Come posso rendere autonomo mio figlio nello studio a casa?

come rendere autonomo studio a casa

Il patto educativo tra genitori e figli

STUDIARE A CASA | SCUOLA PRIMARIA

Per i più piccoli, è necessario fin da subito puntare all’autonomia, facendo con loro un patto “educativo”: quali sono i compiti che riesci a fare da solo? Questi compiti li farai senza il mio aiuto. Quali sono i compiti in cui hai più difficoltà? Questi compiti li faremo inizialmente insieme, poi pian piano, quando avrai meno difficoltà, proverai da solo. Oltre alla fondamentale presenza fisica, rassicurante per il bambino in difficoltà, è necessaria una “programmazione” didattica, che consiste soprattutto nel fornire gli strumenti necessari ad affrontare i compiti più difficili.

di Barbara Urdanch

Per aiutare i nostri figli a diventare autonomi nello studio, creiamo quindi una sorta di “kit di sopravvivenza”: mappe concettuali, tabellina, anticipatori cognitivi per i vari argomenti (storia, geografia, scienze) in modo da elaborare con il bambino vere e proprie strategie, piuttosto che lavorare sul singolo compito. Intendiamo dire che i compiti si fanno naturalmente, ma con metodo, in modo che le strategie e il metodo sia replicabile il più possibile, con ogni difficoltà da affrontare.

Questa sorte di “formazione all’autonomia” graduale e crescente, è indispensabile per mirare all’autonomia e alla responsabilità dei nostri figli per raggiungere l’obiettivo comune dell’istruzione e dell’educazione: la competenza, o meglio la competenza dell’imparare a vivere, la capacità di risolvere i problemi che la vita presenta.
Dentro e fuori dalla scuola è necessario, quindi, offrire apprendimento attivo per permettere ai ragazzi di realizzare compiti in contesto simili alla realtà (compiti significativi) che prevedano capacità di organizzare il pensiero, fare ipotesi, collaborare con gli altri. I nostri ragazzi devono imparare ad imparare.
Come? Con un buon metodo di studio! Il metodo di studio è molto importante per tutti, ancor più se vi sono dei Disturbi Specifici di Apprendimento, poiché un buon metodo di studio aiuta a compensare le difficoltà. Ma che cos'è il metodo di studio e come mai è così importante?
Il metodo di studio è l'atteggiamento di chi affronta una problematicità con fare “strategico”. Fa parte della naturale intelligenza umana escogitare strategie più funzionali per affrontare le situazioni problematiche quotidiane.

Vostro figlio affronta le problematicità in modo logico? Cosa gli serve per andar bene a scuola?

  • Ogni bambino/bambina deve imparare ad osservarsi mentre studia, riconoscendo ostacoli e difficoltà.
  • Deve abituarsi a rispondere con sincerità a domande semplici come: che cosa sto facendo, perché, da che cosa dipendono le mie difficoltà? Che cosa ho imparato? Cosa devo ancora fare per migliorare?
  • Deve individuare i percorsi più adatti al proprio modo di apprendere.

Stimolare l’autoefficacia è anche compito di noi genitori (oltre che degli insegnanti)!
Attenzione: anche le difficoltà motivazionali, gli atteggiamenti, i comportamenti, la “mancanza di voglia” sono difficoltà su cui si può lavorare. Tenuto conto che avere consapevolezza delle propie difficoltà, applicare strategie e dotarsi di idonei strumenti di studio sono alcuni dei principi guida di uno studio metodo dico, occorre, quindi, anche a casa:

  • guidare i bambini a porsi domande e a dare significato a ciò che fanno;
  • spingerli ad essere attivi;
  • metterli di fronte a scelte e aiutarli a scegliere;
  • impostare un certo ordine e stare attenti ai troppi stimoli a cui sono esposti;
  • abituarli a lasciare traccia del proprio lavoro;
  • far usare loro costantemente gli strumenti di studio più adeguati;
  • non sostituirsi a loro nei compiti, ma suggerire strumenti e strategie;
  • non togliere le difficoltà, ma aiutarli ad affrontarle;
  • aiutarli a dividere i compiti in parti eseguibili in tempi ragionevoli e far fare loro delle pause;
  • incoraggiarli a produrre, con calma, compiti di buona qualità, piuttosto che indurli a finire tutto in fretta e male.

È importante ricordare, infine, che le nozioni di qualsiasi materia per essere realmente apprese devono essere inserite in uno schema di senso e che il giusto metodo di studio si trova per prove ed errori. Purtroppo teniamo quasi sempre in considerazione il concetto di prova, mai quello di errore. Imparare, invece, è un percorso dove ci possono essere anche degli errori! L’importante è trovarli, capirli e riuscire a correggerli. Se poi i nostri ragazzi hanno Bisogni Educativi Speciali (DSA, ADHD, disabilità ecc) ricordiamoci che non sono giocattoli rotti a cui sostituire i pezzi difettosi.

Qual è, allora, un metodo adatto per vostro figlio?

Innanzitutto dobbiamo abituare i nostri figli a vedere le difficoltà e le problematicità come domande. Quindi dobbiamo far sì che si abituino a:

  • delineare un problema che richiede di cercare attivamente una risposta;
  • formulare insieme delle ipotesi;
  • verificare i risultati di quanto è stato fatto.

Un buon metodo è infatti il giusto mix di strategie e strumenti pensati logicamente per rispondere ad un problema. Perché venga sviluppato un buon metodo di studio sarà utile:

  • far comprendere quali possano essere le difficoltà e come il cervello memorizza i concetti;
  • insegnare a studiare un testo, scoprendo quali sono i passi fondamentali per la comprensione (utilizzando un approccio attivo e imparando ad individuare i concetti più importanti all'interno di una pagina, un paragrafo o un capitolo);
  • guidare allo studio di un testo sperimentando nella pratica gli strumenti (se necessario, anche compensativi) adeguati e applicando le tecniche apprese;
  • insegnare a sintetizzare per imparare a costruire schemi efficaci;
  • insegnare a costruire e a utilizzare le mappe.

Scendendo nel dettaglio, come si può insegnare ai bambini a studiare un testo?

  • scoprendo insieme quali sono i passi fondamentali da seguire quando si affronta lo studio di un testo. Fondamentale con i più piccoli lavorare rispondendo alle famose “5 W” le regole principali dello stile giornalistico anglosassone. In inglese sono note sia come Five Ws che come W-h questions e fanno parte delle regole di buona formazione del discorso: Who: chi? What: che cosa? When: quando? Where: dove? Why: perché?
  • cercando di individuare insieme i concetti più importanti all'interno di una pagina, un paragrafo o un capitolo;
  • trovando altre strategie che facilitino la memorizzazione dei concetti, oltre alla sottolineatura: leggere prima i titoli e confrontarsi su quello che si immagina sarà il contenuto del paragrafo (lavoro di anticipazione e di brainstorming);
  • andando a leggere la prima domanda di verifica al termine del capitolo, trovando la risposta a quella domanda all’interno del testo ed evidenziando la risposta;
  • scrivendo a lato della pagina la parola o le parole che permettono di ricordare l’intera frase (le famose “parole chiave”);
  • utilizzando vari canali, oltre al libro quali i materiali multimediali (video lezioni, ipertesti, film ecc);
  • rispondendo a tutte le domande del capitolo per essere in grado di creare la mappa cognitiva (mentale o concettuale).

Proprio quest’ultimo è uno degli elementi che può fare la differenza tra un metodo di studio efficace e uno inefficace: una mappa è un modello di rappresentazione della conoscenza, e di rappresentazione grafica della memoria. Le mappe sono strumenti per interpretare, rielaborare e trasmettere conoscenze, informazioni e dati. Sono costituite da nodi concettuali, che rappresentano un concetto elementare descritto con un'etichetta collegati fra loro da linee o frecce. La struttura complessiva è quindi di tipo reticolare e le relazioni risultano esplicitate attraverso parole-legamento.

Come si possono insegnare tecniche di memorizzazione utili e piacevoli?

  • Provate insieme ad utilizzare la memoria visiva per ricordare facilmente concetti chiave, elenchi ed eventi in successione → per esempio Odoacre, l’imperatore che depose Romolo Augustolo può essere memorizzato come… l’imperatore che “puzza”, ricorrendo a un’associazione sonora delle parole “odore” e “acre”.
  • Scoprite insieme, sotto forma di gioco, come può essere facile memorizzare numeri, date ecc.

E come aiutarli nell’organizzazione del tempo dedicato allo studio e al ripasso?

  • Consigliando un metodo che comporti la “pratica distribuita”: studiare in modo diluito nel tempo (al contrario dello studio “massivo”), che richiede senz’altro un aiuto per organizzarsi bene lo studio giornaliero/settimanale e per programmare in maniera corretta lo studio nel lungo periodo;
  • provando a far sì che l'organizzazione diventi un punto di forza che permette di risparmiare tantissime energie e tempo;
  • individuando insieme i ritmi personali di studio ideali in modo che si possa studiare in modo più rilassato e concentrato. Per i più piccoli, di norma una buona strategia consiste nello studiare la stessa materia per massimo 30 minuti, con un cronometro davanti, e poi concedersi una pausa di almeno 10 minuti prima di riprende studiando un'altra materia;
  • analizzando insieme la situazione in tutte le materie e aiutandolo ad impostare un piano di recupero efficace.

Concludendo, possiamo sottolineare che un metodo di studio perché sia efficace e vincente, oltre che a dare esiti positivi nell’attività scolastica, deve sfruttare i vari canali sensoriali tipici del ragazzo e valorizzare i punti di forza individuali (intuizione, pensiero visivo e creativo ecc) e viceversa minimizzare quelli di debolezza, deve infine permettere ai ragazzi di ritagliarsi del tempo libero per i propri interessi e le proprie passioni. E il compito di noi genitori è quello di aiutarli ad attuare le migliori strategie per essere in grado di applicare in autonomia il proprio metodo di studio con successo e consapevolezza.

 

Barbara Urdanch è pedagogista, formatrice e consulente didattico.