Perché parlare di BES?

Perché parlare di BES e di inlcusione?

Non solo per legge: una realtà di tutte le scuole

DIRIGENTI SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA

Se ci si ponesse una simile domanda, proprio nella scuola, sarebbe come chiedersi "Perché occuparci dei bambini e di ragazzi?". Un assurdo paradosso in un ambiente che, per antonomasia, è luogo deputato alla loro crescita e alla loro educazione.

di Agostino Miele

Ogni insegnante sa per esperienza che le classi non sono più omogenee come una volta, nelle classi si trovano insieme bambini/ragazzi con problematicità più o meno complesse e differenti fra loro, studenti con disabilità cognitiva o fisica, con disturbo specifico o aspecifico di apprendimento, con disturbo dello spettro autistico, con disagio socio-culturale, con disagio psicologico, studenti stranieri che non parlano l’italiano e infine minori stranieri non accompagnati.

Se pensiamo a qualche decennio fa, alcune parole erano del tutto assenti nella programmazione scolastica: POF (Piano dell’Offerta Formativa), PDP (Piano Didattico Personalizzato), PEI (Piano Educativo Individualizzato), PAI (Piano Annuale per l’Inclusione ), DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), DVA (Alunni Diversamente Abili), ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health o Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder o Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), FIL (Funzionamento Intellettivo Limite), NAI (Neo Arrivati in Italia), DOP (Disturbi Oppositivi Provocatori) e BES acronimo di Bisogni Educativi Speciali.

Viviamo in una società in cui con difficoltà ci relazioniamo in maniera ottimale rispetto a coloro che percepiamo come “diversi dalla media” o semplicemente diversi da noie dai nostri interessi diretti: il legislatore per la scuola ha quindi normato il diritto di tutti gli studenti al “successo formativo”, diritto codificato dal D.P.R. 275/1991: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche […] si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.

Al di là degli aspetti normativi e applicativi, la Direttiva BES e le successive circolari e note esplicative spostano di fatto l’attenzione dalle procedure di certificazione all’analisi dei bisogni di ciascun studente ed estendono, in modo definitivo, a tutti i bambini e a tutti i ragazzi in difficoltà il diritto – e quindi il dovere per tutti i docenti – alla personalizzazione dell’apprendimento.

L’insegnante non ha solo l’obbligo strettamente professionale di trasmettere agli studenti valori e conoscenze, di curare l’acquisizione di capacità e competenze, ma anche quello molto impegnativo della “cura dell’altro” e, solo se fa proprio questo valore, può garantire ad ogni studente opportunità di crescita e di conoscenze. È questa un’operazione difficile e complessa, richiede conoscenza oltre che della propria disciplina specifica, anche delle problematiche dei bambini e dei ragazzi in crescita. Significa spostare l’attenzione dalle procedure di certificazione all’analisi dei bisogni di ciascuno studente e quindi estendere a tutti e soprattutto ai ragazzi con difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, e garantire a tutta la classe il diritto a fruire della stessa opportunità di crescita, e rendere reale l’accesso all’istruzione e al benessere che la legge sancisce uguale per tutti.

Occuparsi di ragazzi con bisogni educativi speciali costituisce, di fatto, un fattore di garanzia rispetto ai processi di sviluppo di ciascuno dei nostri studenti. Equivale ad azioni vere per la piena valorizzazione delle potenzialità di ognuno; significa occuparsi in maniera efficace di tutti coloro che hanno una qualche difficoltà; corrisponde alla capacità dell'adulto di accorgersi delle difficoltà, di riconoscerle tutte e, soprattutto, di intervenire per tempo; significa lavorare per formare i cittadini di domani creando, all'interno dei processi educativi, le condizioni più favorevoli perché ognuno realizzi con successo il proprio apprendimento.

In particolare scoprire i punti di forza degli studenti con Bisogni Educativi Speciali, individuare gli strumenti che consentono di sviluppare al meglio le loro potenzialità, oltre che un dovere professionale, è un dovere morale e garantisce un utilizzo più efficiente delle risorse con benefici per tutta la società.
Insegnanti che si occupano di Bisogni Educativi Speciali consentono di trasferire attraverso il vissuto quotidiano valori di rispetto, equità e partecipazione a tutta la comunità scolastica, alle famiglie, al tessuto sociale in cui si opera.

È un trasferimento evidente di valori e di modelli all'intera comunità senza l'utilizzo di etichette diagnostiche ma attraverso opportune pratiche fondate sulla conoscenza dei processi cognitivi, emotivi e relazionali che non intendono favorire improprie facilitazioni ma, piuttosto, rimuovere quanto può ostacolare un conforme percorso di apprendimento. Il trasferimento di valori dalla scuola alla società innesca un processo virtuoso di crescita di democrazia che è il rispetto dei diritti della persona.
Di conseguenza una società che si occupa con competenza ed efficacia di Bisogni Educativi Speciali nella scuola abbandona un atteggiamento assistenzialista, punta a scoprire e a far fruttare i talenti, a liberare nuove energie, a promuovere l’autonomia, a garantire il rispetto della persona. È una società che diventa più equa e più umana perché “riconosce i diritti inviolabili dell’uomo”. È questa una sfida ambiziosa che necessita di collaborazioni combinate ed efficaci. Una sfida che richiede impegno e tempo.

A differenza dei vegetali e degli animali, l’uomo diventa tale solo attraverso l’educazione, come già affermava Kant: “uomini non si nasce ma si diventa attraverso l’educazione!”.

 

Agostino Miele, dirigente Scolastico, collabora con Pearson Italia per l'aggiornamento professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti.
È formatore su vari temi quali le problematiche per gli alunni con BES, formatore sull’esame di stato negli istituti secondari di secondo grado, formatore per dirigenti scolastici su tematiche relative alla professione. È autore del Quaderno Pearson Academy Alternanza scuola-lavoro. Come e perché rivolto ai docenti della Scuola secondaria di secondo grado.