
12. Esperienze concrete. Intercultura
Il viaggio è a tutti gli effetti un'esperienza formativa che, oltre a fornire solide competenze linguistiche, permette di guardare con comprensione e apertura agli altri. Antonella Accili nel capitolo 12 del Piccolo vademecum per studenti che incominciano racconta l'esperienza della sua scuola con il progetto Intercultura.
Scambi culturali anche nella Secondaria di primo grado
Ho convinto i miei docenti e le famiglie ad aderire ai programmi di scambio promossi dall’organizzazione europea (e non solo) AFS Intercultura, la cui sede centrale in Italia è a Roma, per promuovere l’autonomia e l’apertura mentale nei ragazzi e favorire ulteriormente la conoscenza della lingua inglese e dei vari Paesi del nostro continente. Finora la nostra scuola ha effettuato scambi con Emmen nei Paesi Bassi, con Wroclaw in Polonia, con Novi Becej e Gornij Milanovac in Serbia, con Digione in Francia. I responsabili di Intercultura hanno definito più volte la mia scuola come “pioniera”, in quanto le scuole che fanno fare scambi culturali a ragazzini di 2^ e 3^ secondaria di primo grado sono davvero poche in tutto il mondo. E praticamente quasi nessuna coinvolge nei gemellaggi ragazzi con disabilità gravi, cosa che invece noi facciamo.
Una palestra di autonomia
Come si svolgono questi scambi? Ogni studente italiano è “accoppiato” con un gemello straniero: i due ragazzi e le due famiglie iniziano un percorso di conoscenza tramite email, social network, telefono. L’ospitalità dell’Italiano all’estero e viceversa dura da una a due settimane, secondo quanto concordato tra le scuole. Il ragazzo ospite condivide tutto col proprio "gemello": scuola, sport, vita sociale e vita familiare. Per comunicare si deve usare per forza la lingua inglese, lingua universalmente studiata, ma ciò non impedisce di approcciarsi a un’altra lingua di cui si imparano almeno parole e frasi più comuni e fondamentali. L’autonomia di ogni singolo partecipante è accelerata e implementata con un distacco precoce dalla famiglia di origine e da quanto l'esperienza porta con sé: vivere in un Paese dove non si conosce la lingua e così lontano da non poter tornare a casa in qualsiasi momento, affrontare viaggi lunghi con mezzi poco usati quali l’aereo o il treno al posto dei più usuali auto e pullman, adattarsi ad abitudini e cibi di altri Paesi, conoscere e rispettare sistemi di vita e culture diverse dalla propria. In questo modo, attraverso questa esperienza, ogni studente viene educato a guardare a chi è straniero con maggiore comprensione ed apertura, perché ognuno sperimenta direttamente, “sulla propria pelle”, l’essere solo e straniero in un Paese straniero. Unica possibilità di riferimento durante il soggiorno all’estero per i ragazzi sono gli insegnanti (di solito due o tre, a seconda del numero degli studenti partecipanti e alla presenza o meno di disabilità significative), normalmente ospiti di docenti stranieri, che però condividono coi propri alunni solo le attività scolastiche mattutine e/o pomeridiane, e neppure sempre.
Conoscere e accettare la diversità
Fare esperienze interculturali così precocemente rende più disponibili i ragazzi a fare soggiorni di studio all’estero presso famiglie per periodi molto più lunghi, da tre mesi a un anno, quando saranno alla Scuola superiore, magari aiutati anche da borse di studio promosse dalla stessa AFS Intercultura. Una mia studentessa, oltre ad aver meritato una borsa di studio per sei mesi di soggiorno all’estero, ha avuto un’altra borsa di studio per essere stata riconosciuta come ragazza-simbolo dell’intercultura in Italia: di origine macedone, di famiglia musulmana molto religiosa, lei è bravissima a scuola, partecipa a tutte le attività della scuola, parla benissimo l’italiano ed è catechista in parrocchia!
Perché ho preferito aderire ai programmi di Intercultura piuttosto che ai progetti Erasmus? Per vari motivi: prima di tutto la difficoltà di vedere finanziato un progetto Erasmus; in secondo luogo non è detto che questo progetto preveda uno scambio reale, fisico, tra gli studenti. Oppure non è previsto un numero di partecipanti adeguato a soddisfare le tutte le richieste di adesione. Inoltre di solito con Erasmus i soggiorni sono in hotel o in campus e non presso le famiglie.
Sicuramente partecipando a Intercultura ci sono delle spese, mentre l’Erasmus è gratuito. Tuttavia le spese di Intercultura sono contenute, dovendo ogni famiglia pagare il viaggio solo al proprio figlio: per il resto, è accolto in una famiglia che poi vedrà contraccambiata la propria ospitalità.
Abbiamo constatato con nostra grande sorpresa che i legami tra i ragazzi e le famiglie persistono: a distanza di anni ancora durante le feste o le vacanze estive molti studenti italiani vanno a trascorrere un periodo con i partner stranieri e viceversa, da soli o, quando è possibile, con tutta la famiglia.
