Scuola e famiglia: un'alleanza necessaria
Le famiglie incontrano la scuola: come realizzare un’alleanza educativa?
GENITORI, FIGLI E SCUOLA
Tante sono le domande che i genitori si pongono quando affrontano il tema dell’incontro con il mondo scolastico. Il presente contributo vuole essere un’occasione per provare a dare risposta insieme ad alcune di queste domande e a riflettere su come è possibile relazionarsi alla scuola per dare risposta ai quesiti più complessi.
Anche i genitori affrontano l’esperienza scolastica
Una delle domande che sorgono nell’ultimo anno di scuola dell’infanzia, quando viene richiesto alle famiglie di compilare la modulistica per l’iscrizione alla scuola primaria, è se il proprio bambino è pronto per incominciare la scuola. La classe prima della scuola primaria rappresenta infatti un grande salto in termini di richieste di impegno, capacità di mantenere l’attenzione, capacità di controllo fisico, autonomie, relazioni sociali ed è sicuramente faticosa per molti bambini.
Anche i bambini che non hanno difficoltà particolari ad affrontare le richieste quotidiane degli insegnanti e ad adeguarsi ai ritmi e alle diverse posture (fisiche e psicologiche) necessarie nel nuovo ambiente della scuola primaria possono accumulare tensioni, stanchezze e frustrazioni dovute al radicale cambio di ambiente e di modalità di gestione della giornata, a maggior ragione se frequentano la scuola a tempo pieno.
Ci sono poi bambini che, indipendentemente dall’età anagrafica, scalpitano per avere maggiori e diversi stimoli rispetto a quelli della scuola dell’infanzia, altri che invece non sono pienamente pronti per affrontare il passaggio al nuovo ambiente. Possono aver compiuto i 6 anni da alcuni mesi ma non avere ancora maturato sufficienti autonomie, sicurezze e curiosità per essere esposti alle novità della scuola primaria.
Un ottimo modo per capire se il proprio figlio è pronto per affrontare la scuola primaria è mantenere un dialogo aperto con l’insegnante della scuola dell’infanzia, che durante l’ultimo anno avrà certamente cura di monitorare con attenzione se i prerequisiti per l’ingresso alla scuola primaria vengono gradualmente raggiunti. Sarà d’altro canto importante che la famiglia riferisca all’insegnante come si comporta il proprio figlio quando torna a casa dalla sua giornata scolastica, che cosa racconta, se vive tensioni o paure, oppure se si annoia e manifesta il desiderio di maggiori stimoli. Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria può essere “accompagnato” e sostenuto sia dalla scuola, sia dalla famiglia, cui spetta il compito di narrare, rassicurare, offrire spunti perché il nuovo ambiente che attende il proprio bambino a settembre sia percepito con curiosità, non con timore.
Anticipare l’ingresso alla scuola primaria, sì o no?
Solo nel caso dei bambini nati dal 1° gennaio al 30 aprile, su richiesta dei genitori, è possibile ammettere la frequenza dei bambini alla scuola primaria con un anno di anticipo.
Da anni e anni la domanda dei genitori coinvolti in questa possibile scelta è: facciamo bene o facciamo male a far saltare l’ultimo anno di materna a nostro figlio per introdurlo in anticipo alla scuola dell’obbligo? Non c’è chiaramente una risposta univoca a questo dubbio, e certamente è fondamentale dialogare insieme ai docenti della scuola dell’infanzia per capire se il proprio figlio si annoia, desidera più e diversi stimoli, è pronto a livello cognitivo ma anche emotivo per il passaggio alla scuola primaria oppure è preferibile che rimanga nell’ambiente conosciuto ancora un anno: il vero errore sarebbe infatti quello di non dare al proprio figlio il tempo necessario di cui ha bisogno, il tempo per maturare e sentirsi più sicuro nell’affrontare le novità della scuola primaria e per sviluppare maggiore fiducia in sé e nelle proprie capacità.
