Come costruire un progetto di Alternanza scuola-lavoro

Come costruire un progetto di Alternanza scuola-lavoro

Un processo che parte dalle competenze

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Ogni scuola, in ragione delle proprie esperienze, delle esigenze territoriali e delle norme vigenti, sviluppa e propone dei profili in uscita che caratterizzano la mission e la vision della singola autonomia scolastica. Questa è una ricchezza perché spesso si differenzia l’individuazione delle competenze in quanto quest’ultime sono in parte condizionate dall’analisi dell’offerta territoriale. Alla luce di tutto questo, si può affermare che il fulcro di ogni progetto di Alternanza è dato dalle competenze che si intendono far acquisire allo studente.

di Francesco Valente

La ricerca-azione in campo educativo viene finalizzata ai miglioramenti dell’azione formativa e didattica. Negli anni 60-70 René Barbier in Francia, John Elliott in Inghilterra, ma soprattutto Cesare Scurati in Italia chiariscono che la ricerca–azione implica una “circolarità” fra ricerca e azione, ove la ricerca si genera attraverso l'azione e l'azione di cambiamento attraverso la ricerca.

Nasce spontanea una domanda: la costruzione di un progetto di Alternanza può essere assimilabile a una modalità di ricerca-azione? La risposta non è semplice ma in presenza di una circolarità tra l’ideazione, la progettazione, la realizzazione, l’acquisizione di competenze e la riproposizione, non può essere che affermativa, anzi, è migliorativa in quanto alla ricerca–azione si aggiunge la formazione.

Oggi l’implementazione dell’attività di Alternanza scuola-lavoro è un atto cogente per tutte le istituzioni scolastiche di istruzione secondaria superiore. Partendo da tale obbligo è importante capire come costruire un progetto di ASL.

L’obiettivo è costruire un percorso che possa risultare coerente con i disposti ministeriali, le indicazioni europee, il piano dell’offerta formativa della scuola ma, soprattutto, con le aspettative e le necessità degli studenti. Prima di affrontare le specifiche norme che dettano e regolano i profili culturali dei vari indirizzi di studio, siano essi liceali o professionali, è utile un’analisi delle competenze trasversali condivisibili in ogni indirizzo di studio, ovvero le competenze di cittadinanza. 

Partiamo dalle competenze

Il quadro di riferimento europeo delinea otto competenze chiave:

  • comunicazione nella madre lingua;
  • comunicazione nelle lingue straniere;
  • competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
  • competenza digitale;
  • imparare ad imparare;
  • competenze sociali e civiche;
  • spirito di iniziativa e imprenditorialità;
  • consapevolezza ed espressione culturale.

Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.

Come in tutte le cose, proposte o imposte, vanno recepite e adattate al contesto. È quanto, in relazione alle competenze date, è accaduto in Italia ove, pur non discostandosi dalle indicazioni europee, ci si è limitati a operare delle curvature tali da renderle più corrispondenti alla realtà scolastica italiana.

La riscrittura delle competenze europee si è focalizzata sulla tridimensionalità della persona, del cittadino e del lavoratore di cui la nazione avverte la necessità, fermo restando che le competenze devono essere sempre lette e agite nella loro reale circolarità. Quando si parla di competenze, è utile pensare che non siamo di fronte a contenuti che lo studente deve apprendere per essere valutato dal docente bensì di qualcosa che va perseguita, acquisita, accertata e certificata.

Un ultimo distinguo può riguardare le Competenze relative alla costruzione del Sé e le Competenze relative alle interazioni produttive del Sé con gli altri. Nel primo caso ci riferiamo all’Imparare a Imparare e al Progettare, nel secondo caso al Comunicare, Collaborare e partecipare, Agire in modo autonomo e responsabile, Risolvere problemi, Individuare collegamenti e relazioni e Acquisire ed interpretare l’informazione. Tutto ciò permette di distinguere tra destinatari passivi, sprovvisti delle competenze trasversali necessarie all’odierna società, dai giovani provvisti invece di spirito di iniziativa, pensiero critico, l’inventiva e la creatività, capacità di scegliere e decidere, la capacità di progettare, programmare, pianificare, risolvere situazioni problematiche, gestire le emozioni e le relazioni interpersonali, di valutazione del rischio e di gestione delle situazioni conflittuali.

L’importanza dell’identità di ogni singola autonomia scolastica

Assolto il primo step è necessaria un’ampia e approfondita analisi dei DPR 87, 88 e 89, ovvero i regolamenti che dettano le norme generali relativi al riordino dei vari indirizzi di studio degli istituti di istruzione superiore in attuazione del D. Legge 122 del 2008 e seguenti, volti a una maggiore razionalizzazione e utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, tali da conferire efficacia ed esperienza al sistema scolastico.

Secondo le norme contenute nei regolamenti precedentemente citati, sono riorganizzati e potenziati gli specifici profili educativi, culturali e professionali degli studenti. È importante, quindi, capire le modalità di questo potenziamento alla luce dell’identità che caratterizza i vari indirizzi di studio, o meglio, ogni singola autonomia scolastica.

Ma dove si può ritrovare riflesso il profilo culturale, educativo e professionale dello studente liceale, degli istituti tecnici o professionali se non nel piano triennale dell’offerta formativa? Ogni scuola, in ragione delle proprie esperienze, delle esigenze territoriali e delle norme vigenti, sviluppa e propone dei profili in uscita che caratterizzano la mission e la vision della singola autonomia scolastica. Molteplici ricerche hanno potuto evidenziare che la missione della singola scuola si differenzia in qualche modo dalle scuole delle stessa tipologia di indirizzo. Questa è una ricchezza perché, pur in presenza di un generico profilo generale, spesso si differenzia l’individuazione delle competenze in quanto quest’ultime sono in parte condizionate dall’analisi dell’offerta territoriale. Ciò non implica un diverso livello di formazione, o meglio scuole di serie A e o di serie B, ma solo che, pur in presenza di una buona base culturale ed educativa, gli aspetti professionalizzanti possono variare al variare degli ambiti territoriali e delle necessità contingenti. Ogni scuola, pur partendo dalle stessi basi, esercita un’autonoma curvatura dettata dalle sue esigenze strutturali, organizzative e gestionali, comunque legate alla realtà territoriale.

Come costruire un progetto di Alternanza scuola-lavoro

Alla luce di quanto sopra esposto la domanda ricorrente è: come costruire un progetto di Alternanza scuola-lavoro?

Pur non avendolo dettagliatamente esplicitato, il fulcro di ogni progetto di ASL è dato dalle competenze che si intendono far acquisire allo studente. Ipotizzando di lavorare in un liceo scientifico le possibili curvature didattico-disciplinari sono molteplici. Si potrebbero esplodere le competenze chimico–fisiche o quelle matematiche. Ma anche le competenze relative al disegno e alla storia dell’arte, come le competenze in ambito linguistico o letterario sono da considerare tanto quanto le altre. Chi può sciogliere questo dilemma se non i docenti? Sono loro che in ragione degli orientamenti degli studenti, delle loro conoscenze e abilità, delle possibilità di penetrazione territoriale orientano gli interessati a sviluppare, oltre alle competenze di base e trasversali, le competenze tecniche d’indirizzo. Sono sempre i docenti che, in abito collegiale, concordano e condividono le competenze in uscita che intendono far sviluppare ai propri studenti. All’individuazione delle competenze deve seguire anche l’individuazione delle materie prevalenti, ovvero quegli ambiti disciplinari nei quali si intendono approfondire, verificare, potenziare le conoscenze, abilità e competenze dello studente. È in questo contesto che si gettano le basi anche per una corretta valutazione finale.

Limitando il campo d’azione alle dinamiche valutative liceali ricordo che il DPR 89-2010 regolamenta l’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei. Nello specifico stabilisce che i percorsi liceali devono fornire allo studente “gli strumenti culturali e metodologici per la comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte a situazioni, a fenomeni e ai problemi, e acquisisca conoscenza, abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali ed adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”. A ciò si aggiunge che il secondo biennio ma anche nell’ultimo anno sono finalizzati “all’approfondimento ed allo sviluppo delle conoscenze e delle abilità e alla maturazione delle competenze caratterizzanti le singole articolazioni del sistema liceale”.

La progettazione delle attività di Alternanza scuola-lavoro, per poter sviluppare un progetto coerente con l’indirizzo di studio e le potenzialità dello studente, deve tenere in forte considerazione, oltre alle necessità territoriali e contingenti, quanto contenuto nel regolamento e nelle Indicazioni nazionali.

Prima di passare all’attività pratica, però, è necessario individuare chi fa cosa e quando, delineare all’interno del consiglio di classe quali competenze, alla luce delle capacità personali dello studente, si intendono raggiungere, ed infine domandarsi «Quali sono le materie preminenti intorno alle quali ruota l’attività?».

 

Francesco Valente, ex dirigente scolastico, è esperto di tematiche relative all'Alternanza scuola lavoro. Collabora con Pearson Italia per l'aggiornamento professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti.