
Comunicare bene
Piccole pratiche per un’alleanza educativa scuola-famiglia
GENITORI, FIGLI E SCUOLA
Per dare a ciascun bambino più alte opportunità di crescita, di successo scolastico e di sviluppo armonico della sua personalità durante gli anni della scuola, non si può prescindere da un equilibrato rapporto tra insegnanti e genitori. Vediamo come questo è realmente possibile.
di Patrizia Franchina
Nell’ottica di un’alleanza educativa occorre tenere conto che scuola e famiglia sono portatrici di obiettivi educativi importanti anche se differenti e, purtroppo, non sempre in completa armonia tra loro; per questo, ciascuna istituzione deve svolgere il proprio ruolo in uno spirito di collaborazione, nella ricerca e nel riconoscimento di un insieme essenziale di valori e obiettivi condivisi, necessari al raggiungimento dell’unico vero scopo che è la formazione di individui consapevoli e capaci di pensiero autonomo.
Di fronte alla molteplicità di modi di vivere e costruire la vita familiare, la scuola:
- deve astenersi da esprimere giudizi morali sulla famiglia, sulla sua composizione e sulle sue abitudini evitando di porsi in posizione giudicante;
- è tenuta a rispettare e anzi valorizzare il patrimonio culturale acquisito dal bambino in famiglia;
- è invitata a stabilire una comunicazione collaborativa al servizio del bambino, con l’obiettivo di facilitare e agevolare gli apprendimenti in un clima armonico;
- è invitata a mettere in campo attività collettive per classi, interclassi e di istituto che favoriscano esperienze congiunte tra genitori, figli e docenti con il coinvolgimento anche di associazioni ed enti locali, per creare occasioni di dialogo, conoscenza e confronto.
D’altro canto la famiglia:
- non deve fare intrusioni nell’area di competenza dei docenti, deve concedere ai docenti autonomia nella propria sfera professionale, ovvero nella didattica (ma è certamente benvenuta nelle sue eventuali richieste di delucidazioni e approfondimenti rispetto al percorso didattico del proprio bambino);
- è invitata a riconoscere e sostenere il ruolo degli insegnanti, nella loro funzione e con le loro fatiche, ascoltandone i punti di vista, necessariamente parziali ma forse cruciali per conoscere sempre meglio il proprio figlio, tenendo presente che a scuola il bambino è coinvolto in dinamiche di gruppo e potrebbe presentare aspetti che solo parzialmente sono evidenti a casa.
Comunicare bene
Per rendere concreta l’alleanza educativa attraverso un dialogo generativo, sarebbe senz’altro necessario anche superare le modalità tradizionali di colloqui docenti–famiglia, fino ad ora intesi come rendicontazione dei risultati scolastici e del comportamento dei bambini (giovani), e di sostituirli con incontri in cui famiglie e docenti si raccontino reciprocamente, si scambino informazioni, condividano linee guida comuni basate sulle reali necessità del singolo alunno, per delineare con maggiore efficacia le sue caratteristiche, le sue difficoltà e i suoi punti di forza. Queste modalità più “ampie” di colloquio potrebbero non essere così scontate, ma nulla vieta ai genitori di chiedere, con modalità adeguate e sempre rispettose, un momento più approfondito di conversazione rispetto al percorso educativo del proprio figlio.
Il diario
Il più semplice strumento di comunicazione scuola-famiglia è l’uso corretto del diario, attraverso cui dovrebbero passare le informazioni che la scuola intende trasmettere alle famiglie relativamente ai compiti, alle iniziative o al comportamento del figlio (le famigerate note). È quindi compito fondamentale della famiglia la lettura e la condivisione di tutte le comunicazioni in tempi rapidi. Nel tempo i genitori investiranno il proprio figlio di responsabilità sempre maggiori, chiedendogli di farsi carico in prima persona di mostrare loro se vi sono comunicazioni di rilievo e di gestire bene in autonomia l’assegnazione dei compiti, ma la responsabilizzazione deve essere graduale.
Affrontiamo ora un tema dolente. Di fronte a una nota, molti genitori si sentono chiamati in causa e temono di essere giudicati, quindi possono reagire con la difesa del figlio - “Non è possibile che abbia detto a fatto questo...” - oppure con l’indifferenza o la sottovalutazione della comunicazione “…E che sarà mai!”
La nota, cioè la comunicazione di un comportamento scorretto, è da intendersi oggi come una comunicazione attraverso cui la scuola chiede alla famiglia di aiutarla e sostenerla perché in difficoltà o semplicemente perché desiderosa di collaborazione davanti a un comportamento dell’alunno che ritiene non adeguato.
Al genitore la nota arriva proprio come un atto di alleanza e gli consente di essere consapevole di ciò che succede in classe, per capire meglio le eventuali difficoltà del figlio e realizzare in modo concreto quel patto educativo con la scuola di cui tanto si parla. Leggere insieme e discutere con il proprio figlio una nota, per esempio, può essere un motivo di crescita e di comprensione reciproca. E magari questo permetterà di creare l’occasione per i genitori di comunicare ai docenti che si lavorerà anche a casa su un aspetto educativo da consolidare, o che si richiederanno eventuali approfondimenti sull’accaduto, laddove necessario.
Il diario è anche il primo strumento con cui un genitore può:
- avvertire i docenti di qualunque cosa riguardi la routine scolastica del proprio figlio (ingresso posticipato, necessità di dieta in bianco, malessere del bambino, problemi familiari che potrebbero avere un impatto sulla serenità del bambino a scuola, richiesta di materiali…)
- richiedere un momento di confronto dedicato.
WhatsApp
Una risorsa dei social media oggi molto utilizzata per una comunicazione rapida e reticolare è WhatsApp.
Moltissime sono ormai le classi in cui viene creato un gruppo WhatsApp dei genitori, con l’intenzione di snellire i giri di comunicazione e raggiungere tutti in tempi brevissimi. Si tratta di un ottimo strumento per avvisi e passaparola relativi a questioni semplici e concrete che riguardino l’intera classe (memorandum rispetto alla necessità di portare un materiale il giorno successivo, o di portarsi il pranzo al sacco per un’uscita didattica, di raccolta soldi per una gita…).
Se usato invece per discussioni su tematiche pedagogico-educative o singoli episodi accaduti in classe, il mezzo non aiuta il rapporto positivo genitore-docente, perché la rapidità e sinteticità dei messaggi elimina le sfumature e i toni, apre a tante e differenti interpretazioni e rischia di amplificare situazioni, fatti o pettegolezzi. Ecco perché si consiglia l’uso di questo strumento solo per gli avvisi. Per gli scambi di opinioni credo sia ancora irrinunciabile un momento di incontro e di confronto in carne e ossa.
I compiti a casa
Un altro punto di incontro e spesso di fragilità nell’alleanza tra docenti e genitori, e che pertanto merita una riflessione, è la gestione dei compiti a casa.
Personalmente credo che i compiti a casa dovrebbero essere limitati alle sole materie di studio per lasciare ai bambini – che ormai in gran numero frequentano la scuola a tempo pieno e hanno genitori che lavorano a tempo pieno – sufficiente tempo libero da condividere con la propria famiglia, gli amici e per lo svago.
L’obiettivo dei compiti a casa deve essere quello di aiutare gli alunni a rendersi autonomi (imparare a prendere nota del compito, gestire il proprio tempo per l’esecuzione, usare gli strumenti assegnati per consolidare un contenuto...) e rivedere quanto appreso a scuola in un contesto più tranquillo, individualmente.
Un utile atto di alleanza scuola–famiglia rispetto a questa tematica è, per esempio, non vivere i compiti come un gran fastidio di cui liberarsi anche a costo di fare i compiti tutti insieme, sostituirsi ai figli nella loro esecuzione o liquidare il lavoro assegnato come non importante e da accantonare. Questi atteggiamenti sono diseducativi perché minano la fiducia dei bambini nel ruolo educativo della scuola. Anche in questo caso, se ci fossero problemi sarà sempre il dialogo con gli insegnanti a portare a un punto di equilibrio tale da garantire il significato del compito. Se i bambini percepiscono che la famiglia considera il compito come un’opportunità di apprendimento o di rinforzo saranno più motivati a eseguirlo bene ed efficacemente per poi dedicarsi anche ad altri momenti importanti di vita familiare.
Un’occasione di crescita e assunzione di responsabilità per i bambini è anche tornare a scuola il lunedì ammettendo di non aver capito bene che cosa c’era da fare o di non aver scritto correttamente la consegna del lavoro. Lasciamo che si assumano qualche rischio, che vivano qualche volta la frustrazione di sentirsi ammoniti o invitati a fare meglio. Impareranno in fretta a regolarsi perché non accada di nuovo. Impareranno a crescere.