L’amicizia, il gruppo e la classe
In gruppo per diventare grandi
GENITORI E FIGLI - SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
Non solo scuola e famiglia: anche la relazione con i propri coetanei riveste un ruolo fondamentale nel processo di crescita di bambini e ragazzi, influenzando il rapporto che preadolescenti e adolescenti sviluppano proprio con le due principali agenzie educative.
di Matteo Lancini (leggi la bio)
L’amicizia e la relazione con i coetanei rivestono un ruolo fondamentale nel processo di crescita di bambini e ragazzi. In particolare, in preadolescenza e adolescenza, il vincolo tra coetanei sostiene la realizzazione dei compiti evolutivi di questa fase dello sviluppo in modo determinante.
Il processo separativo e di rimodulazione della relazione di dipendenza con i genitori, il necessario lavoro mentale che serve ad accettare ed integrare nella nuova immagine di sé il corpo con le sue nuove dotazioni, lo sviluppo di un sistema di valori che guidi in modo progressivamente autonomo le proprie scelte e azioni quotidiane, trovano nell’accompagnamento e nel senso di appartenenza offerto dall’amico e dal gruppo un supporto affettivo e psichico fondamentale. Attraverso il percorso che si avvia con la costruzione di una relazione prima con l’amico o l’amica del cuore, o migliore amico/a, che prosegue con la costituzione del piccolo gruppo monosessuale (composto esclusivamente da maschi o femmine) tipico della fase preadolescenziale, fino alla formazione della compagnia caratterizzata dalla presenza di membri di entrambi i generi, l’adolescente lavora mentalmente e si allena alla definizione e costruzione della propria identità.
L’identificazione con coetanei figli di altri genitori e la condivisione di pensieri, affetti ed esperienze all’interno di un nuovo nucleo, alternativo a quello familiare, sono tappe fondamentali per l’acquisizione di una futura posizione adulta. In qualche modo il gruppo svolge una funzione transitoria nel passaggio da figlio dipendente a soggetto autonomo. Il gruppo rappresenta una sorta di nuova famiglia sociale, all’interno della quale sperimentare nuovi aspetti di sé e di messa alla prova delle proprie competenze affettive e relazionali, fondamentali per la scoperta del vero Sé e per l’assunzione di una condizione di soggetto autonomo e responsabile. In questo senso, il gruppo svolge una funzione di sostegno evolutivo decisiva ma non ha un mandato educativo.
Il gruppo dei coetanei non rappresenta un’agenzia educativa e in questo differisce in modo determinate dall’offerta che proviene dalle altre due significative comunità di appartenenza dell’adolescente: la famiglia e la scuola. Proprio per questo, il vincolo che si sviluppa all’interno del gruppo che si forma spontaneamente e che trascorre intere giornate nello stesso luogo e in modo inoperoso è di una qualità del tutto particolare. Il gruppo dei pari età non svolge, se non in modo ridotto, funzioni operative, ma appassionate e intense funzioni affettive, relazionali, contenitive e di sostegno ai suoi appartenenti. Proprio per questo, il gruppo può trasformarsi, come accade in alcuni casi, in un soggetto che agisce pericolosamente verso gli altri, prevaricando e attaccando individui e ambienti estranei al gruppo stesso. Questo accade quando la mente collettiva del gruppo adolescenziale si mette al servizio della risoluzione della noia quotidiana, del senso di inadeguatezza, della mancanza di prospettiva futura dei suoi membri, mettendo in atto comportamenti aggressivi e, a volte, anche molto violenti, in funzione anti depressiva, trasformando l’innocuo gruppo di amici in una banda, o branco, come spesso viene definito dalla stampa televisiva o giornalistica alla ricerca di titoli d’impatto.
Peraltro, al di là del gruppo deviante, è indubbio che negli ultimi anni si siano sviluppate delle condizioni che hanno promosso l’incremento del potere orientativo dei coetanei sulle scelte generazionali e una più marcata dipendenza dei singoli adolescenti dagli amici e dal gruppo. Gli adolescenti odierni sono stati bambini immersi molto precocemente, a partire dall’esperienza dei nidi e delle materne, in ambienti abitati da molti coetanei e sono cresciuti in famiglie che hanno riconosciuto le funzioni vicarie del gruppo dei pari, sin dalla più tenera età dei propri figli. Anche le amicizie dei genitori sono spesso costruite a partire dalle simpatie di bambini piccolissimi, intorno alle quale gli adulti organizzano le proprie frequentazioni. Ai nostri giorni, sembra naturale incontrarsi e conoscersi tra genitori quando i figli si cercano e si trovano bene tra loro. Internet e alcuni format televisivi hanno poi contribuito alla condivisione di miti generazionali che, insieme alla crisi dei grandi valori e alla diffusione del narcisismo, hanno promosso la centralità del successo e della popolarità tra coetanei.
Inevitabilmente, anche la scuola è stata coinvolta da queste trasformazioni. Il gruppo classe odierno, pur rimanendo un gruppo istituzionale a composizione forzata e dunque con caratteristiche e dinamiche diverse da quelle proprie del gruppo spontaneo, è un gruppo sempre più investito di significati affettivi. In passato, infatti, la scuola e il gruppo classe erano quasi esclusivamente intesi come ambienti didattici e formativi, organizzati intorno alla relazione tra ruolo docente e ruolo di studente. Oggi, la cultura adolescenziale, sostenuta da quella genitoriale, interpreta l’ambiente scolastico come luogo di scambio degli affetti, di relazione e socializzazione. Nella mente dei ragazzi e delle ragazze, la scuola non è solo il regno del sapere, il luogo in cui apprendere e acquisire nozioni, ma rappresenta un palcoscenico sul quale mettere in scena tutti gli aspetti di sé. In questo senso, ancor più che in passato, il gruppo classe è investito da grandi aspettative generazionali e il mancato inserimento nel funzionamento psichico del gruppo, e la sensazione di esserne escluso, determinano una sofferenza e un dolore mentale, anche insopportabile. Il crescente fenomeno del ritiro scolastico adolescenziale, che spesso esita nel ritiro sociale, è una testimonianza evidente e drammatica di questa dinamica odierna della scuola, governata, molto più che in passato, dallo sguardo di ritorno e dal potere orientativo dei coetanei. Oggi l’adolescente che entra a scuola non si accontenta di essere un bravo studente, ma ricerca anche una qualche forma di popolarità tra i coetanei e un ruolo riconosciuto all’interno della complessa dinamica affettiva del gruppo classe.