Le certificazioni linguistiche: la prospettiva di un'insegnante

Insegnante e alunni

Un modo per "ac-crescere" le competenze 

PRIMO CICLO DI ISTRUZIONE

Il percorso verso il conseguimento di una certificazione linguistica rappresenta un'importante occasione di maturazione come studenti e come persone.

di Marzia Mastalli

Sin dall’inizio degli anni’90 il Consiglio d’Europa si è impegnato a definire delle fasce di livello di competenza linguistica (CEFRCommon European Framework of Reference oppure QCER Quadro Comune Europeo di Riferimento) che aiutassero i diversi paesi membri a costruire dei curricola scolastici nazionali e locali congruenti e, possibilmente omogenei, in modo da creare uniformità nel futuro mondo accademico e del lavoro, su scala europea.
Da allora sono stati messi a punto ed introdotti, in maniera più o meno efficace, una serie di strumenti che aiutano i docenti, ma anche gli studenti, a definire, inquadrare ed acquisire consapevolezza delle proprie competenze linguistiche. Si vedano infatti l’introduzione del PEL (Portfolio Europeo delle Lingue) composto a sua volta da: Passaporto delle Lingue, la Biografia Linguistica e il Dossier, la cui cura ed aggiornamento sono a cura dello studente e che possono essere ulteriormente arricchiti dalle certificazioni esterne al sistema scuola e/o internazionali.

Tuttavia è dal 2003, anno in cui termina il ciclo vitale del “Progetto Lingue 2000”, che la scuola italiana inizia ad introdurre le certificazioni esterne ed internazionali per gli studenti ed i docenti. Tutto ciò rappresenta un punto di svolta anche a livello didattico, sia nel comparto primaria che secondaria, in quanto molte scuole iniziano a costruire i propri curricola basandosi anche sui descrittori di competenza definiti dagli enti certificatori e dai livelli definiti dal QCER al fine di agevolare un’ auspicabile e futura corrispondenza tra essi.

Ancora oggi, come insegnante di Inglese della Scuola primaria mi capita spesso di trovarmi a colloquio con genitori che si interrogano sull’opportunità e l’utilità di far sostenere, anche ai bambini, esami che ne certifichino il livello di competenza. La mia risposta è generalmente un sì, sincero e convinto, a meno che non ci siano situazioni particolari che possano rappresentare un ostacolo o un’esperienza frustrante per l'alunno in questione, ed a patto che l’ente erogante sia riconosciuto ufficialmente dal nostro sistema scolastico.
In merito al primo inciso, generalmente, gli enti accreditati osservano una linea di condotta precisa rispetto a questo tipo di problematiche. Vengono messe in atto procedure e format standardizzati d’esame e di valutazione, attentamente studiati e predisposti, soprattutto nella fascia d’età definita come young learners (8/14 anni), che garantiscono un equo trattamento a tutti i candidati ed una percezione di successo che incide positivamente sulla crescita dello studente.

Per quanto poi riguarda l’accertamento di competenza, a mio avviso, l’idea di cristallizzare e costruire un curricolo/portfolio passo passo, può rappresentare un valore aggiunto nel processo di maturazione dello studente in questione visto che si procede ad una co-costruzione delle competenze, un percorso a tappe che responsabilizza e fornisce un’idea precisa dei tempi necessari e congrui per ottenere dei risultati visibili e misurabili a livello internazionale, in tutte e quattro le abilità (Listening, Speaking, Reading and Writing).

Gli alunni stessi, dopo aver sostenuto un primo esame, riferiscono di esperienze positive e motivanti, esperienze ed emozioni che li hanno aiutati a crescere, non solo dal punto di vista delle competenze linguistiche ma anche sotto il profilo della maturazione personale. Una mia alunna, Melissa di 8 anni, per esempio mi ha riferito: “Ero molto emozionata e un po’ spaventata il giorno dell’esame. Anche se tu mi avevi detto di stare tranquilla e che avevo lavorato bene durante il corso, dunque non avevo nessun motivo per preoccuparmi. Anche io lo sapevo, ma la tensione c’era. Dopo l’esame mi sono sentita leggera leggera e, soprattutto, contenta perché avevo fatto del mio meglio all’esame e prima. Sono davvero felice di aver sostenuto l’esame”.

Inoltre, è noto che dal prossimo anno scolastico, anche nella Scuola Primaria sarà prevista la prova INVALSI di Inglese, dunque l’opportunità di sostenere e superare un esame, già nella fascia d’età degli Young Learners, può rappresentare un punto di forza, sia dal punto di vista dello studente che del docente in quanto diventa più immediato parametrarsi all’interno di un sistema ordinato di descrittori di competenze, nonché gestire l’emotività del momento.

I docenti, inoltre, grazie agli esami di certificazione ed ai corsi generalmente previsti, hanno anche la possibilità di ampliare, da una parte, e tenere sotto controllo dall’altra, in maniera più stringente ed approfondita, le competenze degli alunni, specialmente se questi si trovano in classi numerose.
Del resto, il numero esiguo di ore previste per l’insegnamento delle lingue straniere, in tutti gli ordini di scuola, rappresenta uno degli elementi che, a mio avviso, non favorisce una serena e congrua acquisizione degli obiettivi. In più, il fatto che ci sono ancora poche occasioni di utilizzo autentico della lingua straniera nell’extra scuola, e mi riferisco in particolare ad esperienze non mediate e/o manipolate, finisce per definire il quadro per cui siamo ancora fanalini di coda rispetto alle competenze in lingua straniera a livello europeo.

In conclusione, gli elementi da tenere maggiormente in considerazione al fine di valutare i pro ed i contro rispetto alla possibilità di conseguire delle certificazioni internazionali nella fascia d’età compresa tra gli 8 e i 14 anni, sono proprio la possibilità di parametrare ed uniformare i curricola, l’imparzialità nella valutazione che la certificazione internazionale comporta e la sua spendibilità nel futuro accademico e lavorativo dello studente che avrà, così, la possibilità di costruire consapevolmente il proprio percorso passo dopo passo. Percorso che si arricchisce non solo di competenze linguistiche (Competenza nelle lingue straniere) ma anche di quelle relative al lifelong learning ed a quelle sociali e civiche visto che una lingua straniera è sempre veicolo della cultura del paese in cui quella lingua si parla ma anche di Cultura della condivisione delle idee e della pace.

La proposta Pearson: Pearson Test of English Young Learners

Pearson Test of English Young Learners (PTE Young Learners) è un esame di certificazione linguistica volto a certificare la conoscenza della lingua inglese negli studenti dagli 8 ai 13 anni. Riconosciuto a livello internazionale, è fornito da Pearson in partnership con Edexcel Limited, ente britannico per le qualificazioni accademiche. Questo però non impedisce all’esame di essere pensato per rendere l’esperienza del test un momento stimolante e coinvolgente: il PTE Young Learners, infatti, si focalizza sulla vita di tutti i giorni e le sue attività prendono spunto da un contesto realistico che ruota intorno alle avventure della famiglia Brown, con molti momenti di gioco soprattutto nella fase orale.

L’esito dell’esame, infine, viene sì espresso con 3 valutazioni positive e una negativa, ma a tutti i ragazzini viene comunque rilasciato un attestato di partecipazione ancora qualora il risultato non sia stato sufficiente per il superamento del test.

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Marzia Mastalli è insegnante di inglese nella Scuola primaria e formatrice per la didattica.