La comunicazione tra scuola e famiglia
Capita di frequente, davanti alla scuola come al parco, quando gli adulti parlano tra loro dell’esperienza scolastica dei propri figli, di ascoltare genitori che si lamentano del loro personale rapporto con la scuola e in particolare con gli insegnanti.
Emergono difficoltà nel comunicare, nel chiedere informazioni o momenti dedicati, oppure difficoltà a condividere punti di vista differenti sui bambini, o ancora emergono un uso di linguaggi poco compatibili, scontri verbali su quale sia la corretta visione dei bambini e dei loro comportamenti.
Due istituzioni cruciali per la crescita dei bambini, la famiglia e la scuola, sembrano avere spazi angusti per comunicare e modalità lasciate al buon senso, laddove invece sarebbe utile un confronto accurato inteso come parte integrante della relazione professionale scuola - famiglia.
Crescere è un processo complesso e i bambini hanno – oggi più di ieri – bisogno di una rete educativa che li orienti e li sostenga lungo il percorso, una rete fatta di alleanze e di competenze complementari in dialogo tra loro.
Se lo sforzo maggiore per una comunicazione più efficace va senz’altro affidato alla scuola in quanto comunità di professionisti che si occupa del benessere e degli apprendimenti dei nostri figli, molto possiamo fare anche noi come famiglie in relazione, coinvolte pienamente nell’esperienza scolastica dei bambini e aperte agli stimoli che la scuola ci può offrire.
Come genitori alla ricerca di maggiore dialogo con la scuola possiamo:
- provare a stabilire un clima di fiducia con gli insegnanti comunicando loro che abbiamo bisogno di momenti dedicati di confronto sull’esperienza scolastica dei nostri bambini, anche se non sono stati programmati a breve;
- se riteniamo che gli spazi e i tempi per le comunicazioni siano troppo esigui, chiediamo momenti più estesi esprimendo le nostre reali necessità (Vorrei capire meglio…, Mi piacerebbe essere rassicurato su…).
Per poter valutare in modo più sereno e consapevole metodologie o strategie didattiche dei docenti dei nostri figli, dedichiamo un po’ di tempo a dialogare con i nostri bambini, facendoci raccontare come si trovano, che cosa è piaciuto loro di più o di meno della loro giornata a scuola. È importante – senza che diventi però un interrogatorio - aprire presto un dialogo con i bambini che ci aiuti a capire meglio cosa accade in classe. Ricordiamoci, infatti, che una delle finalità della scuola primaria è essere un ambiente di apprendimento accogliente, che suscita il desiderio di apprendere e stimola la curiosità.
Se seguendo da vicino i nostri bambini ci sembra che non stiano imparando qualcosa di importante, verifichiamo che sia davvero così. A volte siamo timorosi perché non abbiamo abbastanza informazioni su che cosa avviene in classe e sul perché di alcune scelte (adozione alternativa al libro di testo, oppure il lavoro a gruppi come modalità prevalente, o ancora la scelta di non mettere voti o di non correggere tutti gli errori negli scritti dei bambini, oppure la scelta di dare o non dare compiti a casa, e in quale misura…).
In caso di dubbi di questo tipo, una buona scelta è sicuramente quella di chiedere un confronto franco e aperto con gli insegnanti, esplicitando i nostri dubbi, ma al tempo stesso ascoltando le loro spiegazioni. Spesso le loro scelte hanno motivazioni pedagogico-didattiche che non erano state esplicitate e che è utile condividere. È probabile che esplicitando reciproche aspettative e reciproci desideri, si arrivi a una condivisione del percorso che tranquillizza e rassicura.
Infine riteniamo sia molto prezioso “fare rete” tra genitori, perché insieme si possa valorizzare l’esperienza dei singoli che magari hanno già vissuto e affrontato momenti delicati, passaggi difficili o al contrario successi nello stabilire un confronto utile sull’esperienza scolastica dei propri figli.