
6. Le scelte. Come creare un clima interno positivo
Nella scuola un clima interno positivo è fondamentale: per questo il dirigente deve essere pronto a “sporcarsi le mani”, soprattutto nei momenti critici, e scendere in campo con docenti e collaboratori per creare coesione e assicurarsi che tutto funzioni al meglio. Di seguito il capitolo 6 del Piccolo vademecum per dirigenti che incominciano.
Antonella Accili
Sporcarsi le mani
Il clima interno di una scuola è fondamentale: un buon clima interno è uno dei pilastri portanti su cui si regge l’Istituto. Quando il personale, che siano i docenti o i collaboratori scolastici o il personale di segreteria, sta bene a scuola, lavora meglio e di più. Un clima disteso tra il personale influisce positivamente anche sulle classi e sulle famiglie che entrano nella scuola. Cercate voi stessi di dare il buon esempio. Esperienza personale: è un momento critico e tutti si lamentano per il carico di lavoro? Mi lamento anch'io, ma anche incoraggio e mi rimbocco le maniche. Anche nel senso letterale del termine. C’era da smantellare l’aula docenti perché arrivava l’arredo nuovo? Io ero lì con docenti e collaboratori scolastici a smontare mobili, togliere libri, svuotare scaffali e armadi. C’era da svuotare la soffitta per i lavori di consolidamento del tetto? Ho fatto “sollevamento pesi” con i collaboratori scolastici: e anche la DSGA collaborava. C’erano da allestire le tavolate dentro la scuola per la cena di Natale? Io ho lavorato con gli altri… E chi ha servito a tavola alunni e genitori? Alcuni docenti con me. Credete che abbia perso autorevolezza o stima o rispetto da parte del personale per questo? Assolutamente no. Ho fatto da elemento di coesione e collaborazione. Alla fine mi sono sentita dire grazie “per essermi sporcata le mani” (hanno usato proprio questa espressione) con docenti e collaboratori. E sono momenti bellissimi. Stanchi morti alla fine, ma sempre soddisfatti e contenti.
Alcuni consigli pratici
Ma cosa si può fare per avere un buon clima interno? Prima di tutto, è utile favorire la conoscenza tra i docenti dei vari ordini di scuola e dei vari plessi, promuovendo il confronto e il lavoro didattico in una dimensione veramente continuativa e verticale. Anche perché una scuola, per funzionare bene, per essere efficiente ed efficace, deve avere realmente (e non solo sulla carta) un progetto di continuità ben articolato. Sono fondamentali i rapporti e i confronti tra i docenti dell’Infanzia e quelli della Scuola primaria, tra quelli della primaria e quelli della secondaria di primo grado: non solo in incontri pomeridiani, ma lavorando insieme in alcune attività nelle varie classi ponte: in questo modo si crea un percorso didattico e formativo davvero efficace, per il quale le famiglie possono dare fiducia alla scuola e ai docenti. L’optimum sarebbe creare un ponte anche tra i docenti della Scuola secondaria di primo grado e quelli della secondaria di secondo grado. Il problema dell’abbandono precoce degli studi o di lunghi periodi di assenza senza validi motivi di salute o di una frequenza estremamente irregolare si riduce in presenza di un vero lavoro di équipe tra i vari ordini di Scuola, oltre che con la valorizzazione dei talenti, le modalità didattiche innovative e la promozione dell’affettività e della motivazione verso la scuola. Sempre nell’ottica di una continuità in verticale efficace ed efficiente, è utile promuovere anche l’ingresso e il lavoro didattico, per alcuni periodi dell’anno scolastico, dei futuri docenti nell’ordine di Scuola inferiore: far entrare all'infanzia i docenti della primaria, alla primaria i docenti della secondaria di primo grado, per uno scambio reciproco di modalità didattiche, strategie relazionali, uniformazione del lessico-chiave.
Garantire incarichi a tutti
Se un dirigente scolastico riesce a valorizzare, creando loro uno spazio o un ruolo, tutti i docenti che lo desiderano, con incarichi, partecipazione a gruppi di lavoro o commissioni, condivisione di percorsi sperimentali, attività di formatori interni, non si creano attriti. Soltanto rendendo consapevoli i docenti del carico di lavoro e della complessità che comporta il “far funzionare bene” una scuola, si possono superare attriti, gelosie e invidie. E in un secondo momento ridurre o concentrare incarichi e funzioni. Tra i docenti bisogna fare lo stesso lavoro che si fa nelle classi sugli studenti: bisogna far capire che nel team working ogni ruolo, ogni contributo è importante, anche il più piccolo.
Valorizzare i docenti: come erogare il FIS
Se il clima interno è buono, se al dirigente vengono riconosciuti equilibrio, imparzialità, senso del giusto, il dirigente può essere sicuro che vengano accettati dal collegio e dalle RSU i criteri che lui propone per l’attribuzione del FIS e del bonus per la valorizzazione dei docenti. Ci sono dirigenti che distribuiscono “a pioggia” queste risorse economiche, pensando di evitare critiche e di far contenti tutti: in realtà non è così. La distribuzione a pioggia fa sì che a tutti arrivi una piccola somma, con una differenza minima tra chi ha lavorato costantemente con impegno, anche andando molto oltre l’orario curricolare, e chi ha fatto giusto lo stretto indispensabile per mandare avanti l’attività didattica, magari cercando di evitare il più possibile gli impegni pomeridiani. Il dirigente che distribuisce i fondi in modo generalizzato, non viene apprezzato né da chi sente di aver ricevuto troppo poco rispetto all’impegno profuso e al lavoro svolto (si percepisce che il dirigente ha compiuto un’ingiustizia se non addirittura che è un debole che non riesce a prendere le decisioni necessarie), né da chi ha ricevuto un riconoscimento economico – per quanto piccolo – pur non avendo fatto alcunché oltre il semplice dovuto (in tal caso si pensa che il dirigente è un pavido se non addirittura uno sciocco). Tutti comunque, nel loro animo, riconoscono l’ingiustizia delle scelte dirigenziali. In questo ambito occorre avere coraggio: dovete saper fare le vostre scelte e soprattutto motivarle per farle accettare da più persone possibili. Solo così potrete essere riconosciuti come leader, come guida, come punto di riferimento, come chiave di volta che regge l’intero sistema scuola.
L'ascolto
Il dirigente deve essere sempre disposto ad ascoltare i collaboratori scolastici, personale di segreteria, docenti, proprio come le famiglie, e anche gli studenti stessi se lo cercano per un problema. Se non si danno ascolto e rispetto, non si può pretendere (o non ci si può illudere) di essere ascoltati e rispettati. E bisogna armarsi di pazienza: soprattutto se deve essere ricevuto o ascoltato un ansioso, un logorroico, un ripetitivo. A volte la pazienza viene messa a dura prova, ma la pazienza è la virtù dei forti!
Comunicare il giusto e nel modo giusto
Un dirigente emette note, circolari, direttive: ma usiamo il buonsenso. Prima di tutto, cercate di privilegiare sinteticità e chiarezza; se possibile un’impostazione schematica. Stiamo anche attenti alla frequenza: se mettiamo in giro troppe note e circolari, esse perdono di significatività e di rilievo: i docenti leggono l’oggetto e poi lo accantonano. E noi possiamo fare solo mea culpa. Se invece emettiamo le circolari e le direttive essenziali, in modo chiaro e preciso, allora sì che possiamo richiedere che siano lette e applicate. Personalmente non disdegno neppure modalità comunicative come WhatsApp, dopo aver creato una chat dei docenti di una scuola, per memoranda e piccole sollecitazioni, oppure per comunicazioni importanti dell’ultimo minuto alla segreteria o a docenti specifici, senza perdere tempo in telefonate o nella scrittura di note e circolari ufficiali.
Anche le sanzioni, quando è necessario
Ci sono dirigenti che preferiscono non comminare sanzioni disciplinari, neppure di fronte a mancanze gravi di un docente. Credono di risolvere il problema rimproverando solo verbalmente ogni volta che la mancanza si ripete: ma non sempre questo approccio funziona! Se poi la mancanza è grave, credo che basti una volta, senza aspettare il rischio di un bis.
Un dirigente deve conoscere e capire la persona che ha davanti, per valutare se soprassedere e limitarsi a un rimprovero verbale. Se la cosa dovesse ripetersi, non deve avere remore ad abbandonare la strada del richiamo verbale. Tuttavia, neppure un ricorso troppo frequente alle sanzioni disciplinari è produttivo ed efficace: si crea ansia e timore verso il dirigente, assenza di fiducia, anche una sorta di vittimismo tra i docenti, oltre che simpatia per quelli a cui è arrivato il provvedimento disciplinare. Quando invece passa il messaggio che il dirigente eroga la sanziona disciplinare solo per situazioni e comportamenti davvero gravi, che non devono assolutamente ripetersi – motivo per cui al dirigente non resta altra strada percorribile – allora la sanzione diventa efficace: è accettata – o almeno capita – da tutti i docenti.
Anche l'ufficio conta
Un'ultima notazione, che può sembrare banale ma non lo è. Io sono stata davvero fortunata. Nella mia scuola di titolarità ho trovato un ufficio molto spazioso, luminoso, bene arredato, con mobili in legno moderni, nuovi, chiari: una grande scrivania con una comoda poltrona, un bel divano colorato, un grande tavolo rotondo per le riunioni, un angolo completamente sistemato con postazione pc e telefoni, due enormi armadi con scaffalature a vista o chiuse, molte piante e quadri. Ci sono pure una sala d’attesa con poltroncine, un tavolino e un antico mappamondo. È un ambiente che comunica autorevolezza ma anche comodità e gusto, e che rivela al tempo stesso il rispetto e la considerazione che gli amministratori locali hanno per la scuola e per chi la dirige. Purtroppo non sempre è così. Paradossalmente, dopo avere visto l'ufficio del dirigente potreste evitare di fare un giro perlustrativo sulle condizioni della scuola, sia per quanto riguarda l’edificio sia per quanto riguarda arredi e supporti alla didattica. Contrariamente a quanto si dice, in questi casi l’abito fa il monaco.