
14. Esperienze concrete. Il teatro e il musical
Il teatro può diventare un modo economico e naturale, per il suo comprovato carattere terapeutico e catartico, per risolvere conflitti, per sviluppare capacità immaginative e simboliche e comunicative e di apprendimento, per superare schemi comportamentali, per favorire l'estroversione, per far maturare sicurezza e fiducia nelle proprie capacità, per valorizzare la diversità in un mondo che ci fa tendere all’omologazione: quale altra disciplina può offrire tutto questo?
Ne parla Antonella Accili nel capitolo 14 del Piccolo vademecum per dirigenti che incominciano.
Antonella Accili
Gli spettacoli che abbiamo fatto
Fino ad oggi nella mia scuola, alla fine di ogni anno scolastico, sono stati messi in scena i seguenti spettacoli: Notre Dame de Paris liberamente ispirato al musical di Riccardo Cocciante e Pasquale Pannella, con cui gli studenti hanno conosciuto l’opera di Victor Hugo e affrontato le tematiche dell’immigrazione, dell’accoglienza, della paura del diverso, dell’inclusione; Giulietta e Romeo: ama e cambia il mondo, ispirato al musical di Gérard Presgurvic, con cui i ragazzi si sono avvicinati alla tragedia shakespeariana e affrontato il tema dell’odio e delle discordie civili e familiari; Peter Pan, personaggio di J.M. Barrie confluito nello spettacolo musicato da Edoardo Bennato, che ha insegnato ai ragazzi l’importanza della fantasia, ma anche quella di saper diventare grandi al momento opportuno, della famiglia e del ruolo educativo dei genitori; Pinocchio, ispirato al romanzo di Collodi e con le musiche dei Pooh, dove hanno affrontato l’importanza dell’andare scuola, dell’ascoltare i genitori e chi ci vuol bene, del legame genitori-figli, della sincerità nel rapporto con gli altri. Quest’anno verrà presentato un musical liberamente tratto dagli episodi principali dell’Odissea omerica.
Utilizzare persone competenti
Ogni spettacolo viene allestito con la regia e le coreografie di Benilde Marini, una vera esperta di teatro perché direttrice dell’Associazione Culturale Movimento e Fantasia e della compagnia di danza MeF Ensemble, e membro del Consiglio Internazionale della Danza dell’UNESCO, mentre le parti musicali e le canzoni sono curate dai docenti di strumento, di canto e dai professori di musica curricolari. È infatti fondamentale, quando si fa attività teatrale, avvalersi di veri esperti, perché gli alunni ottengano tutti i benefici del fare teatro. Inoltre lo spettacolo di fine anno scolastico attira molte persone anche estranee alla scuola, permettendo una buona raccolta fondi. Parallelamente all’attività teatrale si svolge il laboratorio di scenografia. Il percorso teatrale è completato dal campus estivo di una settimana in concomitanza con Dance Immersion Festival. Alcuni dei nostri ragazzi hanno superato brillantemente, grazie a questi percorsi artistici, le selezioni per i licei musicali o coreutici, oppure sono stati selezionati da Francesco Italiani e hanno lavorato nei suoi musical.
Il valore formativo dell'animazione teatrale
Perché ho dato tanto spazio al teatro nella mia scuola? Quale valenza ha il teatro nella dimensione formativa? Innanzitutto il teatro è il mezzo per dare una dimensione concreta al mondo fantastico: è quindi strumento di creazione ed espansione dell’immaginazione e degli orizzonti mentali, indipendentemente dall’età. Il teatro è lo strumento grazie al quale ognuno può prendere atto della propria capacità di immaginare, vedere, volere, realizzare: come sul palcoscenico, così nella vita.
Voi capite che non sto parlando della recita "prefabbricata" per Natale o per la festicciola di fine anno scolastico, allestita in tempi brevi e lì conclusa, o al teatro che imita quello per adulti. Pur riconoscendo anche a queste attività un valore educativo, non le considero le più adatte a un contesto scolastico.
Vivere tanti personaggi
Il teatro mette costantemente in discussione l’”attore”, ponendolo al centro dell’attenzione, costringendolo a cambiare, a costruire e poi dimenticare personaggi, ad assumere ruoli diversi o addirittura opposti a quelli assunti nella vita quotidiana. Allora fare teatro tende a indebolire eventuali rigidità psicofisiche, ad allargare orizzonti, a rendere elastiche le menti e a trasformare di conseguenza certe tendenze come quella all’eccesso di giudizio verso se stessi e verso gli altri o ad atteggiamenti di chiusura o insicurezza.
Inoltre il bambino è egocentrico, e il teatro, con l’esibizione, può appagare questo egocentrismo, ma al tempo stesso spingere al suo superamento, perché il giovane attore capisce che “il proprio momento” non dura per sempre: viene il turno di un altro e deve lavorare anche per l’altro, magari in secondo piano o addirittura nell’ombra, perché c’è un lavoro che è di tutti e deve riuscire bene: è il trionfo della socializzazione, del lavoro di gruppo, del sentirsi un team.
Il laboratorio di teatro
Per raggiungere questi risultati, l’animazione teatrale non può essere un'attività episodica e sporadica ma deve essere pensata come un progetto articolato in tutto il periodo di formazione. Solo a lungo termine fare teatro permette di sviluppare creatività, senso critico, socialità, collaborazione e di ampliare e modificare il proprio orizzonte. Il teatro deve essere un’attività che attraversa l’esperienza verbale, corporea, gestuale, espressiva, creativa, comunicativa. È questo che intendo quando dico che nella mia scuola faccio fare teatro. Teatro come attività laboratoriale, come momento di sperimentazione di tecniche e strumenti che vanno dal corpo alla voce, al disegno, alla scrittura, al ready made, dove lo spettatore esterno non esiste come non esiste la necessità di un risultato immediato. Questo non deve ovviamente escludere a priori uno spettacolo aperto al pubblico, di una dimostrazione finale del lavoro, sia per offrire ai bambini e ai ragazzi un’occasione ulteriore di esperienza attraverso l’impatto con il pubblico, sia per non cadere nella concezione di gruppo chiuso al mondo esterno, sia per stimolare in loro un momento di riflessione e valutazione sul prodotto dell’attività teatrale.
Teatro e didattica "tradizionale"
Questo modo di "fare teatro" include al suo interno arti visuali, musica, conoscenza della lingua, manualità e molte altre discipline e possibilità espressive e creative: può essere di supporto alla didattica tradizionale o metterla profondamente in discussione (e mi chiedo se non sia proprio per questo motivo che la drammatizzazione, per quanto teorizzata e sollecitata, non ha ancora trovato una collocazione adeguata tra le attività scolastiche).
Il teatro può diventare un modo economico e naturale, per il suo comprovato carattere terapeutico e catartico, per risolvere conflitti, per sviluppare capacità immaginative e simboliche e comunicative e di apprendimento, per superare schemi comportamentali, per favorire l'estroversione, per far maturare sicurezza e fiducia nelle proprie capacità, per valorizzare la diversità in un mondo che ci fa tendere all’omologazione: quale altra disciplina può offrire tutto questo?
Si capisce bene, allora che lo spettacolo deve essere un mezzo e non il fine dell’attività teatrale-espressiva all’interno della scuola.
È evidente anche che l’attività di animazione teatrale, per le competenze richieste e la delicatezza del compito, dovrà essere condotta da esperti. Anche per evitare che si riproducano dinamiche tipiche del rapporto docente-alunno, inevitabilmente destinate a frenare l’apertura e la libera espressione del discente. Sarebbe opportuno che i docenti facessero corsi di formazione per l’animazione teatrale, in modo da collaborare e supportare l’animatore teatrale.