Percorsi di istruzione professionale: cosa cambia?

Un’analisi delle nuove Linee guida

RIFORME E NOVITÀ NORMATIVE

Le Linee guida del 2019 hanno modificato l’assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale: undici indirizzi di studio, spazi di flessibilità, Piano Formativo individuale e Quadro Nazionale delle Qualificazioni. Proponiamo un’analisi dettagliata della questione a cura di Agostino Miele.

di Agostino Miele

Dopo l’emanazione del Decreto Interministeriale 24 maggio 2018, n. 92, con il Decreto Direttoriale n. 1400 del 25 settembre 2019 sono state pubblicate le Linee guida per favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale (IP). Le Linee guida sono rivolte ai docenti, al personale ATA, ai dirigenti scolastici e ai rappresentanti degli organi collegiali degli istituti coinvolti nell’attivazione dei nuovi percorsi di IP.
Si vuole porre l’attenzione al raccordo di tutta la filiera dell'educazione tecnica e professionale (Filiera TVET, Technical and Vocational Education and Training), fissando obiettivi comuni al fine di realizzare l’effettiva integrazione, l’ampliamento e la differenziazione dei percorsi in rapporto alle esigenze e alle specificità territoriali e per sostenere la collaborazione tra le istituzioni scolastiche di IP e le istituzioni formative di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP).
Le Linee guida sono strutturate in due parti: la prima fornisce un quadro di riferimento interpretativo e metodologico, la seconda riporta i traguardi intermedi di apprendimento, da utilizzare sia per i passaggi e i raccordi, sia per la declinazione dei percorsi di IP. Esaminiamo i punti fondamentali del documento, il cui testo completo è reperibile sul sito del Miur.

I nuovi profili in uscita

Gli undici indirizzi di studio previsti sono:

a) Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane;
b) Pesca commerciale e produzioni ittiche;
c) Industria e artigianato per il Made in Italy;
d) Manutenzione e assistenza tecnica;
e) Gestione delle acque e risanamento ambientale;
f) Servizi commerciali;
g) Enogastronomia e ospitalità alberghiera;
h) Servizi culturali e dello spettacolo;
i) Servizi per la sanità e l’assistenza sociale;
l) Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
m) Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

L’impianto del nuovo ordinamento dell’istruzione professionale affida alle scuole il ruolo strategico di costruire stabili alleanze formative con il sistema produttivo. Per consolidare il legame con il mondo del lavoro e delle professioni, ciascuno degli undici indirizzi di studio è stato correlato a una o più delle attività economiche referenziate ai codici ATECO (AT-tività ECO-nomiche), una classificazione adottata dall’ISTAT per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico. La declinazione fa, inoltre, riferimento anche alla Nomenclatura e classificazione delle Unità Professionali (NUP), uno strumento adottato dall’ISTAT per classificare e rappresentare le professioni, riconducendole nel mercato del lavoro all’interno di un numero limitato di raggruppamenti professionali.

Il diploma finale, che si consegue al termine del quinto anno con il superamento dell’Esame di Stato, dovrà essere compilato con riferimento al codice ATECO attribuito a ciascun indirizzo in base all’allegato 2 al DM n. 92/2018 e questo viene allegato il curriculum della studentessa e dello studente. Nel caso di declinazione degli indirizzi e dei profili unitari in percorsi formativi specifici corrispondenti alle esigenze del territorio, il curriculum indica anche il riferimento all’eventuale articolazione del codice ATECO adottato dalla scuola, alla NUP adottata dall’ISTAT, nonché ai crediti maturati per l’acquisizione del certificato di specializzazione tecnica superiore (IFTS), dove previsto dalla programmazione delle singole Regioni.

Gli indirizzi di studio sono strutturati in:

attività e insegnamenti di istruzione generale, comuni a tutti gli indirizzi, riferiti all’asse culturale dei linguaggi, all’asse matematico e all’asse storico sociale;
attività e insegnamenti di indirizzo riferiti all’asse scientifico, tecnologico e professionale e, nel caso di presenza di una seconda lingua straniera, all’asse dei linguaggi.

L’assetto organizzativo: biennio e triennio

Il biennio presenta una struttura unitaria per consentire il raggiungimento degli obiettivi fondamentali dell’obbligo di istruzione e creare le basi di una formazione professionalizzante. Il relativo quadro orario comprende 2112 ore complessive, suddivise in 1188 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e in 924 ore di attività e insegnamenti di indirizzo, comprensive del tempo da destinare al potenziamento dei laboratori, grazie alla disponibilità di 396 ore complessive di compresenza (equivalenti a 6 ore settimanali per ciascuna annualità).
Il successivo triennio è articolato con una struttura oraria ripartita in un terzo, quarto e quinto anno e si caratterizza per la prevalenza delle ore dell’Area di indirizzo rispetto a quelle dell’Area di istruzione generale, nonché per una più incisiva dimensione laboratoriale.
Per ciascun anno del triennio, l'orario scolastico è di 1056 ore, articolate in 462 ore di attività e insegnamenti di istruzione generale e in 594 ore di attività e insegnamenti di indirizzo.

Alcuni punti di forza

La quota di autonomia del curricolo pari al 20% dell'orario complessivo del biennio e del successivo triennio, consente alle scuole di utilizzare parte delle ore «per il perseguimento degli obiettivi di apprendimento relativi al profilo di uscita di ciascun indirizzo di studio e per potenziare gli insegnamenti obbligatori, con particolare riferimento alle attività di laboratorio».
Gli spazi di flessibilità, pari ad un massimo del 40%, riguardano il triennio finale dei percorsi di studi e costituiscono lo strumento attraverso il quale realizzare percorsi formativi, rispondenti alle vocazioni del territorio e alle esigenze poste dall’innovazione tecnologica e dai fabbisogni espressi dal mondo del lavoro e delle professioni, in coerenza con le priorità indicate dalle Regioni nella propria programmazione.
Le Linee guida prevedono, inoltre, la possibilità di stipulare contratti d’opera con esperti del mondo del lavoro e delle professioni per definire i percorsi di IP. Gli esperti debbono essere in possesso delle necessarie competenze specialistiche funzionali allo scopo e di una esperienza professionale maturata in relazione alle aree di attività economica o ai settori produttivi cui afferisce l'indirizzo per il quale risulta necessario il ricorso a figure esterne.

Comitato tecnico-scientifico, Dipartimenti e Paternariati Territoriali

Il Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) riveste un ruolo fondamentale per realizzare collaborazioni tra scuola e mondo del lavoro e per creare opportunità di raccordo sinergico tra gli obiettivi educativi della scuola, le esigenze del territorio, i fabbisogni professionali espressi dal mondo produttivo e quelli formativi. I Dipartimenti sono il luogo di confronto tra docenti nella programmazione didattica, alla scelta dei libri di testo, ai sussidi didattici, nel rispetto della libertà di insegnamento.
Ricordiamo, infine, i Partenariati Territoriali che assumono l’aspetto di un nuovo patto sociale, culturale, economico e politico rappresentativo della situazione dinamica di interazione a livello locale, nazionale e internazionale con una molteplicità di soggetti per l'arricchimento dell'offerta formativa. Tali accordi possono assumere diverse forme giuridiche (convenzioni, accordi di progetto ecc.) a seconda dei ruoli dei partner e delle modalità di interazione fra essi.

L’assetto didattico dei percorsi

Agli istituti viene chiesto di:

progettare l’offerta formativa secondo un approccio “per competenze” su base interdisciplinare;
rinnovare la didattica in chiave metodologica, favorendo il coinvolgimento attivo degli studenti e l’espressione dei loro stili cognitivi, e, nel contempo, assicurando agli studenti un adeguato grado di personalizzazione del curricolo;
rendere coerente l’impianto valutativo rispetto a tali orientamenti.

In quest’ottica, la norma contiene indicazioni “prescrittive” sugli strumenti da utilizzare quali: l’Unità di Apprendimento (UdA), il Progetto Formativo Individuale (PFI), il bilancio personale e i periodi didattici.
L’UdA viene definita nel Regolamento nel modo seguente: «insieme autonomamente significativo di competenze, abilità e conoscenze in cui è organizzato il percorso formativo della studentessa e dello studente; costituisce il necessario riferimento per la valutazione, la certificazione e il riconoscimento dei crediti, soprattutto nel caso di passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione. Le UdA partono da obiettivi formativi adatti e significativi, sviluppano appositi percorsi di metodo e di contenuto, tramite i quali si valuta il livello delle conoscenze e delle abilità acquisite e la misura in cui la studentessa e lo studente hanno maturato le competenze attese».

Progetto Formativo Individuale (PFI)

Il PFI rappresenta lo strumento per l’individuazione dei bisogni formativi di ogni studente, il riconoscimento dei crediti, la definizione degli obiettivi individuali da perseguire, la formalizzazione del curricolo individualizzato con la relativa documentazione del percorso di studi. Sostituisce qualsiasi documento finalizzato alla definizione di modalità didattiche personalizzate per gli alunni con bisogni educativi speciali (BES), alla documentazione delle attività di accoglienza per gli alunni stranieri, alla gestione di “passerelle” o passaggi fra ordini di scuola o sistemi diversi; in particolare, per gli alunni a forte rischio di esclusione sociale, devianza e abbandono scolastico, deve individuare gli obiettivi primari in termini di contenimento e partecipazione.
Per tali alunni rivestiranno particolare importanza le attività di orientamento e riorientamento e rimangono vigenti le norme e le indicazioni per la progettazione didattica e la personalizzazione dei percorsi degli studenti in condizione di disabilità e con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
La partecipazione dello studente e della famiglia è garantita dal tutor, il quale:

● accoglie, incoraggia e accompagna lo studente;
● redige il bilancio iniziale, sentita anche l’istituzione scolastica o formativa di provenienza e consulta i genitori;
● redige la bozza di PFI da sottoporre al consiglio di classe, avanzando proposte per il riconoscimento delle esperienze e competenze pregresse e ai fini della personalizzazione, curando le attività per il recupero e/o il consolidamento delle competenze;
● monitora, orienta e riorienta lo studente;
● svolge la funzione di “tutor scolastico” in relazione ai PCTO o altre attività esterne, curando le varie relazioni a livello territoriale;
● propone al consiglio di classe eventuali modifiche al PFI che tiene costantemente aggiornato.

Strumenti per la declinazione dei percorsi di IP

Il punto di riferimento, quando si parla di competenze, è rappresentato dall’European Qualification Framework (EQF): esso è un modello per la certificazione delle competenze dei cittadini conseguite mediante l’apprendimento formale (i percorsi scolastici, formativi e universitari), non formale e informale, strutturato in otto livelli crescenti di padronanza delle competenze articolate in conoscenze e abilità ed espresse come «risultati di apprendimento».

L’Italia ha istituito il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ), dispositivo nazionale per la referenziazione delle qualificazioni italiane all’EQF, che si basa su una serie di descrittori di risultati di apprendimento espressi in termini di competenze, identificate attraverso dimensioni che esprimono i risultati minimi attesi per quanto riguarda ciò che l’individuo dovrebbe conoscere ed essere in grado di fare. I risultati intermedi di apprendimento al termine del primo biennio, del terzo, quarto e quinto anno sono stati sviluppati in coerenza con i descrittori relativi ai diversi livelli di qualificazione del QNQ come descritto nella tabella a fianco.

La declinazione intermedia dei risultati di apprendimento, inoltre, tiene espressamente conto delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente indicate nella Raccomandazione del Consiglio europeo del 22 maggio 2018.
I Profili finali di uscita dai diversi indirizzi degli istituti professionali sono costituiti da competenze personali, culturali e professionali caratteristiche dell’indirizzo di studi, integrate con le competenze chiave europee.

La metodologia utilizzata per la declinazione dei risultati intermedi

Per le attività e gli insegnamenti di istruzione generale comuni a tutti gli indirizzi, la declinazione dei risultati di apprendimento intermedi è stata eseguita in relazione alle dodici competenze riportate nell’Allegato 1 al Regolamento, con riferimento ai livelli di autonomia e responsabilità. Per le aree di indirizzo, sulla base dei descrittori del QNQ, sono stabiliti i livelli minimi ed essenziali di abilità e conoscenze rispetto ai livelli di competenze considerati.
Definiamo meglio questi quattro punti cardine della metodologia:

● Le abilità sono esplicitate con riferimento alla componente pratica, intesa nella sua natura procedurale, tecnica e professionale e alle componenti cognitive, di interazione sociale e di attivazione e risoluzione di problemi di crescente complessità.
● Le conoscenze sono dichiarate con riferimento alla dimensione concettuale e fattuale, che esprime il passaggio da dimensioni di natura essenzialmente concrete e ancorate ai fatti, in contesti noti e strutturati, a dimensioni concettuali e astratte più articolate che richiedono capacità riflessive e interpretative per agire in contesti mutevoli.
● L’autonomia esprime i margini di indipendenza delle attività.
● La responsabilità è l’elemento decisionale che un allievo applica e mette in campo per il raggiungimento di un risultato.

Forniamo i tre allegati alle Linee Guida

Allegato A
Risultati di apprendimento intermedi del profilo di uscita dei percorsi di istruzione professionale per le attività e gli insegnamenti di area generale.
Allegato B
Risultati di apprendimento intermedi del profilo di uscita dei percorsi di istruzione professionale per le attività e gli insegnamenti di area generale riferiti ai livelli QNQ e agli assi culturali.
Allegato C
Schede riepilogative dei risultati di apprendimento intermedi relativi ai vari indirizzi di studi.

 

Agostino Miele: Dirigente Scolastico, collabora con Pearson Italia ed è autore di Quaderni Pearson Academy per l'aggiornamento professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti.
È formatore su vari temi quali le problematiche per gli alunni con BES, formatore sull’Esame di stato negli istituti secondari di secondo grado, formatore per dirigenti scolastici su tematiche relative alla professione.

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