La revisione degli Istituti Professionali: il Decreto Legislativo n. 61/2017

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Maggiori possibilità di scelta da parte degli studenti degli Istituti professionali

RIFORME E NOVITÀ NORMATIVE

Qual è la natura e quali sono gli obiettivi dei percorsi educativi degli Istituti professionali? Di seguito una riflessione alla luce delle normative vigenti, aggiornate con il più recente Decreto Legislativo approvato nel corso del 2017.

di Francesco Valente

Prima di addentrarci nella revisione dei percorsi degli Istituti professionali è necessario partire dall’identità degli stessi stabilita dal DPR n.87/2010. In sintesi le scuole professionali devono avere una “solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento, considerato nella sua dimensione sistemica per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso all’università e all’istruzione e formazione tecnica superiore”.
Il Decreto Legislativo 61/2017 allarga gli orizzonti affermando che gli Istituti professionali sono “scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica” la cui finalità è quella di “formare gli studenti ad arti, mestieri e professioni strategici per l’economia del Paese per un saper fare di qualità comunemente denominato «Made in Italy», nonché di garantire che le competenze acquisite nei percorsi di istruzione professionale consentano una facile transizione nel mondo del lavoro e delle professioni”. Nell’attività di orientamento basterebbe citare l’identità e le finalità sopra citate per incuriosire e far riflettere gli studenti e le loro famiglie sulle future scelte se poi a ciò si aggiunge che il legislatore con il D. Lgs n61/2017 ha ampliato gli indirizzi di studio l’orizzonte diviene ancora più chiaro.

Un ulteriore input potrebbe giungere dal Profilo educativo, culturale e professionale (P.E.Cu.P.) dello studente che “si basa su una dimensione connotata da uno stretto raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni, ispirato ai modelli duali di apprendimento promossi dall’Ue per intrecciare istruzione, formazione e lavoro (Vocational Education and Training - VET) e da una personalizzazione dei percorsi resa riconoscibile e comunicabile dal Progetto formativo individuale, idonea a consentire a tutti gli studenti di rafforzare e innalzare le proprie competenze chiave di cittadinanza, a partire da quelle che caratterizzano l’obbligo di istruzione di cui al regolamento emanato con decreto del Ministro della pubblica istruzione 22 agosto 2007, n. 139 e, nel contempo, avere migliori prospettive di occupabilità”.
Le nuove disposizioni legislative hanno potenziato ed ampliata “la figura del «qualificato» del passato, per delineare un lavoratore consapevole dei propri mezzi, imprenditivo, che ama accettare le sfide con una disposizione alla cooperazione, che è in grado di mobilitare competenze e risorse personali per risolvere i problemi posti entro il contesto lavorativo di riferimento”.

Nell’allegato A del Decreto Legislativo 13 aprile 2017 , n. 61 si rileva che a conclusione dei percorsi istituti professionali gli studenti sono in grado di: “agire in riferimento ad un sistema di valori, coerenti con i principi della Costituzione, in base ai quali essere in grado di valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali, sociali e professionali; utilizzare gli strumenti culturali e metodologici acquisiti per porsi con atteggiamento razionale, critico, creativo e responsabile nei confronti della realtà, dei suoi fenomeni e dei suoi problemi, anche ai fini dell’apprendimento permanente; […] riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali; individuare ed utilizzare le moderne forme di comunicazione visiva, multimediale e digitale, […] compiere scelte autonome in relazione ai propri percorsi di studio e di lavoro lungo tutto l’arco della vita nella prospettiva dell’apprendimento permanente; partecipare attivamente alla vita sociale e culturale a livello locale, nazionale e comunitario; acquisire gli strumenti per la ricerca attiva del lavoro o di opportunità formative; valutare le proprie capacità, i propri interessi e le proprie aspirazioni (bilancio delle competenze) anche nei confronti del lavoro e di un ruolo professionale specifico; riconoscere i cambiamenti intervenuti nel sistema della formazione e del mercato del lavoro; sviluppare competenze metodologiche finalizzate alla presa di decisione e all’elaborazione di un piano d’azione per l’inserimento nel mondo del lavoro; individuare ed utilizzare le tecnologie dell’automazione industriale e della robotica 4.0; conoscere ed utilizzare tecnologie innovative applicabili alla manifattura e all’artigianato; padroneggiare l’uso di strumenti tecnologico digitali”.

