L'Alternanza si moltiplica per tre

l'alternanza si moltiplica per tre

La grande famiglia di Pearson si allarga

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Nell'ambito delle numerose esperienze di Alternanza scuola-lavoro svolte in Pearson, abbiamo intervistato 3 ragazzi: il diciottenne Luca Brambilla, il sedicenne Fabio La Viola e il diciassettenne Dario Menegazzo, dal Liceo Scientifico Molinari e dall'Istituto Tecnico Pareto. Li abbiamo intervistati per sapere com'è andata.

di Luca Brambilla, Fabio La Viola, Dario Menegazzo

Ciao ragazzi, avete finito questa esperienza di Alternanza scuola-lavoro in Pearson. Come vi siete trovati?

Tutti: “Molto bene, grazie.”

Quali erano le vostre aspettative all’inizio di questa esperienza?

Luca: “L’idea di iniziare un’attività lavorativa mi ha messo 'sull’attenti' in men che non si dica: non sapevo cosa mi sarebbe toccato fare, ma il fatto che fosse un’esperienza completamente nuova mi affascinava. Questo stare 'sull’attenti' ha generato in me l’idea di un ufficio in cui si respirasse un’aria di particolare rigore, in cui, sebbene fossimo gli ultimi arrivati, la gente avrebbe comunque avuto grandi aspettative su di noi.”

Fabio: “Devo dire che sono arrivato qui a Pearson con delle idee molto confuse. Potrete dire: in che senso? Beh, semplicemente, non sapevo cosa avrei mai potuto fare in una casa editrice che conoscevo poco, ma che in realtà era già vicino a me.
Oltre a ciò, mi sarei aspettato un posto di lavoro molto rigido e con un margine di errore piccolissimo; perché questo? Perché guardando i libri ti accorgi che c’è molta precisione nel farli e ti lascia l’idea che non ci sia spazio per gli sbagli.”

Dario: “Beh, pensavo di ritrovarmi a fare caffè e fotocopie, dato che in un’azienda così importante come la Pearson cosa se ne sarebbero mai fatti del lavoro di un anonimo stagista? Pensavo anche che l’azienda fosse molto più triste e decisamente meno viva. Son felice di essermi ricreduto su queste idee, possiamo dire, infantili.”

Come vi è parso l’ambiente di lavoro?

Luca: “Le aspettative, che ho precedentemente descritto, vengono smentite in tempo zero non appena ci si comincia ad ambientare: si respira un’aria informale, ma ciò non è affatto sinonimo di mancanza di produttività, anzi. Inoltre, la struttura interna dell’ufficio è caratterizzata da un particolare uso dei colori, che induce in me una certa serenità, capace di farmi vivere l’esperienza con particolare agio.”

Fabio: “Al contrario di quello che pensavo l’atmosfera è piacevole e ogni singolo spazio ti dà una vera e propria indicazione di dove ti trovi. Vi faccio un esempio: vicino al nostro 'mini-ufficio' si trova un dipinto del DNA, e da qui capiamo subito che ci troviamo nella sezione della scienza. Un altro esempio? Oltre ai muri dipinti si trovano molti scaffali contenenti libri (di scuola ovviamente) inerenti alla sezione (se ci sono libri di letteratura siamo nella sezione italiano e così via). Questo ambiente ti fa sentire a casa tua; ci sono posti adibiti al riposo e alle riunioni che si presentano molto bene.”

Dario: “L’ufficio è come ci si poteva aspettare: molte scrivanie e tante librerie con ognuno seduto davanti al PC; ma ciò che lo rende speciale sono sicuramente le persone, che personalizzano l’ufficio a tal punto da definirlo casa e addirittura portare scatole dove si mettono in comune snack o caramelle per tutti. Tutti i piani sono unici grazie a un gran lavoro di design che li rende molto colorati e diversi tra loro - come le cose di cui si occupano i colleghi - trasformando il palazzo in una coloratissima torta a strati dove ogni strato ha un suo colore e tante persone che vivono la loro convivenza in modo diverso.”

Con i vostri colleghi di lavoro come vi siete trovati?

Luca: ”Se l’atmosfera è così serena è, forse, grazie anche al modo in cui tutte le persone con cui ho avuto a che fare si sono poste: nella loro accoglienza e cordialità sono state capaci di farmi sentire subito 'a casa', e di non farmi mai sentire difettante di una qualsiasi cosa; detto questo posso dire di aver instaurato un bel rapporto con buona parte di loro e, soprattutto, di essermi confrontato con persone coi piedi per terra, umili, conscie delle proprie capacità e dei propri limiti.”

Fabio: “Tutti qui a Person sono cordiali e molto disponibili. Come ho già detto prima, mi sarei aspettato un ambiente molto più rigido, quasi senza il sorriso, invece tutti lavorano al meglio tra di loro, non solo per l’ambientazione accogliente, ma proprio perché qui c’è un vero gioco di squadra. Ogni azione, ogni idea e ogni momento è pensato, creato e prodotto insieme, senza lasciare indietro nessuno. Ognuno fa il proprio lavoro al meglio. Come si sono comportati con noi? In maniera spontanea e amichevole. Non siamo stati trattati come gli ultimi arrivati, anzi, sin dal primo giorno eravamo come dei parenti dentro una grande famiglia: quella di Pearson.”

Dario: “Ognuno di loro ci ha spiegato il proprio percorso sino a Pearson e personalmente sono davvero tentato di prenderne spunto, così da poter finire in un posto simile a questo. Oltre a ciò, abbiamo visto che le varie mansioni svolte in Pearson sono molto diverse fra loro ma interconnesse, rendendo l’idea del meccanismo ben oliato. Per farvi un esempio di come questo macchinario necessiti di ogni pezzo, non importa quanto sia scritto bene un libro, se non ci sono dei grafici a renderlo bello all’occhio, oppure non importa quanto buono sia il prodotto se non lo sai vendere. Parlando della mia esperienza, sono stato ripreso più volte perché tendevo a essere troppo formale e facevo sentire anziani i miei colleghi.”

Quali tipi di risorse avete avuto a disposizione per lavorare?

Luca: “Ad avermi stupito è la grande disponibilità di risorse culturali (libri della casa editrice stessa, che mi aspettavo venissero solo prodotti qui, e non anche conservati in così elevata quantità), e il fatto che esse siano usufruibili da chiunque. Inoltre, ci è stato dato, a nostra completa disposizione, un PC portatile, fondamentale per lo svolgimento del nostro lavoro.”

Fabio: “Abbiamo ricevuto sin dal primo giorno un computer personale da lavoro che abbiamo utilizzato per poter svolgere i nostri impieghi. Per chi se lo stesse chiedendo, no, non è di nostra proprietà e non possiamo portarlo a casa. Oltre alla disponibilità informatica ci è stato fornito un badge personale per poter accedere a qualsiasi sezioni di tutto l’ufficio senza grosse difficoltà.
Per quanta riguarda le disponibilità liquide, ci sono stati forniti dei buoni pasto da poter spendere nei ristoranti del quartiere.”

Dario: “Ci sono stati forniti un PC, e la possibilità di accedere al Wi-Fi in modo da poter lavorare più facilmente; oltre a queste due risorse fondamentali per il lavoro, ci hanno concesso un ufficio personale in modo da non infastidire i colleghi nel caso facessimo troppo rumore.”

Cosa vi portate a casa da questa esperienza condivisa insieme a noi?

Luca: “Lavorare in vari ambiti mi ha permesso di avere un assaggio di ogni settore dell’azienda, capace di darmi un quadro generale su quale sia il suo funzionamento. Per quanto non abbia ancora trovato una 'vocazione' esatta, posso dire di portare a casa un’infarinatura generale su ciò che potrei fronteggiare in futuro, che non è mai male!”

Fabio: “Da questa esperienza penso di portarmi via principalmente... tutto. Ho imparato come viene prodotto un libro di scuola (che non è per niente facile, anzi, è molto complicato), e quante persone ci sono dietro alla sua produzione. Oltre a ciò, con questa esperienza ho una nuova visione della casa editrice. In che senso? Quando sono arrivato pensavo che una casa editrice fosse solo libri e testi, niente di più, invece ho capito come ci siano tante persone, tante idee che vengono lavorate ed elaborate, e molto altro ancora.”

Dario: “Beh porto a casa un fantastico libro sull’Alternanza scuola-lavoro che spiega appieno la funzione e l’importanza del fare queste esperienze. Lavorare qui mi ha dato una concezione di azienda e anche molti nuovi strumenti su come affrontare le diverse situazioni, e mi ha anche mostrato come effettivamente ci sono degli orari da rispettare e che gli straordinari sono necessari a volte.”

Consigliereste mai questa esperienza a qualcuno?

Luca: “Assolutamente! Lavorare in una casa editrice permette di entrare in contatto con una una serie di diverse realtà collaborative e, di conseguenza, può essere un’ottima opportunità per far sì che anche il più indeciso tra gli studenti possa toccare con mano diversi ambiti, riuscendo, in un modo o nell’altro, a farsi un’idea su quello che, un domani, potrebbe essere il suo ambito lavorativo.”

Fabio: “Se dovessi consigliare un’esperienza di lavoro da fare vi direi proprio di andare in una casa editrice perché non solo vi aprirà la prospettiva di un nuovo mondo, ma vi farà capire che dietro a un libro non ci sono solo testi e autori, ma tante altre figure importanti, come redattori, designer, esperti di marketing e molti altri ancora!”

Dario: “Sicuramente, perché credo che l’azienda sia un luogo ottimo per svezzare i nuovi lavoratori. Un ambiente amichevole che si basa sulla cooperazione permetterà sicuramente allo stagista di sentirsi parte di qualcosa più grande e di essere seguito da un team tutto suo.”

Grazie per l’intervista ragazzi.

Tutti: “Grazie a voi per averci concesso questa opportunità."