
Educare alla cura dell’identità digitale e alla sicurezza online
Parliamo di #DigComp 2.0, #DigComp 2.1 e #cyberbullismo
EDUCAZIONE DIGITALE
Educare è l’opzione per garantire l’autonomia e far maturare la responsabilità nei più giovani. Non possiamo vietare l’accesso al digitale, possiamo invece formarli perché lo abitino con competenza e curando la propria e l’altrui sicurezza. Compito di genitori e della scuola è far crescere cittadini in grado di affrontare le sfide della società della conoscenza e la progressiva integrazione tra dimensione analogica e dimensione digitale.
Reputazione digitale e sicurezza
Come genitori di giovani cittadini digitali che frentano la scuola secondaria di primo grado dobbiamo gestire il compito, non facile, di far accedere alla rete i nostri figli:
• rispettando le regole,
• garantendo la loro sicurezza,
• tutelando loro reputazione.
Il primo passo da compiere, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, è non mentire riguardo all’età! Per attivare un account Google, per esempio, occorre aver compiuto almeno 13 anni. Stiamo rispettando questa regola?
Il vincolo dell’età minima richiesta è presente in molti servizi, anche di messaggistica istantanea, che i giovanissimi adoperano. Il nostro compito non è vietare il digitale, il nostro compito è guidarli, senza fare eccezioni, a rispettare le norme d’uso per garantire la loro sicurezza.
Il traguardo a cui dobbiamo puntare e raggiungere, grazie ad un’attiva collaborazione con la scuola, è il consolidamento e l’acquisizione di competenze digitali specifiche. Attraverso l’affidamento di compiti o la richiesta di risolvere problemi possiamo fare crescere la competenza digitale dei nostri ragazzi.
Proviamo a “metterli alla prova” per esempio chiedendo loro di realizzare una guida digitale per essere sicuri online da condividere con i loro coetanei o di descrivere in dettaglio come interverrebbero nel caso di aggressione da parte di cyberbulli a loro danno o per non lasciare solo un/a compagno/a.

Facciamo nostri dei modelli di riferimento
Ma di quali competenze stiamo parlando? Non è facile per un genitore inquadrare nel dettaglio cosa voglia dire “essere competenti digitali”. È per questo importante disporre di riferimenti aggiornati a cui rivolgerci. Per i cittadini, per i genitori e i docenti certamente uno strumento su cui contare è il framework europeo DigComp citato nel Piano Nazionale Scuola Digitale e nei Bandi PON per il finanziamento dei percorsi formativi sul tema della cittadinanza digitale diretti agli studenti.
Il modello DigComp, nella versione 2.0, inserisce nell’area di competenza 2. Comunicazione e collaborazione la competenza specifica 2.6 Gestire l’identità digitale (Creare e gestire una o più identità digitali, essere in grado di proteggere la propria reputazione, occuparsi dei dati prodotti mediante l’uso di diversi strumenti digitali, ambienti e servizi).
Nell’area di competenza 4. Sicurezza sono descritte le competenze 4.2 Proteggere i dati personali e la privacy (Proteggere i dati personali e la privacy in ambienti digitali. Sapere in che modo utilizzare e condividere dati personali proteggendo se stessi e gli altri da eventuali danni. Essere a conoscenza che i servizi digitali utilizzano una “Privacy policy” per informare su come i dati personali sono utilizzati); 4.3 Tutelare la salute e il benessere (Saper evitare rischi e minacce al benessere fisico e psicologico durante l’utilizzo di tecnologie digitali. Essere in grado di proteggere se stessi e altri da possibili pericoli in ambienti digitali – ad esempio cyber bullismo. Essere a conoscenza delle tecnologie digitali per il benessere e l’inclusione sociale).
Per spiegare ai ragazzi cosa voglia dire accrescere il proprio livello di competenza digitale possiamo adoperare l’aggiornamento 2.1 di DigComp che il Centro di Ricerca europeo ha recentemente pubblicato e che si integra con il processo di revisione realizzato con DigComp 2.0.
La narrazione grafica “Imparare a nuotare nell’oceano del digitale” ci sarà certamente d’aiuto. Sono 8 i livelli di competenza che possiamo raggiungere, essi si raggruppano in competenze di livello: base, intermedio, avanzato ed altamente specializzato.
Imparare a nuotare nell’oceano del digitale
Base
(livelli 1-2)
Come nuotatori iniziamo, se alle prime armi, ad immergerci nell’acqua con prudenza confrontandoci con compiti semplici, cercando una guida a cui rivolgerci, stando attenti a ricordare le indicazioni più importanti. Acquisita maggiore sicurezza, possiamo pian piano cavarcela da soli in compiti non complessi e chiedere supporto solo se lo reputiamo necessario.
Intermedio
(livello 3-4)
Se abbiamo compreso come rimanere a galla, vediamo crescere la nostra autonomia e possiamo portare a termine semplici task strutturati con chiarezza o diventati parte di una routine. Abbiamo, infine, fatto nostra la tecnica del nuoto? Siamo pronti allora ad affrontare qualche imprevisto. Grazie all’autonomia conquistata siamo in grado di tracciare la “nostra” rotta.
Avanzato
(livelli 5-6)
Da noi agli altri è, anche, questione di competenza. Crescendo più autonomi e responsabili siamo finalmente in grado di supportare altri, applicando ciò che abbiamo imparato, perché anch’essi possano “mantenersi a galla”. Ora siamo in grado di valutare le situazioni che si presentano? È arrivato il momento di intervenire, abbiamo le competenze necessarie per offrire il nostro supporto a chi è in difficoltà.