Da ex dirigente di Istituto professionale ritengo fattibile quanto sopra affermato solo se la scuola è ben contestualizzata con il territorio. Prendendo ad esempio le scuole alberghiere si può notare che nell’ambito dell’Alternanza scuola-lavoro sviluppano e concretizzano l’attività di Alternanza egregiamente. Ciò vale per tutti gli indirizzi di studio dei percorsi professionali?
Ritornando al recentissimo Decreto Legislativo n. 61/2017 è evidente lo sforzo del legislatore nell’adeguare i percorsi di istruzione professionale alle esigenze del territorio come esplicitati all’art.3: Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane, Pesca commerciale e produzioni ittiche, Industria e artigianato per il Made in Italy, Manutenzione e assistenza tecnica, Gestione delle acque e risanamento ambientale, Servizi commerciali, Enogastronomia e ospitalità alberghiera, Servizi culturali e dello spettacolo, Servizi per la sanità e l’assistenza sociale, Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico e Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

Dando uno sguardo all’allegato B è evidente come le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale, “nell’esercizio della propria autonomia organizzativa e didattica, e con riferimento al Progetto formativo individuale, possono organizzare le azioni didattiche” in coerenza con il territorio di appartenenza, “consolidare e innalzare progressivamente, soprattutto in contesti di laboratorio e di lavoro, i livelli di istruzione generale acquisiti nel biennio, anche attraverso spazi orari riservati nell’ambito della quota di autonomia”.

Lo sforzo massimo delle istituzioni scolastiche pertanto dovrebbe essere orientato a individuare le reali necessità del territorio ed ampliare la propria offerta formativa in ragione dei possibili sviluppi occupazionali.

Le scelte didattiche negli Istituti Professionali

L’identità degli Istituti Professionali statali negli ultimi anni è stata quindi alterata dalla rimodulazione dei profili che, in attuazione dell’autonomia, sono stati più volte rimaneggiati. Come detto, la recente riforma degli Istituti Professionali dettata dal Decreto Legislativo 61/2017, oltre alla revisione dei profili culturali e professionali in uscita, ridefinisce le competenze atte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro degli studenti. Per il raggiungimento di tali obiettivi il dirigente scolastico, coadiuvato dallo staff di direzione, deve accertarsi che nel PTOF siano individuati i percorsi formativi e le iniziative didattiche rispettose delle norme vigenti ed atte a garantire il successo formativo e/o l’eventuale prosecuzione degli studi per tutti gli studenti.

Il nuovo modello formativo è improntato al principio della personalizzazione e della flessibilità dei percorsi, pertanto lo spessore e l’efficacia dell’offerta formativa sono direttamente proporzionati alla qualità della proposta formulata dai docenti in fase collegiale, coerentemente contestualizzata nel territorio. L’autonomia, didattica di cui godono le singole scuole, consente di esprimere una logica di progettualità autentica ed originale, indice della propria identità culturale ma, a come contemplato nell’art. 21 della legge Bassanini, è divenuta indispensabile la costituzione di reti di scopo, di indirizzo e/o di filiera, a livello locale, regionale e nazionale.

Quant’anche imperfetta e non supportata organicamente l’autonomia permette al pentagono scolastico composto da: dirigente, docenti, alunni, genitori ed enti locali, di progettare sinergicamente una scuola rispettosa del Decreto Legislativo 61/2017 e commisurata alle esigenze e alla capacità di apprendimento degli studenti in ragione della cultura e dell’orientamento territoriale.

Ciò consente il raggiungimento di obiettivi di qualità e di crescita educativa e la reale possibilità di offrire sbocchi lavorativi ai giovani diplomandi. La cecità o la scarsa lungimiranza progettuale data da uno scarso bagaglio di esperienze qualificanti fa perdere di significatività al PTOF e alla definizione dei nuovi profili professionali contemplati nel Decreto Legislativo 61/2017.

Presentare progetti per tutti i gusti e per tutte le stagioni funzionali a procacciare nuovi studenti non è nello spirito della legge Bassanini né della Legge 59/97 nella quale lo spessore e l’efficacia dell’offerta formativa sono strettamente legate alla qualità che la scuola deve esprimere in termini di motivazioni e competenze professionali.

Per attuare una progettualità atta a favorire la reale efficacia dell’offerta formativa il Dirigente Scolastico, coadiuvato dallo staff di direzione, deve individuare e stipulare apposite convenzioni con le imprese ed enti pubblici e privati. La vera scommessa quindi sta nella capacità di relazionarsi con un sempre maggior numero di stakeholder esterni e nello sviluppo di partenariati funzionali alla crescita delle competenze degli studenti.

Il MIUR ha definito con chiarezza le discipline ed i relativi quadri orari, è necessario che le singole istituzioni scolastiche, alla luce della flessibilità e l’autonomia riconosciute, progettino e facciano acquisire agli studenti le competenze all’interno dello standard nazionale di riferimento.

 

Francesco Valente, ex dirigente scolastico, è esperto di tematiche relative all'Alternanza scuola lavoro. Collabora con Pearson Italia per l'aggiornamento professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti.