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Smartphone a scuola, sì o no?

DIRIGENTI - MARZO 2018 - EDUCAZIONE - DIGITALE - JEPG Smartphone si no - AL1314564

Verso il cambiamento, tra realtà e opportunità

EDUCAZIONE DIGITALE

In questo contributo ospitiamo una riflessione di Francesco Valente, già Dirigente scolastico, che mette a confronto i recenti orientamenti ministeriali con le posizioni assunte dalle scuole in questi anni in assenza di una chiara impostazione legislativa.

di Francesco Valente

Sulla stragrande maggioranza dei siti Web delle scuole italiane fa bella mostra, tra le tante, la circolare che vieta l’uso del cellulare in classe, “vietato l’utilizzo degli smartphone in classe, voi ch'intrate”.

Andando a rileggere le circolari redatte dalle singole scuole, il divieto, anche se categorico ed opportunamente motivato, riguarda quasi esclusivamente i cellulari. Per esempio:

“si ribadisce che ai sensi del D.P.R. n.249/1998 (Statuto degli studenti e delle studentesse), della Direttiva ministeriale n. 30 del 15/3/2007 nonché del Regolamento d’Istituto è assolutamente vietato l’uso di cellulari durante le attività didattiche”

Altre scuole, con un approccio più morbido, vietano l’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici perché:

“durante le attività didattiche ciò risponde, in primis, ad una generale norma di correttezza, perché l’uso del cellulare rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa sia per i compagni nonché una grave mancanza di rispetto verso l’insegnante e costituisce infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”

alcune si sono invece appellate al fatto che:

“qualora fossero riprese persone nell’ambito scolastico e le immagini pubblicizzate su internet senza autorizzazione, il fatto potrà essere denunciato alle autorità competenti per violazione delle norme contenute nel Codice della Privacy (D. Lgs. 196/2003) e dall’art.10 del Codice Civile e comporterà gravi sanzioni disciplinari”

o alla Direttiva n° 104, del 30 novembre 2007 oppure altre hanno fatto leva sul dolo in educando invitando i genitori

“a controllare sistematicamente il cellulare dei propri figli, collaborando con la scuola al fine di educare i ragazzi ad un uso corretto e opportuno di tale dispositivo, anche e soprattutto vigilando sulla buona pratica di non portare il cellulare a scuola”.

Di fatto la stragrande maggioranza delle scuole vieta l’uso di strumenti elettronici a scuola, anche se con motivazioni diverse e in qualche caso con un abuso di potere del tipo:

“il telefono nelle aule, corridoi, bagni e cortile deve essere tenuto assolutamente spento e riposto nello zaino e/o cartella e giammai in tasca” oppure “il telefonino verrà requisito; il genitore dovrà recarsi presso l’ufficio del Dirigente Scolastico per riprenderlo”.

In assenza di una legislazione ad hoc, ma in presenza di autorevoli pareri contrapposti, la ministra Fedeli si è dichiarata convinta che i dispositivi elettronici utilizzati con criterio possono trasformarsi in un utile strumento di apprendimento. Con l’obiettivo di limitarne l’uso incontrollato, si è orientato verso una regolamentazione nell’utilizzo dei dispositivi elettronici predisponendo nel settembre 2017 una commissione atta a definire le linee guida dello smartphone in classe.

Gli esperti incaricati hanno focalizzato in dieci punti l’uso dei dispositivi mobili a scuola BYOD (Bring your own device), un decalogo pubblicato a gennaio:

  1. Ogni novità comporta cambiamenti. Ogni cambiamento deve servire per migliorare l’apprendimento e il benessere delle studentesse e degli studenti e più in generale dell’intera comunità scolastica.
  2. I cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi e utilizzati per il raggiungimento dei propri scopi. Bisogna insegnare a usare bene e integrare nella didattica quotidiana i dispositivi, anche attraverso una loro regolamentazione. Proibire l’uso dei dispositivi a scuola non è la soluzione. A questo proposito ogni scuola adotta una Politica di Uso Accettabile (PUA) delle tecnologie digitali.
  3. La scuola promuove le condizioni strutturali per l’uso delle tecnologie digitali. Fornisce, per quanto possibile, i necessari servizi e l’indispensabile connettività, favorendo un uso responsabile dei dispositivi personali (BYOD). Le tecnologie digitali sono uno dei modi per sostenere il rinnovamento della scuola
  4. La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica. La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica. Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale.
  5. I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine. È la didattica che guida l’uso competente e responsabile dei dispositivi. Non basta sviluppare le abilità tecniche, ma occorre sostenere lo sviluppo di una capacità critica e creativa.
  6. L’uso dei dispositivi promuove l’autonomia delle studentesse e degli studenti. È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale nonché la capacità d’uso critico delle fonti di informazione, anche in vista di un apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
  7. Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe. L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni.
  8. Il digitale trasforma gli ambienti di apprendimento. Le possibilità di apprendere sono ampliate, sia per la frequentazione di ambienti digitali e condivisi, sia per l’accesso alle informazioni, e grazie alla connessione continua con la classe. Occorre regolamentare le modalità e i tempi dell’uso e del non uso, anche per imparare a riconoscere e a mantenere separate le dimensioni del privato e del pubblico.
  9. Rafforzare la comunità scolastica e l’alleanza educativa con le famiglie. È necessario che l’alleanza educativa tra scuola e famiglia si estenda alle questioni relative all’uso dei dispositivi personali. Le tecnologie digitali devono essere funzionali a questa collaborazione. Lo scopo condiviso è promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili.
  10. Educare alla cittadinanza digitale è un dovere per la scuola. Formare i futuri cittadini della società della conoscenza significa educare alla partecipazione responsabile, all’uso critico delle tecnologie, alla consapevolezza e alla costruzione delle proprie competenze in un mondo sempre più connesso.

L’iniziativa della ministra Fedeli pone sul tavolo ulteriori elementi di discussione sull’uso della tecnologia in relazione ai quali favorevoli e contrari potranno esternare il proprio pensiero. Mi limito a menzionare alcuni punti aperti, che a mio avviso meriterebbero parallele riflessioni da parte del Ministero e del futuro Ministro.
Soprassedendo sulla moltitudine di laboratori informatici disseminati nelle aule scolastiche, sarebbe interessante monitorare il reale utilizzo dei tablet di cui moltissime scuole si sono dotate in questi ultimi anni. Inoltre, ulteriori dispositivi mobili potranno essere un potente mezzo di attivazione didattica solo in presenza di insegnanti tecnologicamente formati, in grado di portare avanti in modo autonomo e sicuro una vera educazione digitale a 360°. Non si può trascurare poi che è sempre più indispensabile avere infrastrutture adeguate: poche sono le scuole in cui il materiale tecnico è al passo con i tempi e far navigare in internet una classe (o peggio ancora una intera scuola!) necessita di eccellenti cablaggi interni e potenti connessioni. Infine, anche in presenza di ottime infrastrutture e docenti preparati tutti gli studenti dovrebbero essere in possesso di smartphone con caratteristiche tecniche allineate ai medesimi aggiornamenti ed evoluzioni per poter caricare le necessarie app nelle identiche versioni.

Volgendo uno sguardo all’estero, può forse sorprendere, ma molte nazioni vietano l’uso di device in classe. Dagli USA alla Germania, dalla Francia al Regno Unito l’uso in classe degli smartphone presenta delle fortissime limitazioni fino a giungere a proibizione tout court o richiesta di consegna in ingresso degli smartphone. A New York, nel 2015, il primo cittadino Bill De Blasio in contrapposizione agli orientamenti generali abolì il divieto che impediva agli studenti di introdurre qualsiasi dispositivo elettronico a scuola ma, risvolto sociologicamente interessante, oltre la metà degli studenti interessati, tra i 10 e i 15 anni, considerava positivo il divieto.

Concludendo, al di là degli orientamenti soggettivi, comunque, logica vuole che sia necessario insegnare ai giovani a fare un uso intelligente dei device, facendo sviluppare in loro spirito critico e responsabilità, nella convinzione che lo smartphone è un mezzo che aiuta a vivere meglio nella società di oggi e di domani, ma non è un fine.
Tenuto conto di questo, ciò che rende accettabili e condivisibili i suggerimenti dettati dagli esperti sta nel fatto che ogni scuola potrà decidere in piena autonomia il modus operandi relativo al corretto uso dei device infatti il ministro Fedeli ha affermato che “questo diventerà un elemento che noi forniamo alle scuole sapendo che ogni scuola rimane nella sua autonomia e ogni insegnante nella sua libertà didattica di insegnamento” valutando le modalità di integrazione degli strumenti in base al contesto e alle esigenze specifiche di ogni realtà scolastica.

 

Francesco Valente, ex dirigente scolastico, è esperto di tematiche relative all'Alternanza scuola lavoro. Collabora con Pearson Italia per l'aggiornamento professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti.