
L'autorevolezza adulta nella mente delle nuove generazioni
Un cambiamento che riguarda entrambe le pricipali agenzie educative: famiglia e scuola
GENITORI, FIGLI E SCUOLA - SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
La destituzione del valore simbolico dell’adulto è un processo che ha riguardato tutte le istituzioni presidiate dagli adulti. A scuola, in oratorio, nello studio di uno psicologo o di un medico, così come nelle università, le ultime generazioni entrano con un atteggiamento diverso nei riguardi del ruolo adulto che le accoglie.
di Matteo Lancini (leggi la bio)
Nascere, crescere e diventare adolescenti all’interno della famiglia affettiva e relazionale promuove rappresentazioni delle funzioni e dei ruoli adulti molto diverse rispetto a quella che hanno abitato la mente dei figli della famiglia tradizionale e normativa. La destituzione del valore simbolico dell’adulto è un processo che ha riguardato tutte le istituzioni presidiate dagli adulti. A scuola, in oratorio, nello studio di uno psicologo o di un medico, così come nelle università, le ultime generazioni entrano con un atteggiamento diverso nei riguardi del ruolo adulto che le accoglie. La famiglia della madre virtuale ha organizzato per loro infanzie molto più espressive e la crisi dell’autorità paterna ha depotenziato ogni necessità di opporsi e di destituire un potere adulto e violento che, volontariamente, i genitori stessi non hanno voluto esercitare. Alle ultime generazioni di adolescenti è stato insegnato che gli adulti non sono a priori detentori di un sapere assoluto e di verità superiori e, anche per questo, non li considerano né terribili avversari, né qualcuno a cui opporsi in nome della realizzazione di sé. Contemporaneamente non trovano ragione di sottomettersi per statuto all’autorità adulta, che pensano invece debba essere conquistata sul terreno della relazione, attraverso la competenza professionale e la capacità di coinvolgere i propri interlocutori nel processo educativo. Nella mente degli adolescenti nati all’epoca della famiglia affettiva e di internet, l’autorevolezza si conquista attraverso la proposta di offerte utili alla crescita, tramite la capacità adulta di costituirsi come risorsa al servizio della valorizzazione del nascente Sé adolescenziale.
Le ragazze e i ragazzi interpretano l’esperienza scolastica odierna non più come governata dal ruolo di studente ma ricercano esperienze quotidiane di valorizzazione e riconoscimento in senso più ampio, un successo personale e affettivo che non si limiti alla dimensione cognitiva e del ruolo sociale di studente ma che trovi riscontro anche tra i docenti e i coetanei in termini di riconoscimento della propria unicità, creatività, bellezza e popolarità. Allo stesso tempo, gli adolescenti odierni si caratterizzano per fragilità e sofferenze di stampo narcisistico, risultando così particolarmente suscettibili rispetto alla percezione di non essere sufficientemente apprezzati e valorizzati. La forte dipendenza nei confronti dello sguardo dell’altro, così come la necessità di sentirsi riconosciuti e di focalizzarsi prevalentemente sulla realizzazione di sé a discapito delle ragioni degli altri sé che abitano la classe, sono alcuni degli elementi alla base degli atteggiamenti spavaldi e prevaricatori messi in scena da alcuni adolescenti a scuola, ma anche dei sempre più diffusi casi di ritiro scolastico e sociale, sostenuti dal pervasivo sentimento della vergogna.
Gli adolescenti odierni sono individui particolarmente permalosi e suscettibili, più esposti rispetto alle generazioni precedenti ai sentimenti di mortificazione derivanti dal divario tra le attese ideali di successo personale e sociale e ciò che si è davvero. Una valutazione di se stessi che avviene a livello intrapsichico, anche in funzione della risposta reale proveniente dai coetanei e dagli adulti significativi. In questo quadro, l’autorevolezza adulta nella mente delle nuove generazioni ha subito una profonda trasformazione. Il cambiamento riguarda entrambe le principali agenzie educative: famiglia e scuola. L’errore più frequente che i genitori di adolescenti rischiano di commettere nel tentativo di riappropriarsi dell’autorevolezza quando temono di averla perduta è cercare di stabilire un tardivo «governo del no», rieditando modelli educativi che non hanno applicato durante l’infanzia dei figli, e che non condividono in modo profondo e sentito. I divieti degli adulti vengono così percepiti come inutili, erogati in funzione dell’urgenza materna e paterna di fare comunque qualcosa di fronte alle trasformazioni e ai nuovi processi decisionali dell’adolescenza, piuttosto che come interventi sintonici alle esigenze del figlio, capaci di farsi davvero carico della complessità e dei momenti di crisi propri di questa delicata fase di sviluppo. Non si tratta in alcun modo di porsi in una posizione relazionale orizzontale ma neanche in una posizione ispirata dalla volontà di negare lo sviluppo, l’affermazione di sé e della necessità di decidere in autonomia del figlio, generata dall’ansia del ruolo genitoriale di fronte alle novità e all’estraneità delle scelte adolescenziali. L’autorevolezza delle madri e dei padri si conquista oggi all’interno della relazione e del dialogo, con la presenza e l’ascolto delle esigenze e dei pensieri dei ragazzi, senza pregiudizio. Non lasciarli soli davanti ai conflitti e ai problemi favorisce lo sviluppo della loro autonomia e del loro senso di responsabilità e fa sì che i genitori possano essere vissuti come un sostegno alla crescita, anziché come un ostacolo, e quindi come figure con cui poter condividere timori, situazioni difficili e stati di crisi evolutiva.
Anche a scuola tutto è cambiato. Il docente che entra in aula non è più avvolto da quell’alone di sacralità che caratterizzava la quotidianità scolastica e universitaria del passato. Figure autoritarie che suscitavano negli allievi sentimenti ambivalenti e, in alcuni casi, di timore e rabbia. Erano i tempi in cui l’arrivo in paese o in città dell’insegnante, figura mitica, era accompagnato dallo sguardo riverente dell’intera popolazione. Oggi, il professore e la professoressa sono chiamati ad affrontare l’aula privi dell’aura simbolica e di un ruolo riconosciuto per statuto nella mente dei componenti il gruppo classe. Come ben espresso da molti insegnanti odierni, oggi si entra in classe nudi, senza un ruolo già riconosciuto, spogliati del valore simbolico di detentore del sapere e dell’autorità. Un nuovo modo di dover interpretare la propria professione, che richiede sostegno e comprensione da parte di tutti, perché certamente più articolato e complesso rispetto a quello del passato. Una sfida che comunque può offrire enorme soddisfazione e nuove forme di gratificazione. L’insegnante oggi è una persona impegnata a conquistare, attraverso la relazione educativa e appassionata, l’attenzione della classe e un seguito partecipe, devoto e autentico come mai in passato. Un’autorevolezza conquistata sul campo e non ottenuta a priori per sottomissione, a partire dal corredo normativo consegnato dallo sguardo di rimprovero adulto che aveva attraversato tutta l’infanzia delle generazioni cresciute all’interno della famiglia tradizionale e normativa. I nuovi modelli educativi familiari e le possibilità di accesso all’informazione offerte da internet promuovono nuove opportunità educative e formative, a patto di intravedere nella minor dipendenza e ambivalenza dei propri studenti una risorsa.