Altamente specializzato
(livelli 7-8)
Crescendo la nostra competenza ci consente di poter creare, di affrontare compiti complessi, di partecipare attivamente proponendo miglioramenti. Con il livello di competenza raggiunto siamo pronti anche a considerare fattori che si influenzano in modo reciproco. È il momento migliore per noi di proporre nuove idee per innovare!
Le impronte digitali che compongono la nostra identità
Come possiamo spiegare ai nostri ragazzi figli l’impronta digitale? Chiediamo loro di immaginare di attraversare una strada e di non essersi accorti che, proprio in quel punto, hanno appena livellato una gettata di calcestruzzo. Ad ogni passo, sulla strada da poco completata e resa perfettamente omogenea, si lascerà un’impronta indelebile che rimarrà visibile anche agli altri passanti. Guidiamoli a considerare allo stesso modo le “strade digitali” che percorrono quando frequentano l’ambiente online. Prima di lasciare un’impronta digitale è indispensabile che riflettano con attenzione. I passi di oggi potrebbero non rappresentarli domani, le impronte digitali disseminate potrebbero costituire un peso o, se lasciate in modo competente, dare loro una spinta per realizzare i progetti che hanno in mente. La loro reputazione digitale è nelle loro mani dal primo accesso online. Ogni impronta concorre a formarla e caratterizzarla.
Purtroppo, per mancanza di competenza, anche noi adulti lasciamo impronte senza riflettere sulle possibili conseguenze delle nostre azioni. Erroneamente non attribuiamo lo stesso valore al nostro agire nella dimensione analogica e nella dimensione digitale. Ciò che non tocchiamo è come se ci apparisse non reale. È un errore che potrebbe costare caro.
I più giovani collezionano impronte digitali di se stessi sui social network o reti di messaggistica istantanea, in molti casi, già da piccolissimi. Come può trattenersi un genitore dal comunicare la gioia di una nascita o di un primo compleanno? Speriamo almeno che mamma e papà abbiano selezionato fotografie che in futuro non creino alla prole imbarazzo quando, per esempio, dovrà accedere ad una selezione per una prestigiosa università o una posizione lavorativa di grande responsabilità. Non è facile cancellare in modo definitivo quanto condiviso. Informazioni e dati possono essere rimossi ma, se già prelevati e conservati offline da altri soggetti, potrebbero ricomparire, ricomparire, ricomparire. È questo il motivo per cui essere in possesso di competenze utili a gestire con spirito critico, autonomia e responsabilità la nostra vita digitale sembra essere l’unica via per essere garantiti. Guidare i nostri figli a proteggere la loro e l’altrui reputazione digitale spronandoli a porre grande attenzione a quanto condividono utilizzando gli strumenti digitali è il primo passo da compiere.
I pericoli ci sono, ma ora siamo più pronti: Legge n. 71 del 29 maggio 2017
Tra i fenomeni che, giustamente, possono fare più paura ai genitori è il cyberbullismo. Sempre più spesso la cronaca riporta episodi di giovani vittime prese di mira e aggredite con l’impiego di strumenti digitali e rete.
Ci sono nuovi strumenti su cui oggi possiamo contare? Qual è lo scenario in ambito scolastico? L’ultima novità è la Legge n. 71 del 29 maggio 2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”.
L'obiettivo condiviso è quello di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con la prevenzione, con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti e assicurando l'attuazione degli interventi nell'ambito delle istituzioni scolastiche.
Come da genitore posso tutelare la dignità del minore? Il genitore di un minore in caso di atti di cyberbullismo può richiedere al gestore del sito internet o del social media l'oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet. Qualora l'istanza non ricevesse risposta, un’analoga richiesta può essere rivolta al Garante per la protezione dei dati personali, il quale, entro quarantotto ore dal ricevimento della richiesta, provvede in tal senso. Ma non dimentichiamo, come detto prima, che è più facile prevenire che correre ai ripari. Non facilitiamo la vita ai bulli e difendiamo la nostra privacy condividendo con grandissima parsimonia informazioni e fotografie.
Quali sono le novità in concreto per la scuola? Elementi chiave della Legge n. 71 del 2017 sono la definizione, a cura del MIUR , di linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto nella scuola che prevedono una formazione specifica del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e il coinvolgimento di ex studenti in attività di peer education (ovvero educazione fra pari). Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado sono chiamate a promuovere l'educazione all'uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri connessi all'utilizzo delle tecnologie informatiche, quale elemento trasversale alle diverse discipline curricolari. Il dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo ne informa tempestivamente i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale ovvero i tutori dei minori coinvolti e attiva adeguate azioni di carattere educativo. I regolamenti delle istituzioni scolastiche e il patto educativo di corresponsabilità sono integrati con specifici riferimenti a condotte di cyberbullismo e relative sanzioni disciplinari commisurate alla gravità degli atti compiuti. Inoltre la legge prevedere la realizzazione di progetti personalizzati volti a sostenere i minori vittime di atti di cyberbulli nonchè i minori artefici di tali condotte.
Abitare l’ambiente digitale con competenza
L’impegno di scuola e famiglia a crescere i più giovani come cittadini competenti digitali deve essere continuo e sinergico. Non possiamo rinunciare al potenziale del digitale perché impietriti dal timore di eventuali pericoli. Spirito critico, autonomia e responsabilità sono gli alleati da fare nostri sia che si tratti di abitare l’ambiente analogico che quello digitale. Guidiamo i nostri figli a nuotare nell’oceano della vita.
Mio figlio o mia figlia è vittima di cyberbulli?
Per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
LEGGE 29 maggio 2017, n. 71; in GU del 3 giugno 2017, n. 127
Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo