
Rendicontare il PTOF alle famiglie
La strategia per sviluppare il piacere di collaborare, fare progettare e condividere
BILANCIO SOCIALE
Dare conto delle dinamiche scolastiche e del susseguirsi delle pratiche didattiche alla luce dei documenti ministeriali non è cosa facile per la convergenza di una molteplicità di fattori interni ed esterni alla scuola. Ma non bisogna dimenticare che un franco, attivo e costruttivo coinvolgimento degli stakeholders può aiutare la costruzione di buone relazioni, interne ed esterne.
di Francesco Valente
Iniziamo questa riflessione cercando di capire cosa sono e che cosa rappresentano per le scuole una serie di documenti, tra cui il PTOF e il RAV, e quali sono i momenti salienti dell’accountability scolastica.
I valori, i principi e le finalità che animano le istituzioni scolastiche sono rintracciabili nel PTOF ma per rendicontare i processi e le azioni posti in essere nella scuola è necessario rendere chiare e comprensibili anche le specifiche sulla visione e missione. Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado devono esplicitare coerentemente i focus principali su cui intendono far leva, gli aspetti procedurali e tecnici, la struttura organizzativa con i suoi organi di governo e, non ultimo, le modalità di rilevazione dei dati valutativi ed il conseguente processo di controllo.
La rendicontazione del realizzato, partendo dal dichiarato, prende spunto da una serie di capisaldi e coinvolge una molteplicità di elementi caratterizzanti, tra cui:
- il piano triennale dell’offerta formativa (PTOF);
- il rapporto di autovalutazione (RAV);
- il piano di miglioramento;
- l’atto di indirizzo del dirigente scolastico,
e non può prescindere dalla rete di soggetti con i quali la scuola collabora.
Dall’analisi di questi documenti si può ben capire come le scuole vivono quotidianamente la complessità normativa e organizzativa, quali sono le modalità operative per poter sviluppare un processo di apprendimento al passo con i tempi e per condividere le azioni e i progetti con i propri portatori di interesse. Il documento che sintetizza e racchiude l’intero iter è il PTOF.
Il Piano dell'offerta formativa è la carta d'identità della scuola e come tale delinea ed esplicita le linee distintive nelle sue varie forme: culturali, progettuali e organizzative. È un documento dinamico, flessibile e molto attuale, soprattutto alla luce della Legge 53/03 e del seguente D. Lgs 59/04 che ha consentito alle scuole di dotarsi di piani di studio personalizzati, ovvero di percorsi formativi individualizzati e caratterizzanti nel rispetto degli obiettivi generali ed educativi definiti a livello nazionale. Nel PTOF è ravvisabile la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia. È elaborato dal Collegio docenti sulla scorta dell’atto d’indirizzo del dirigente scolastico, passato al vaglio delle diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio, e la sua approvazione ha luogo in seno al consiglio di istituto.
La Legge 107/15 ha rimodulato le linee per l’elaborazione del Piano dell’offerta formativa portando la sua durata a triennale, con rivedibilità annuale, e assegnando nuove competenze al dirigente scolastico che, in virtù del comma 14 che ha novellato l’art.3 del DPR n.275/99, assume un ruolo preminente. Egli è chiamato a delineare al Collegio docenti gli indirizzi relativi alle attività della scuola e alle scelte di gestione e di amministrazione, nonostante poi l’elaborazione del piano dell’offerta formativa rimanga di pertinenza del Collegio docenti stesso.
La predisposizione del piano deve essere coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi ma deve anche riflettere sulle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, in particolare deve condividere l’azione educativa con le famiglie. La scuola deve ascoltare e comprendere le aspettative delle famiglie in quando sono loro che valutano le istituzioni scolastiche e le relative offerte formative per poi decidere l’eventuale iscrizione.
La complessità sociale odierna e l’alto tasso di studenti non italofoni hanno indotto diverse famiglie a iscrivere i propri figli in scuole lontane dal proprio quartiere. Tale fenomeno, definito White flight, è stato analizzato nell’ambito del laboratorio per le politiche sociali da docenti e studenti del politecnico di Milano. L’università ha fotografato la situazione nelle varie aree della città dove circa un quarto dei cittadini iscrivono i propri figli a scuole private, mentre il 30% opta per scuole pubbliche site verso il centro della città.
Nello specifico la fuga di studenti italiani da alcuni quartieri milanesi – come ad esempio nelle zone attorno a via Padova, via Corvetto, via Giambellino e piazzale Maciachini – varia dal 50 all’80%. Il trasferimento di studenti presenta un trend inverso in via Sarpi dove la scelta di scuole lontane dal proprio quartiere è scesa al 25% grazie ad una attenta ed apprezzata offerta didattica proposta e realizzata dalle scuole del quartiere.
Il White Flight è un fenomeno presente, anche se in forma ridotta, in tutte le province lombarde e genera, oltre alle problematiche legate alla riorganizzazione delle scuole, anche una serie di problematiche aggiuntive per le famiglie. Dall’analisi del fenomeno emerge che il PTOF è la stella polare nell’universo della legislazione scolastica, in grado di aiutare e indirizzare studenti e genitori nella scelta della scuola. In questo universo una norma propedeutica ma rigenerante che, focalizzandosi sui processi scolastici, esprime la capacità della scuola di compiere un'autentica autoanalisi dei propri punti di forza e di criticità e ne risalta pregi e difetti, è il Rapporto di autovalutazione (RAV).
La Direttiva 11 del 2014, costitutiva del RAV, individua:
- le priorità strategiche della valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione;
- i criteri generali per assicurare l'autonomia del contingente ispettivo;
- i criteri generali per la valorizzazione delle scuole del sistema scolastico nazionale, statali e paritarie, nel processo di autovalutazione.
I criteri su cui si basa il rapporto di autovalutazione sono:
- focalizzazione, capacità di fornire un quadro dell’Istituto fondato su elementi essenziali e strategicamente rilevanti;
- lettura critica, capacità di interpretare tale quadro analizzandone le principali forze e debolezze;
- riferimento ad evidenze, capacità di poggiare le proprie argomentazioni su procedure di rilevazione e dati empiricamente osservabili e/o quantificabili;
- visione proattiva, capacità di orientare lo sguardo autovalutativo nella direzione del piano di miglioramento;
- coerenza interna, capacità di connettere ed integrare le diverse parti descrittive, valutative e migliorative di cui si compone;
- contestualizzazione, capacità di prestare attenzione alle peculiarità dello specifico contesto in cui si situa l’Istituto scolastico.
Fermo restando i criteri di efficacia formativa, efficienza organizzativa e trasparenza, ai quali è improntata l’attività della scuola, l’analisi dei punti di forza e di debolezza del sistema e le aree di intervento sono rappresentate nel rapporto di autovalutazione. Esso analizza gli esiti e le carenze anche alla luce dei risultati nelle prove standardizzate nazionali e puntualizza i possibili sviluppi migliorativi in relazione all’ampliamento dell’offerta formativa, all’incremento delle attività laboratoriali, alla valorizzazione delle eccellenze, alle modalità di inclusione, ecc. Sulla base delle priorità e dei traguardi individuati nel RAV, la dirigenza e il nucleo di valutazione puntualizza e pone in evidenza nel piano di miglioramento le necessarie azioni per raggiungere i traguardi connessi alle priorità evidenziate.
La scelta degli obiettivi di processo nell’ottica delle priorità individuate, la decisione delle azioni più opportune per raggiungimento degli obiettivi scelti, la pianificazione degli obiettivi di processo concordati, nonché la condivisione e la diffusione dei risultati rappresenteranno la struttura portante del piano di miglioramento.
Questa successione logica di progettazione, implementazione, assestamenti, valutazione e miglioramenti porta alla rivalutazione e rimodulazione del piano dell’offerta formativa. Su tale base si innesta l’atto d’indirizzo del dirigente scolastico, in applicazione dell’art. 1, comma 14 della legge 107/15, che detta le attività della scuola e le scelte di gestione e di amministrazione, ponendo in evidenza:
- le priorità, i traguardi e gli obiettivi individuati dal rapporto di autovalutazione e il conseguente piano di miglioramento di cui all’art.6, comma 1, del DPR 80/13, parte integrante del Piano;
- la definizione delle attività per il recupero e il potenziamento del profitto, alla luce dei risultati delle rilevazioni INVALSI;
- il potenziamento delle relazioni scuola-famiglia e la rendicontazione costante delle attività della scuola.
In questo susseguirsi di azioni, monitoraggi, valutazioni e aggiornamenti annuali legati al PTOF, il clima e le relazioni assumono un ruolo fondamentale. Un clima esacerbato non aiuta la crescita dei rapporti umani e lavorativi, fa venir meno il piacere di collaborare, fare progettare e condividere. Un franco, attivo e costruttivo coinvolgimento degli stakeholders aiuta le buone relazioni interne ed esterne ed è per tal motivo utile, quasi indispensabile, dare annualmente conto delle attività, dei punti di forza e delle necessità di miglioramento di cui la scuola necessita.