La bellezza di imparare una lingua straniera da bambini

imparare le lingue straniere da bambini

Tra gli stimoli della scuola e quelli della famiglia

IMPARARE LE LINGUA STRANIERE

Nel processo di familiarizzazione con una lingua straniera, la collaborazione di scuola e famiglia innesca un formidabile strumento di ampliamento della mente dei bambini, che offre occasioni quotidiane di apertura e lealtà nelle relazioni, con il cuore aperto allo “stare insieme”, alla capacità di essere curiosi, di stupirsi, di giocare, di mantenere, in una parola, lo “sguardo vivo” e la curiosità attiva.

di Donatella Santandrea

Education is not filling buckets, it's about lighting a fire” W.B. Yeats

 

Cominciamo con una citazione luminosa e per niente scontata...
Genitori, aiutate la scuola a far “scattare la scintilla”! Accendete nei vostri figli la passione verso la conoscenza intesa non come dovere sociale ma come mezzo per realizzare se stessi e attuare una sana relazione col mondo.
Conoscere e “padroneggiare” le lingue, al di là degli esiti immediati e di un futuro, concreto riscontro in campo lavorativo e professionale, è già in sé una bella avventura che non ha un determinato momento di inizio e tantomeno quello di fine. Significa salire su un fantastico mezzo di trasporto (treno? mongolfiera? drone-aviogetto? veliero pirata? ...o forse un insieme di tutto questo?) che porterà i bambini lontano e nello stesso tempo vicino, molto vicino... al centro di se stessi. Conoscere una lingua straniera significa infatti riflettere, interrogarsi e, perché no, anche scoprire la propria lingua.

Conoscere una lingua – e parlando di scuola primaria è preferibile parlare di “acquisire un atteggiamento di interesse, curiosità e di piacere-simpatia verso una lingua” – significa, inoltre, incontrare un popolo e la sua cultura. Una cultura che nel bene e nel male si è sviluppata nei paradigmi della storia come la cartina tornasole di un pensiero, di un atteggiamento. Decifrare un'altra civiltà e il suo itinerario di vita sociale, economica, religiosa, letteraria, artistica porta a una visione prospettica ampia e consapevole. Questo incontro non può che essere foriero di buoni frutti, diventa esso stesso strumento di apertura e comprensione degli altrui percorsi, pone le basi per un sano concetto di cittadinanza attiva, di una prospettiva di indagine aperta e responsabile, che non giudica o condanna, né esalta l'alterità prima di averla veramente “fatta propria”; in questo modo il rispetto della propria vita e della propria libertà si fa al tempo stesso rispetto di quella dell'altro, un concetto, nella nostra epoca ancora flagellata dalle guerre, tutt'altro che dato per certo e perseguito dove l'”io” viene sempre prima del “noi” e dove il “noi” è antinomico al “voi”.

Collaborare insieme - famiglia e scuola - per la promozione del progetto conoscitivo di incontro e familiarizzazione con la lingua straniera innesca un formidabile strumento di “enlargement of the mind” (tradotto suona come “ampliamento della mente”) che aiuta i bambini attraverso un “contagio culturale” e offre occasioni quotidiane di apertura e lealtà nelle relazioni, senza che il cuore sia oppresso dal solo aspetto utilitaristico (“Se non conosci bene l'inglese non troverai un buon lavoro...” e cose simili) ma aperto allo “stare insieme”, alla capacità di essere curiosi, di stupirsi, di giocare, di mantenere, in una parola, lo “sguardo vivo” e la curiosità attiva. Quale miglior alleato allora del gioco e del divertimento? Ricordiamoci la saggezza insuperata di “ludendo ducere” degli antichi pedagoghi... e dunque… lavoriamo in squadra con allegria!

Proprio nella vita di tutti i giorni, nell’ambiente casa-scuola si possono trovare infiniti spunti per rendere familiare la lingua inglese.
Pensiamo per esempio all’alfabeto: provate il classico “I spy with my little eye something beginning with... eg. “B” like… Bee?, Ball?, Batman?, Box?, Bread?, Bed?, Bird?, Butterfly?, Bike?, Bus?, Boomerang?, Brother? Scoprirete con piacere quanto lessico i bambini sono in grado di usare.
In sala d'attesa (dal dentista, per esempio) o a casa mentre si aspetta che la pasta sia cotta, si può giocare a richiamare più vocaboli possibile riferibili a un certo tema, ad es: “I go to the supermarket and buy: water/milk... rice/pasta... cheese/eggs... tomatoes/potatoes.
In gita, in automobile, o a piedi si può innescare un “English word hunting”, una sorta di caccia alle parole inglesi che si possono “catturare” per strada: dai cartelloni della pubblicità alle insegne dei negozi... vince chi ne scopre di più battendo l'altro/altri in velocità. Oppure chi alla fine del percorso ne ricorda di più, o chi ha scovato quella più difficile. Le modalità per essere proclamati vincitori e le regole del gioco (uno contro uno, coppia contro coppia, figli contro genitori ecc.) possono essere stabiliti e modificati di volta in volta.

Un altro gioco semplice e praticabile in famiglia è quello di costruire una sorta di “lessico familiare” in lingua inglese: un elenco composto da una serie di esclamazioni, incitazioni, frasi ricorrenti, modi di dire da usarsi ogniqualvolta se ne presenti l'occasione… eg. “Have a nice day!” “What's the weather like today?” “Can you help me please?” “Do you give up?” “It's not fair!” “What time is it?” “What about playing tennis/chess?” “Are you OK today?” “How are you? I'm fine, thanks.”,“Come on!”, “Don't forget your umbrella/your schoolbag/to feed the cat...” “Clean up after yourself” oltre alle immancabili e sempre auspicabili espressioni di cortesia... “Thank you!”, “Please”, “That's very kind!”. Questa sorta di elenco di espressioni della vita familiare può anche essere trascritto in un grande foglio-poster sempre ben visibile a tutti ed essere aggiornato secondo le evenienze e ricorrenze: in periodi speciali si inseriranno espressioni appropriate: “Have a nice weekend”, “Good luck!” “Happy birthday”, “Get better soon!”…

Le piccole suggestioni qui riportate possono essere dunque primi stimoli sui quali costruire nuove vie di comunicazione, tutte personali, da “giocare” in modo unico in famiglia divertendosi, nella convinzione che giocare sia per ogni bambino una cosa seria, il presupposto per conoscere e appassionarsi alle molteplici forme di comunicazione che oggi il mondo ci propone.