
Voci di classe sull’identità e tanto altro
Discussioni di classe
PARITÀ DI GENERE - SCUOLA PRIMARIA
I bambini sono per natura curiosi. Ogni novità, anche a scuola, è occasione di attenzione e interesse. Può essere un nuovo cartellone comparso in corridoio (e frutto del lavoro di un’altra classe) o un fiore spuntato in giardino. Se il nostro fare scuola, pur programmato e certamente con un’impalcatura salda, sa essere sufficientemente flessibile da contenere anche spazi e tempi per nutrire alcune delle curiosità che emergono, gli apprendimenti si moltiplicano e diventano “significativi”. A volte questo accade a partire dal libro, e arriva a toccare tematiche profonde come l’identità di ciascuno e ciò che pensiamo di “dover essere”.
di Laura Papetti
Quando i miei alunni frequentavano la classe terza, avevo notato che erano particolarmente interessati ad alcune frasi di persone celebri che di tanto in tanto utilizzavo per introdurre le mie lezioni. La “citazione” diventava perciò anche occasione di approfondimenti non esattamente programmati su personaggi che hanno lasciato pensieri e frasi “iconiche”. Esattamente così la classe terza A aveva incontrato la celebre massima di Malala Yousafzai “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Il volto di Malala, che accompagnava quella celebre frase, era rimasto loro molto impresso.
Così, in classe quarta, quando gli alunni hanno sfogliato per le prime volte il loro sussidiario Missione Futuro, hanno subito riconosciuto nel volume di storia l’iconica immagine della più giovane donna a ricevere il premio Nobel per la pace, avvolta in un hijab rosso. “Ma c’è Malala a pagina 118!” qualcuno ha esordito.
E via tutti gli altri a girare di corsa le pagine e a fermarsi nello stesso punto, a scoprire perché la foto di Malala.

Malala è portavoce dell’obiettivo n. 4 dell’agenda ONU 2030, dedicato al diritto a un’istruzione di qualità per tutti, ma testimonia con la sua vicenda di vita anche la necessità di cooperare per ridurre le disparità tra uomini e donne, bambini e bambine, in un mondo dove, in alcuni luoghi più che altrove, nascere femmina è un grande svantaggio. Malala Yousafzai, opponendosi al regime talebano con il suo blog di protesta, ha confermato che l’intelligenza, il diritto all’istruzione, il coraggio e il desiderio di pace non hanno genere. Ecco perché si parla di lei anche in riferimento all’obiettivo n. 5 relativo alla parità di genere, che interroga i paesi a poche ore di aereo da noi in modo drammatico, ma che non smette di essere una meta nemmeno qui, nel cuore dell’Europa democratica.
E così, a più riprese, lavorando in modo trasversale alle discipline e raccordandoci ora allo studio delle società antiche, ora a pagine di geografia dedicate all’attivismo green, ora alla scoperta di donne che hanno dedicato la vita agli studi scientifici, ci siamo avventurati in questioni che riguardano il genere e il diritto di vivere serenamente la propria identità.
Nella classe i bambini sono spesso sollecitati a riconoscere i diritti come di tutti, indistintamente, dunque sulle grandi questioni di principio si appassionano molto e si dichiarano fortemente schierati per l’uguaglianza e l’inclusione.
Spesso commentiamo alcune notizie dai quotidiani o da riviste per ragazzi e riconosco in loro la capacità di interrogarsi e perfino scandalizzarsi rispetto a soprusi o ingiustizie di cui vengono a conoscenza. Più volte i loro commenti, di fronte a fatti di cronaca (da notizie di inquinamento a fatti di corruzione, a episodi di razzismo di cui abbiamo letto, attraverso vicende storiche o attuali) sono stati: “Ma questo è illegale!”. “Ma come è possibile?”
In quinta però andiamo oltre e proviamo ad assumere consapevolezza anche su ciò che sappiamo davvero sulla nostra e sull’altrui identità, su quanto ci ascoltiamo e su quanto siamo condizionati dalla cultura nella quale viviamo.
Un sondaggio anonimo (l’unica informazione rispetto all’autore/-trice era di specificare se fosse maschio o femmina) effettuato tra i miei alunni e mirato a conoscere eventuali “vantaggi” di nascere femmina o maschio ha avuto questi esiti:
• diverse alunne femmine sono convinte che i maschi abbiano il vantaggio di saper “naturalmente” giocare meglio a calcio;
• diversi alunni maschi sono convinti che le ragazze siano per natura più calme e ordinate;
• due alunne hanno evidenziato con parole diverse l’idea che i maschi possano mostrare senza problemi se stessi, più di quanto non sia permesso a una femmina (se sei un maschio “non hai paura di far vedere il tuo carattere”, “sei meno preso in giro per come sei”);
• diverse alunne hanno evidenziato che trovano i maschi più sportivi e veloci delle loro compagne femmine;
• qualche alunno ha dichiarato, tra i vantaggi di nascere femmina, il fatto di essere più simpatiche e più “sveglie” dei maschi;
• le femmine hanno dichiarato altresì che un loro vantaggio è quello di “saper gestire meglio le situazioni”, o “fare più cose allo stesso tempo”;
• le femmine hanno anche dichiarato, tra gli svantaggi dei maschi, che hanno a disposizione meno tipologie di abiti e pettinature, ma che d’altro canto hanno il vantaggio di asciugarsi rapidamente i capelli corti e vestirsi in fretta, senza farsi troppi problemi.
