Non si vive di sola scuola

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Le attività extrascolastiche sono una grande occasione di stima e autonomia

BES E INCLUSIONE

La scuola è certamente importante nella vita di ragazzi e ragazze, ma non è tutto. Fortunatamente! Oltre la scuola ci sono le amicizie, lo sport, la musica e tutti gli interessi tipici di preadolescenti e adolescenti, con o senza Disturbi Specifici di Apprendimento. Ci sono criteri per scegliere un’attività extrascolastica? A chi spetta la scelta? Quanto tempo riservare a tale attività?

di Antonella Olivieri

Scegliere un’attività extrascolastica

Durante la Scuola primaria lo spazio per le attività scolastiche di un bambino o una bambina con DSA è limitato: nell’arco della settimana, oltre alle ore trascorse a scuola, bisogna trovare il tempo per la logopedia. Nelle famiglie credenti ci sono poi gli impegni del catechismo. Il poco tempo libero spesso è impiegato in qualche attività con i compagni di scuola, gli scout oppure in oratorio.
L’importanza di un’attività extrascolastica comincia nella Scuola secondaria, quando finisce la logopedia e aumenta il tempo libero. Alcune attività sportive, teatrali, musicali o altre, come fotografia, pittura ecc. sono proposte già all’interno delle Scuole secondarie, sia di I sia di II grado. Per altre attività, come danza, judo, atletica, che richiedono ambienti attrezzati, è necessario ricorrere a società o palestre specifiche.
Una caratteristica delle attività prese in considerazione, in particolare, deve indurci a riflettere insieme ai figli: è un’attività individuale, benché svolta in un collettivo, oppure un’attività di squadra che prevede collaborazione e ruoli specifici? Cosa desidera nostro figlio? Di cosa ha bisogno? Un’attività di squadra sviluppa collaborazione e stima reciproca. Un’attività individuale è un buon campo di affermazione di sé e può indurre più competizione.
Qui intravediamo i primi criteri di scelta: il gusto personale del ragazzo o della ragazza che vuole intraprendere un’attività, la comodità della sede in cui praticarla, che può favorire la sua autonomia o garantire uno spazio tutelato (ad es. la scuola), i rapporti più o meno buoni con chi la frequenta e chi la gestisce.

Cosa aspettarsi da un’attività extrascolastica

Praticare uno sport, danzare, recitare, suonare le percussioni, cantare in un coro, imparare a fare fotografie, disegnare con gli acquerelli o una qualsiasi altra attività offre la possibilità di sviluppare talenti che non rientrano nelle discipline scolastiche o ci rientrano solo in parte. Questo è vero per tutti i ragazzi e in particolare per coloro che hanno un DSA.
Un ragazzo con DSA può avere in queste attività importanti occasioni di successo che faranno crescere la sua autostima, in quanto esiste una dimensione valutativa che determina il successo e l'insuccesso, ma non è legata alle tipiche competenze scolastiche: correttezza nella lettura, nella scrittura, nel calcolo.
Nell’adolescenza aumenta il desiderio di autonomia: i ragazzi amano assumere dei rischi, anche di sconfitta e di errore. È un modo di mettersi alla prova ed è salutare per la loro maturazione. È uno spazio per esplorare relazioni di amicizia più libere di quelle vincolate all’appartenenza a un gruppo classe predeterminato.
Sappiamo che correre dei rischi a scuola può essere molto costoso per un ragazzo con DSA, perché un’insufficienza - eventualità normale per qualsiasi studente - può richiedere molta più fatica e lavoro di recupero. L’attività extrascolastica è, invece, un campo di esperienza e anche di rischio meno costoso. I ragazzi con DSA in questo campo possono mettersi alla prova, cambiare idea e sperimentare un’autonomia analoga a quella degli amici senza DSA.

Genitori e figli: a chi spetta la scelta?

La scelta dell’attività extrascolastica spetta in buona misura al ragazzo o alla ragazza tuttavia i genitori possono aiutarli a fare scelte assennate dialogando e riflettendo insieme. È necessario valutare con attenzione, ad esempio, il tempo che può essere dedicato alle attività extrascolastiche. Un ragazzo con DSA spende nello studio e nei compiti più tempo dei compagni. I pomeriggi non possono essere tutti riempiti di impegni, con il rischio di generare stress. Occorre che i genitori aiutino i figli ad avere una corretta valutazione delle proprie risorse, a conoscere il proprio metodo di studio e i tempi di cui hanno bisogno. Qualunque attività sportiva o artistica dovrebbe impegnare uno o due pomeriggi, almeno nel primo anno, per poi eventualmente incrementarli quando il ritmo scuola - studio si sarà assestato.

Il ruolo dei genitori

Le attività extrascolastiche sono, come si è visto, uno spazio di autonomia dei figli e non è opportuno fare troppe pressioni perché scelgano un’attività piuttosto che un’altra.
I genitori di un ragazzo o una ragazza con DSA hanno la costante preoccupazione di proteggere i figli dagli insuccessi. In ambito scolastico questo è comprensibile per i costi di eventuali insuccessi e per la necessità, a volte, di far fronte a pregiudizi e pratiche inadeguate nella scuola stessa.
Per quel che riguarda l’attività extrascolastica i genitori devono fare un passo indietro. Gli educatori lamentano da tempo l’aggressività di tutti i genitori durante le partite dei figli: li spronano con atteggiamenti eccessivi o se la prendono con arbitro e avversari.
Pressioni di questo tipo sarebbero ancora più negative nel caso di un ragazzo dislessico, che già vive forti pressioni nell’ambito scolastico. È vero che le attività extrascolastiche possono offrire un riscatto rispetto alle difficoltà scolastiche, ma questa prospettiva non deve diventare un’ossessione, né per il ragazzo, né per i genitori.
Va bene, quindi, garantire un tifo affettuoso durante le gare, fornire supporto logistico per gli spostamenti, valorizzare i successi presso nonni o amici e aiutare i figli a conciliare gli impegni per gare, allenamenti e scuola.
Bisogna invece evitare di investire troppo su queste attività, cercando di compensare le frustrazioni per le difficoltà scolastiche con i successi artistici e sportivi. Ed è anche necessario, per i genitori, evitare di usare le attività extrascolastiche come strumento di "ricatto" per l’impegno a scuola: la partita o la sessione di musica con la band degli amici non vanno negate per ottenere più diligenza nei compiti. Queste attività non sono un premio, ma un’occasione di serenità e di realizzazione di sé, importanti per una crescita equilibrata.

 

Antonella Olivieri è docente di lettere e dirigente scolastica, attualmente è formatrice sui DSA.