Prendere posizione, argomentare, e – perché no – cambiare idea

Il dibattito come strumento per comprendere le diversità

PARITÀ DI GENERE - SCUOLA PRIMARIA

In questi tempi di mutamenti rapidi e imprevedibili, una delle capacità che dobbiamo sviluppare maggiormente in noi insegnanti e nei nostri bambini e ragazzi è la disponibilità al cambiamento e ancor più la propensione all’ascolto attivo. Lavorare a scuola con il dibattito è un’occasione preziosa per allenarsi all’ascolto e all’elaborazione delle motivazioni che stanno alla base del proprio e dell’altrui punto di vista.

di Rosita Folli

In una società sempre più complessa e composita, “Andare verso l’altro” è l’unica possibilità che abbiamo di trovare un punto di incontro fra mondi a volte apparentemente inconciliabili. Le capacità di ascolto attivo e di disponibilità al cambiamento, una volta introiettate, possono fare spazio a nuovi atteggiamenti consoni a una società dove l’appartenenza e l’identità si fondano ormai più su affinità elettive che in base al gruppo sociale, al sesso o al luogo di nascita.
Le nuove generazioni non saranno tanto chiamate a prendere posizioni fisse e incrollabili e a restare a esse fedeli, ma piuttosto a tenersi pronte a cambiare punto di vista e accogliere nuovi e inediti pensieri, atteggiamenti, comportamenti per consentire una convivenza pacifica fra culture e individui profondamente diversi fra loro.

In tempi recenti capita sempre più spesso di confrontarci con identità di genere fluide. I nostri adolescenti sovente faticano a identificarsi nell’identità maschile o femminile, soprattutto secondo schemi che appartengono anche solo a qualche decennio fa, ma che paiono – agli occhi di un teenager – remoti e del tutto inadeguati.

Il femminismo, come inteso negli anni Settanta del secolo scorso, è sostituito da posizioni più sfumate ed eterodosse, in cui i diritti sono sentiti come “trasversali” e non legati strettamente al genere femminile. In particolare, la diffusione di comportamenti sessualmente fluidi ha rimescolato le carte in tavola, anche se la lotta per i diritti delle donne contro la violenza e il femminicidio restano punti saldi delle battaglie delle ragazze di oggi.

Come possiamo portare in classe una riflessione che ci consenta di stimolare la capacità di prendere una posizione, senza che questa diventi adesione a stereotipi o rigidità inattaccabile, bensì apertura agli altri e capacità di stare in ascolto e magari cambiare la propria opinione dopo averla confrontata con altri?

C’è un bell’esercizio, che ho sperimentato in un training della Casa per la Pace di Milano, con la formatrice Mercedes Mas Solè. Desidero condividerlo con voi perché ha il pregio di far sperimentare anche con il proprio corpo la possibilità - o la necessità - di prendere posizione, ma anche di modificarla in relazione al gruppo in cui siamo inseriti.
Non serviranno grandi strumenti per l’esercizio: uno spazio libero come una grande aula senza sedie o una palestra andranno benissimo.
Ci occorrerà poi del nastro adesivo di carta per tracciare una linea visibile che divida il salone in due parti.

Sarà importante scegliere un tema che faccia discutere, su cui non ci sia uniformità di vedute. Quindi non proporremo: “Penso che sia giusto che gli uomini e le donne guadagnino la stessa cifra per lo stesso lavoro” ma piuttosto “Penso che le ragazze siano più fragili dei ragazzi”.

Si proporrà questa affermazione alla classe, riunita al centro del salone. Si chiederà poi agli allievi di schierarsi da una parte o dall’altra dello spazio marcato dalla linea, a seconda del fatto che si sia d’accordo o meno con la frase proposta.

Seguendo il secondo esempio che abbiamo proposto, l’insegnante, ponendosi sulla striscia di nastro adesivo e guardando il centro della sala, dirà: “Chi è del parere che le ragazze siano più fragili dei ragazzi, si posizioni alla mia sinistra”, “Chi invece è del parere che le ragazze non siano più fragili dei ragazzi, si posizioni alla mia destra”.

Inoltre, preciserà che chi è pienamente d’accordo con l’affermazione scelta deve posizionarsi il più lontano possibile dalla linea mediana, mentre chi ha una posizione più sfumata, e considera solo in parte l’affermazione vera, si deve mettere più vicino alla linea divisoria.

In questo modo si verranno a formare schieramenti contrapposti, che esemplificano concretamente, con effetto visuale molto evidente, la presa di posizione di ognuno, con le diverse sfumature di convinzione.
A questo punto, ogni persona verrà invitata a spiegare perché si trova in quel punto e pertanto a dare una propria motivazione e chiave di lettura. Tutti sono invitati a parlare e ad ascoltare a loro volta con attenzione. Se vogliamo movimentare ulteriormente e rendere più ludico l’esercizio, possiamo usare una palla che viene passata da una parte all’altra del campo e dà diritto a chi l’ha in mano di parlare per il tempo che la tiene.

Una volta che tutti si sono espressi, l’insegnante chiede di prendere qualche istante per riposizionarsi in base a quello che ognuno pensa dopo aver ascoltato le opinioni degli altri.
Sarà molto significativo e istruttivo vedere che si può cambiare opinione e che in questo fatto non c’è nulla di male, se la riflessione viene condotta con onestà e apertura mentale.
Se non ci fossero spostamenti, l’insegnante può sempre introdurre qualche dato che possa avvallare un’ipotesi o l’altra, tanto per rimescolare un po’ le acque. In questo caso, ad esempio, si può far riflettere sulla differenza fra forza fisica e forza psicologica o sul concetto stesso di fragilità e di resilienza.

Il metodo esposto, come è facile intuire, può essere utilizzato per sviscerare tematiche molto diverse, e – per quanto riguarda le questioni di genere – ci sarà un’ulteriore possibilità di approfondimento in base al fatto che gli schieramenti siano costituiti da ragazzi e ragazze in modo uniforme o se, al contrario, ci siano grandi squilibri fra un gruppo e l’altro.

Il fatto di “essere” fisicamente in un luogo, vicino o lontano da altri o vicino o lontano da un’opinione mediana e indistinta, è una potente metafora che darà ai ragazzi la possibilità di interpellarsi sulle loro stesse idee, in relazione alla loro identità di genere e offrirà un’opportunità per capire che: a volte bisogna prendere una posizione per poi – eventualmente – poterla cambiare. Una lezione importante per un mondo fluido e dinamico che altrimenti rischia di apparirci incomprensibile, inafferrabile e in cui le situazioni, letteralmente, talvolta paiono sfuggirci di mano.

Il progetto Pearson per la parità di genere

#GenerazioneParità è il progetto che riassume l'idea di parità e inclusione che noi di Pearson vogliamo portare concretamente nella scuola, attraverso la produzione editoriale, le attività di formazione, le ricerche sul campo, i progetti speciali e le attività di comunicazione.

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Rosita Folli, team coach e counsellor psico-sociale, lavora con ragazzi, amministrazioni locali e gruppi informali a progetti di educazione alla sostenibilità e di cittadinanza attiva. Si occupa, in collaborazione con docenti ed educatori, di metodi per favorire la partecipazione e le buone relazioni in classe. È autrice di numerose pubblicazioni di educazione alla sostenibilità e alla cittadinanza attiva.

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