• un solo alunno ha menzionato che i maschi hanno il vantaggio di non partorire, perché fa molto male.
• un altro alunno maschio, infine, ha scritto che un vantaggio delle femmine è che di solito possono occuparsi più a lungo di accudire i bambini piccoli.
L’ultima, una interessante opinione in controtendenza rispetto a come vedono la questione della maternità gli adulti… Food for thought, direbbero i britannici!
Un’altra attività realizzata in classe, ispirata a un laboratorio proposto nella guida Crescere pari e diversi (di Valentina Morandi e Francesca Salvini, Pearson 2015), ha richiesto agli alunni e alle alunne di pensare alla propria identità e rispondere in modo sintetico e “a caldo” alle seguenti domande:
COLORE PREFERITO:
INDUMENTO PREFERITO:
LA MIA MIGLIORE QUALITÀ:
IL MIO GIOCO PREFERITO:
IL LAVORO CHE VORREI POTER SVOLGERE DA GRANDE:
I MIEI GENITORI DICONO DI ME:
CHE COSA VORREI MIGLIORARE DI ME:
SECONDO ME LE FEMMINE (SE FEMMINA) /
SECONDO ME I MASCHI (SE MASCHIO) SONO:
Dopo aver risposto una prima volta, gli alunni e le alunne dovevano concentrarsi e ripensare nuovamente alle domande, questa volta immaginando di essere femmine se maschi e maschi se femmine. Ho chiesto loro di capire se sarebbe cambiato qualcosa nelle loro risposte e, nel caso, di rispondere nuovamente.
In molti hanno cambiato parecchie risposte pensandosi del genere opposto, in primis la professione che immaginano per sé nel futuro, ma anche i giochi, e in alcuni casi perfino il colore preferito. Sembrerebbe dunque che le differenze di genere si percepiscano attraverso delle abitudini, delle ricorrenze che diventano la “regola”.
Per le femmine sono previste – anche da parte delle femmine stesse – professioni decisamente più “ordinarie”, oppure legate al mondo dello spettacolo (parrucchiera, maestra, cassiera, ma anche veterinaria, medico, attrice, cantante, modella, stilista…), mentre i maschi immaginano per sé professioni più legate alla meccanica, all’informatica, allo sport (con il calcio che rimane in assoluto lo sport più “pervasivo” nell’immaginario degli alunni) o – anch’essi – al mondo dello spettacolo (attore, cantante, rapper, influencer).
Mi ha parecchio stupita il fatto che le femmine si pensino in generale più calme, ma dichiarino al tempo stesso (ben due alunne hanno esplicitato questo tema) di voler essere meno ansiose (!); al tempo stesso diverse alunne vedono i maschi come più caotici e disordinati, talvolta perfino “sporchi”, ma poi ipotizzano per loro professioni che richiedono precisione e cura del dettaglio. Sembrerebbe configurarsi già una differenza tra il “percepito” e quello che si pensa debba essere la realtà.
Attività di questo tipo danno sicuramente parecchi spunti per lavorare sugli stereotipi presenti nella realtà che viviamo, ma aiutano anche a far emergere quelle differenze – rispetto al mainstream – che vanno rispettate, accolte, e perfino ammirate in chi sa portarle avanti ascoltando pienamente se stesso o se stessa, a dispetto di che cosa pensi la maggioranza. I nostri alunni sono figli della propria epoca, delle tendenze veicolate dai media e dal pensiero degli adulti su di loro, come lo siamo e siamo stati noi, ma auspico che la maggiore consapevolezza sui diritti di ciascuno li accompagni nella decodifica delle situazioni, e che mantengano – come hanno oggi – sguardi curiosi e non giudicanti sul mondo, abitato sempre più dalle diversità.

Il progetto Pearson per la parità di genere
#GenerazioneParità è il progetto che riassume l'idea di parità e inclusione che noi di Pearson vogliamo portare concretamente nella scuola, attraverso la produzione editoriale, le attività di formazione, le ricerche sul campo, i progetti speciali e le attività di comunicazione.