiti autentici e dinamici, esperienze che prevedono un coinvolgimento attivo da parte degli alunni utilizzando strumenti a loro famigliari.
La tecnologia impiegata nello studio di alcune discipline è dunque in grado di integrare l'esperienza dell'apprendimento scolastico e offrire un blocco di partenza per arrivare alla conoscenza significativa. Chissà quante volte Thomas Edison avrà provato a bruciare fili di tungsteno prima di capire quali materiali usare per costruire una lampadina e quindi arrivare alla teorizzazione e alla progettazione di uno strumento per fare luce!
Certamente la tecnologia è in grado di migliorare l'apprendimento soltanto se viene in aiuto a strategie di insegnamento efficaci, ovvero quando permette di aumentare il tempo dedicato all'apprendimento e all'esercizio, quando sostiene la collaborazione o quando compensa difficoltà specifiche di apprendimento. Stiamo parlando, naturalmente, di uno strumento tra tanti ed essa non deve diventare l'unico strumento utilizzato per sviluppare abilità, atteggiamento collaborativo e conoscenza, ma non credo che la scuola primaria italiana stia correndo il rischio di “tecnologizzare” l'apprendimento, anzi le indagini di settore continuano a descrivere la tecnologia come un mezzo che occupa una parte ridotta del tempo scuola, tanto che ancora in alcune realtà entra in campo solo per una o due ore di laboratorio alla settimana. Peraltro troppo spesso nella scuola primaria l'impiego che se ne fa, è ancora quello dello studio dell'informatica fine a sé stessa, sganciata dalle altre discipline.
Ma per quale motivo nelle scuole l'impiego della tecnologia nello studio delle discipline in classe non è ancora così diffuso?
Le ragioni sono fondamentalmente due:
- molte scuole non possiedono ancora sufficiente disponibilità di LIM, devices e connessione Internet per coprire tutte le classi e ripiegano sulla soluzione del laboratorio come abbiamo già detto, ovvero preferiscono allestire un unico spazio in cui si programma un orario di rotazione;
- non tutti i docenti possiedono competenze digitali didattiche sufficienti ad affrontare un rinnovamento della metodologia sfruttando ogni potenzialità degli strumenti digitali. Rispetto a quest’ultima ragione dobbiamo però registrare che qualcosa sta finalmente cambiando grazie all'attuazione progressiva del Piano Nazionale Formazione Docenti (PNFD) e del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) previsti dalla legge 107 del 2015 che hanno previsto per legge l’aggiornamento delle competenze digitali degli insegnanti e delle dotazioni tecnologiche delle istituzioni scolastiche.
Seppur lentamente, il cambiamento è in atto e nel futuro potremo vedere le nostre scuole colmare il gap con la realtà extrascolastica e usufruire di quella risorsa aggiuntiva di supporto, di quell’acceleratore dell’apprendimento che può essere un buon utilizzo a livello didattico della tecnologia.