11. Esperienze concrete. Come fare una scuola inclusiva

Nel capitolo 11 del Piccolo vademecum per dirigenti che incominciano parliamo di un tema di grande attualità, l'inclusione, attraverso esempi concreti e buone pratiche per costruire davvero una scuola aperta e per tutti. 

Antonella Accili

Un obiettivo decisivo per una scuola di qualità

Il cammino del coraggioso inserimento dei disabili a scuola nel nostro Paese è stato promosso dalla L. 517/1977 che, a quarant’anni dalla sua emanazione, rimane il caposaldo dell’attuale modello di inclusione scolastica. È questa legge, per la prima volta, a prevedere l’introduzione di un docente di sostegno – in possesso di un apposito titolo di specializzazione –, che diventa centrale ai fini dell’integrazione scolastica degli alunni/studenti con difficoltà di apprendimento e di adattamento, superando il semplice assistenzialismo e vigilanza del disabile in classe. L’inclusione scolastica deve essere la chiave del successo formativo per tutti, anche per quegli alunni che non hanno riconosciuto il sostegno: quindi alunni DSA, BES, stranieri appena arrivati e senza conoscenze adeguate della lingua italiana. L’odierna eterogeneità delle classi e le problematiche della diversità che sempre più chiaramente si manifestano, impongono alla scuola un cambiamento: il superamento di modelli didattici e organizzativi uniformi e lineari, destinati ad un alunno "medio" e "astratto", in favore di approcci flessibili adeguati ai bisogni formativi speciali dei singoli alunni. La qualità della scuola si misura sulla sua capacità di sviluppare processi inclusivi di apprendimento, offrendo risposte adeguate ed efficaci a tutti e a ciascuno. Nonostante queste premesse, ci sono scuole dove l’insegnante di sostegno si concentra solo sull'alunno disabile affidatogli, o agli alunni BES e DSA vengono date verifiche identiche a quelle del resto della classe, salvo poi dare loro una sufficienza di comodo. Ma in questi casi la scuola non fa vera inclusione.

Valorizzare l'insegnante di sostegno

Sicuramente per poter realizzare un’inclusione a 360° occorrono una grande preparazione, una grande pazienza e la disponibilità a fare molto lavoro extra.
Per cominciare, se in una classe c’è un docente di sostegno, i colleghi insegnanti si devono ricordare che questa figura per la normativa è docente della classe a tutti gli effetti. Occorre quindi realizzare, salvo casi di gravissima disabilità, una didattica che consenta al docente di sostegno di seguire con gli stessi strumenti facilitativi, compensativi e dispensativi tutti gli alunni in difficoltà o meno brillanti della classe e non solo lo studente affidatogli. Un insegnante di sostegno adeguatamente coinvolto e valorizzato dall’équipe docente è una risorsa preziosa nella classe, ed è in grado di sostituire il docente curricolare in caso di brevi assenze.

Attività con BES e DSA

Anche trovare dei momenti in cui far studiare o far fare i compiti insieme, in piccoli gruppi o meglio ancora a coppie, promuove l’inclusione tra tutti gli alunni.
Le attività laboratoriali, musicali, coreutiche o di altro tipo permettono di valorizzare i talenti che spesso sono prerogativa proprio degli alunni BES o comunque che ottengono risultati modesti nelle discipline di studio (spesso l’alunno eccellente ha padronanza delle tecniche e delle discipline, ma non altrettanta creatività). Questa forma di valorizzazione consente agli alunni BES o con difficoltà di recuperare autostima e al tempo stesso la motivazione e l’affettività verso la scuola, ottenendo progressivamente anche miglioramenti nell’ambito didattico e comportamentale.
Tutti i docenti, sia quelli di sostegno che quelli curricolari, devono conoscere bene gli strumenti compensativi e dispensativi, ed applicarli, e devono sapere bene come preparare verifiche graduate o anche differenziate qualora il PEI le contempli, e farle veramente.
Un'altra attività che nella mia esperienza ha dato buon i risultati è la seguente: per aiutare i genitori di alunni BES, DVA e DSA, o semplicemente con difficoltà non ben specificate di apprendimento, i miei docenti organizzano corsi interni all’istituto per questi genitori, allo scopo di insegnare loro ad usare gli strumenti compensativi, anche tecnologici, di condividere con loro le strategie didattiche messe in atto a scuola, al fine di uniformare per i ragazzi in difficoltà le modalità di intervento e di aiuto sia a scuola che a casa.
Corsi simili vengono anche organizzati dai miei docenti sia per i nuovi insegnanti interni sia per quelli che volessero partecipare dall’esterno, come è stato nel caso di uno dei workshop pomeridiani durante l’ultimo convegno nazionale a Piandimeleto.

Esempi di inclusione riuscita

Fare vera inclusione è anche creare le condizioni affinché qualsiasi studente diversamente abile possa partecipare a tutte le attività che fanno i compagni. Ecco alcune nostre esperienze a titolo di esempio. Abbiamo adottato tutta una serie di accorgimenti e messo in atto tutta una serie di strategie per portare, nonostante non si fosse trovato un pullman con la pedana per disabili, uno studente con la sindrome di Duchenne a una gita a Milano di tre giorni che comprendeva anche la visita dell’Expo. Lo stesso studente è stato portato per 8 giorni a Emmen, in Olanda, in occasione del gemellaggio di Intercultura, superando le clausole ostative presentate dalla compagnia aerea che non voleva imbarcare la sua carrozzina speciale, sia per le dimensioni fuori norma sia per la pericolosità delle batterie al litio, affrontando il disagio dovuto al fatto che le scuole olandesi “normali” di solito non accolgono studenti con handicap e quindi hanno molte barriere architettoniche, adoperandoci per trovare una sistemazione comoda e adeguata per lui e il suo accompagnatore dal momento che non si trovava una famiglia con una casa senza barriere architettoniche e bagni praticabili per lui. Sempre per questo studente abbiamo ristrutturato le coreografie del musical “Notre Dame de Paris” affinché anche lui potesse “ballare” con gli altri stando nella sua carrozzina.
Con una studentessa autistica siamo riusciti a fare un bel percorso: ha perfino partecipato a due musical superando lo stress dell’affollamento, del chiasso, della confusione, del rumore, della musica ad alto volume. La sua fiducia verso di noi era tale da vincere i suoi limiti e farla cantare e ballare con gli altri sul palcoscenico del teatro davanti a centinaia di persone. Anzi, tra gli spettatori che non la conoscevano, nessuno ha notato la sua disabilità.

Riunire tutte le forze e le competenze disponibili

Per una studentessa con gravi problemi (autolesionismo, forte dipendenza da tabagismo, disturbo bipolare della personalità), siamo riusciti a creare una specie di task force tra docenti di sostegno, la referente per la disabilità dell’USP, il maresciallo dei carabinieri, il sindaco, l’assessore all’Istruzione e al Sociale, l’équipe dell’UMEE di riferimento (formata da neuropsichiatra, assistente sociale e psicologa), la direttrice dell’Associazione a cui la ragazza era stata consegnata, la tutrice affidataria e l’educatrice della ragazza. Tutte queste persone sono state radunate nella mia scuola e, mettendo insieme tutta la loro esperienza e tutte le loro competenze, si sono ottenuti risultati confortanti: per la prima volta, in quattordici anni di vita, la ragazza frequenta regolarmente la scuola, anche se con orario ridotto (tre ore al giorno), ha cura del suo aspetto, sta migliorando nel mangiare, rispetta le regole basilari della convivenza civile, cerca di controllare il suo tabagismo rispettando le scadenze in cui può accendere la sigaretta e molto altro. Finora il suo record di frequenza a scuola, in altri istituti, era stato di tre giorni. Non ci sono più stati tentativi di fuga o di aggressione a compagni o docenti o altro personale scolastico. Lo dico con orgoglio e soddisfazione.
Altro esempio di inclusione che ritengo molto interessante è la sperimentazione della “Didattica Distesa”.
Infine, i referenti per la disabilità e per BES e DSA hanno creato un bellissimo spazio all’interno del sito ufficiale dell’istituto (vedere: “I.C. Piandimeleto”), che si chiama “INCLU…SITO”, una sezione tutta dedicata all’inclusione, molto utile per docenti e famiglie.

 

Antonella Accili è Dirigente scolastico titolare a Piandimeleto e reggente a S. Angelo in Vado. È articolista e saggista, membro del Comitato Scientifico dell'Università Poliarte di Ancona e, inoltre, vicepresidente del Centro Studi Ricerca Sperimentazione per BES e DSA di cui è fondatrice insieme a Franco Marini e a Benito Michelizza.

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