
Dirigere scuole in contesti multiculturali
La normativa per accogliere minori stranieri
INCLUSIONE E BES
Il ruolo del dirigente scolastico in un contesto multiculturale e multietnico è centrale e i problemi che le scuole devono affrontare sono tanti e impegnativi. La risposta sta nell’utilizzare un modello di direzione adeguato e considerare le norme come risorsa ai fini dell’accoglienza e dell’inserimento dei minori stranieri.
Premessa
Definisco la scuola che dirigo “colorata” perché la frequentano bambini e ragazzi che parlano cinese, arabo, spagnolo, filippino, russo… e, ovviamente, italiano. Alcuni sono neo-arrivati, altri magari sono nati in Italia, ma a casa parlano solo la loro lingua madre. Per tutti la scuola diventa luogo di accoglienza, di incontro, di confronto, di scambio fra culture e fonte di apprendimento.
Questo fenomeno non riguarda solo le istituzioni scolastiche in aree a forte processo migratorio, ormai tocca la maggioranza delle scuole, infatti nelle nostre città non esistono classi che non siano multietniche e multiculturali. A volte la percentuale degli stranieri è modesta, in altri casi molto alta ma la scuola è comunque sempre posta di fronte a sfide pedagogiche, culturali, organizzative.
Il ruolo del dirigente scolastico in un contesto multiculturale e multietnico è centrale e i problemi che le scuole devono affrontare sono tanti e impegnativi, quali:
- gestire le iscrizioni e la distribuzione degli alunni;
- reperire e organizzare le risorse economiche e umane per l’integrazione;
- orientare l’offerta didattica, linguistica e culturale verso la formazione interculturale.
La risposta sta nell’utilizzare un modello di direzione adeguato e considerare le norme come risorsa ai fini dell’accoglienza e dell’inserimento dei minori stranieri.
La normativa come risorsa
La normativa italiana, che accoglie le direttive comunitarie e internazionali, è quanto mai innovativa in relazione sia all’accoglienza dei minori stranieri nelle scuole sia nella promozione dei percorsi interculturali; per ogni dirigente scolastico e per tutti gli operatori della scuola rappresenta una grande risorsa perché indica orientamenti pedagogici, oltre che organizzativi, per affrontare gli aspetti della quotidianità.
Dal 1989 al 1999 si susseguono una serie di norme significative, riflesso dei cambiamenti in corso nella società, che danno indicazioni in merito all’accesso generalizzato al diritto allo studio, all’apprendimento della lingua italiana e alla valorizzazione della cultura e della lingua d’origine. La legge sull’immigrazione n.40/1998 sottolinea il valore formativo delle differenze linguistiche e culturali. Nel 1999 il regolamento n.394 disciplina la procedura di iscrizione degli studenti stranieri a scuola.
Questi riferimenti normativi avviano un ampio dibattito nelle diverse sedi ministeriali, associative e sindacali: seguono azioni a sostegno del personale impegnato nelle scuole a forte processo immigratorio e sono assegnati, inoltre, dei fondi aggiuntivi per retribuire le attività di insegnamento alle scuole con una percentuale di alunni stranieri e nomadi superiore al 10%. Tale impegno si conferma negli anni a seguire, fino ai giorni nostri, sia pure con risorse economiche inferiori.
Le norme per l'integrazione scolastica si evolvono e arricchiscono parallelamente all'intensificarsi dei flussi d'immigrazione, infatti la C.M. n.24 del 1 marzo 2006 “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” fornisce un quadro riassuntivo d’indicazioni per l’organizzazione di misure per l’inserimento di bambini e ragazzi stranieri.
Nell’ottobre 2007 viene emanato il documento “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri” redatto dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri istituito nel dicembre 2006 presso il Ministero della Pubblica Istruzione.
Il tema delle scuole in area a forte processo migratorio viene ripreso dalle circolari ministeriali sulle iscrizioni. In particolare, in merito alla formazione delle classi, la C.M. n.2 del 2010, che affronta il tema della distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole, pone il limite del 30% di stranieri sul totale degli iscritti di ciascuna classe. Limite, però, che può essere aumentato o ridotto dall’USR.
Il documento più recente, sul quale è bene soffermarsi, viene sottoscritto il 19 febbraio 2014 dal ministro Carrozza: “Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri”. Il testo aggiorna e integra le precedenti disposizioni per i minori stranieri e guarda agli alunni con cittadinanza non italiana, tenendo conto di uno scenario profondamente mutato: il numero di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole passa da 430.000 nel 2006 a 830.000 nel 2014.
La loro distribuzione, però, si è modificata: dalla scuola primaria sono passati alla scuola secondaria di primo e secondo grado. In particolare, sono 200.000 gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti al secondo ciclo di istruzione e, tra questi, l’80% frequenta istituti tecnici e professionali.
Il documento propone indicazioni aggiornate sui temi dell’orientamento scolastico, della valutazione, dell’istruzione e formazione dei giovani e degli adulti. La caratteristica distintiva del fascicolo è quella di offrire alle scuole una selezione ragionata di soluzioni organizzative e didattiche elaborate e realizzate dalle scuole stesse, ovvero delle migliori pratiche già messe in atto per accogliere e accompagnare in modo ottimale i sempre più numerosi ragazzi di origine non italiana che le frequentano.
Come è cambiato il profilo dello studente straniero?
La trasformazione più significativa (e che più incide sui percorsi formativi) riguarda il forte aumento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia e la riduzione del numero dei neo-arrivati.
I nati in Italia e i neo-arrivati sono per la scuola i due lati opposti del “pianeta stranieri”. L’esperienza scolastica di uno studente scolarizzato esclusivamente in Italia è senza dubbio diversa da quella di un neo-immigrato, ma anche da quella di uno studente che ha svolto parte del percorso nel paese natio e parte in Italia. L’ostacolo linguistico non è l’unico, in quanto si accompagna ad altre problematiche interculturali e di integrazione.
In particolare, gli alunni con alle spalle un ambiente familiare non italofono possiedono competenze linguistiche limitate in famiglia, che non garantiscono loro un sostegno adeguato nel percorso di acquisizione delle competenze di base, alimentando un sentimento di insicurezza linguistica. In alcuni casi, però, questi studenti sono molto competenti nella lingua d’origine per l’elevato grado di scolarizzazione delle famiglie e/o perché studiano contemporaneamente la lingua madre e l’italiano L2.
Le maggiori criticità si addensano nella scuola secondaria di I e II grado, in cui si verificano maggiormente ritardi scolastici, ripetenze e pessime performance scolastiche. È qui che si concentra la necessità di realizzare interventi di prevenzione dell’insuccesso e della dispersione scolastica e formativa.
Gli studenti con cittadinanza non italiana sono valutati nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Tuttavia "Nella sua accezione formativa, la valutazione degli alunni stranieri, soprattutto di quelli di recente immigrazione o non italofoni, pone diverse questioni… ma in particolare la necessità di tener conto del percorso di apprendimento dei singoli studenti” (Linee guida).
Utile l’opportunità di prevedere una valutazione per gli alunni stranieri neo-arrivati modulata in modo specifico e attenta alla complessa esperienza umana di apprendere in un contesto culturale e linguistico nuovo, senza abbassare gli obiettivi richiesti.
Dall’analisi attenta delle Linee Guida emergono indicazioni operative specifiche in merito alle attività per i neo-arrivati, sulla valorizzazione del plurilinguismo e sulla formazione del personale scolastico. La norma insiste molto sulla necessità di contrastare i ritardi scolastici attraverso interventi strategici sia per l'apprendimento dell’italiano lingua 2 che per l’acquisizione della lingua italiana come lingua veicolare di studio per apprendere i contenuti disciplinari.
Le Linee Guida, così come il modello scolastico italiano, si distinguono quindi per le proposte inclusive. I minori stranieri sono una delle categorie deboli che deve essere tutelata, accolta e ascoltata. Compito dei dirigenti scolastici e dei docenti è quello di fare propri i suggerimenti per gestire il cambiamento.
Bibliografia:
- Circolare Ministeriale 8 settembre 1989 n.301 “Inserimento minori stranieri nella scuola dell’obbligo: promozione e coordinamento delle iniziative per l’esercizio del diritto allo studio”
- Circolare Ministeriale 22 luglio 1990 n.205 “La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri”
- Circolare Ministeriale 2 marzo 1994 n.73 “Dialogo interculturale e convivenza democratica: l’impegno progettuale della scuola”
- Legge 6 marzo 1998 n.40 “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione di straniero”
- Decreto del Presidente della repubblica 31 agosto 1999 n.394 “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero”
- Circolare Ministeriale 26 ottobre 2002 n.155 “Scuole collocate in area a forte processo migratorio”
- Circolare Ministeriale 1 marzo 2006 n.24 “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”
- Documento Ministeriale ottobre 2007 “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri”
- Circolare Ministeriale 8 gennaio 2010 n.2 “Integrazione alunni con cittadinanza non italiana”
- Nota Ministeriale 19 febbraio 2014 n.4233 “Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri”