Il 4 marzo 2021 il Ministero dell’istruzione ha emanato l’ordinanza che disciplina lo svolgimento dell’Esame di Stato, sulla base di un modello in larga misura simile a quello dello scorso anno, già modificato in seguito all’emergenza sanitaria. Si rilevano alcune differenze e novità, quali l’introduzione dell’educazione civica in versione “trasversale”, l’esame del curriculum dello studente e la presenza di una griglia di valutazione del colloquio, molto più articolata rispetto ai modelli precedenti.
Si conferma la composizione della commissione, costituita da sei docenti interni e da un presidente esterno, che sovrintende a due classi dello stesso indirizzo o di indirizzi diversi; è possibile individuare commissari comuni alle due classi.
La nomina del presidente compete all’Ufficio scolastico regionale, quella dei commissari ai singoli Consigli di classe.
Le fasi preliminari
La redazione del documento del 15 maggio
Come di consueto, entro la metà di maggio il Consiglio di classe presenta un documento che contiene tutti gli elementi ritenuti utili per lo svolgimento dell’esame. Tali informazioni non riguardano solo i contenuti, i criteri di valutazione e gli obiettivi raggiunti in ogni disciplina, ma forniscono evidenza anche degli strumenti, delle metodologie e dei tempi impiegati. Il documento deve dare spazio agli obiettivi di apprendimento conseguiti con l’insegnamento di educazione civica, contenere l’elenco degli argomenti assegnati a ciascun candidato per lo svolgimento dell’elaborato oggetto della prima parte del colloquio, presentare i materiali di lingua e letteratura italiana che verranno richiesti all’esame. Per gli istituti in cui si è potuto attivare l’insegnamento di una disciplina in lingua straniera con metodologia CLIL, le competenze raggiunte sono valorizzate nel corso del colloquio se il docente della disciplina coinvolta fa parte della sottocommissione di esame.
L’ammissione dei candidati
A differenza dello scorso anno, l’ammissione all’esame sarà deliberata dal Consiglio di classe e non sarà automatica; per l’ammissione rimane il requisito della frequenza, che deve raggiungere almeno i tre quarti del monte ore (salvo deroghe motivate, valutate caso per caso dal Consiglio di classe), mentre non sono requisito di accesso la partecipazione alle prove Invalsi (anche se svolte) e aver completato l’attività relativa ai PCTO, talora non svolta e spesso non completata per la difficoltà di effettuarla in presenza e di supplire a tale mancanza con attività a distanza.
Lo svolgimento dell’esame
L’esame non prevede prove scritte, ma solo un colloquio articolato in quattro fasi e finalizzato a verificare l’acquisizione degli obiettivi del PECUP, che disciplina le competenze, abilità e conoscenze che lo studente deve possedere al termine del proprio corso di studi. In particolare, l’allievo deve dimostrare non solo di padroneggiare i diversi contenuti disciplinari e collegarli tra loro per argomentare “in modo autonomo e responsabile”, ma anche correlare al proprio profilo professionale le esperienze svolte durante l’attività di PCTO. Inoltre, deve dimostrare di aver acquisito le competenze previste dal curricolo di educazione civica, al termine di un anno in cui questa disciplina è entrata a far parte di tutti i percorsi di studio, con una caratterizzazione di trasversalità.
Il punteggio massimo assegnabile è di 40 punti, mentre 60 punti sono attribuiti alla valutazione del curriculum dell’ultimo triennio. La durata del colloquio, di norma non dovrebbe superare i 60 minuti.
L’elaborato
Il momento iniziale del colloquio sarà rappresentato dalla discussione di un elaborato, redatto dal candidato con congruo anticipo rispetto alla data iniziale del 16 giugno; infatti il percorso verso l’esame inizierà già il 30 aprile, quando il Consiglio di classe assegnerà a ciascun allievo la traccia, che dovrà essere sviluppata e consegnata ai docenti entro il 31 maggio. L’ordinanza elenca le discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, che saranno oggetto della redazione e discussione dell’elaborato.
Anche nel 2020 era prevista questa modalità operativa, ma i tempi di svolgimento erano stati decisamente più brevi (dal 1° al 13 giugno).
La traccia sarà predisposta dal Consiglio di classe e verterà su contenuti previsti dalle discipline di indirizzo, senza esclusione di spunti di lavoro tratti da altre materie, utili a integrare la trattazione e a far emergere ulteriori competenze e conoscenze da parte dello studente.
Il lavoro dovrà essere un prodotto originale e potrà essere realizzato in forma multimediale, testuale o sottoforma di elaborato artistico o tecnico pratico.
La tipologia è aperta e i Consigli di classe possono scegliere se assegnare a ciascun allievo un argomento diverso, o assegnare a tutti lo stesso argomento, purché questo si presti a uno svolgimento altamente personalizzato; sono ammesse indicazioni relative alle caratteristiche “tecniche” dell’elaborato, qualora esso non consista nella sola redazione di un testo scritto, ma preveda l’utilizzo di applicazioni multimediali, la creazione di documenti autentici, o forme specifiche di presentazione del lavoro (ad esempio un progetto negli istituti tecnici industriali o negli indirizzi CAT).
Per orientare la scelta, il corpo docente dovrà tenere conto del profilo dello studente, delle sue capacità e attitudini e delle esperienze eventualmente maturate in ambito lavorativo e professionale, ma anche dagli elementi che emergono dal suo curriculum.
L’esame del curriculum compare quest’anno per la prima volta nell’Esame di Stato e può fornire utili informazioni sui percorsi seguiti dal candidato in ambiti quali lo sport, il volontariato, le esperienze all’estero, l’impegno sociale e le attività culturali in genere.
Durante la stesura dell’elaborato lo studente sarà affiancato da uno dei suoi insegnanti, nel ruolo di tutor; va da sé che i docenti più indicati a svolgere tale funzione sono proprio quelli delle discipline di indirizzo, che presumibilmente predisporranno anche le tracce.
Qualora il candidato non provveda alla trasmissione telematica al Consiglio di classe dell’elaborato entro il 31 maggio, in sede d’esame potrà comunque discutere l’argomento assegnato, ma della mancata trasmissione si terrà conto in fase di valutazione finale.
Le fasi successive del colloquio
L’esposizione dell’elaborato, che avvierà il colloquio, sarà seguita dalla discussione di un breve testo, oggetto di studio durante l’anno scolastico nell’ambito della lingua e letteratura italiana. Questa modalità è già stata sperimentata lo scorso anno e permette di valutare le competenze maturate dal candidato rispetto alla capacità di analisi del testo, le sue capacità critiche e di orientamento in ambito umanistico.
La fase successiva riguarda la discussione di una serie materiali scelti dalla commissione (un testo, un documento, un problema, un progetto), in linea con quanto previsto dalla normativa nei due anni precedenti.
Il colloquio termina con l’esposizione dell’esperienza del candidato nei PCTO, se ancora non è stata illustrata in precedenza; infatti, un’ulteriore novità è la trattazione di questa sezione del colloquio in modo molto più integrato, non più limitata a una breve relazione non contestualizzata.
Purtroppo, la pandemia ha reso difficoltoso lo svolgimento dei PCTO. Molte scuole hanno fatto ricorso a progetti digitali molto diversificati tra loro, spesso innovativi, che hanno consentito di sviluppare comunque competenze valutabili e certificabili.
Per quanto riguarda l’educazione civica, dato il carattere trasversale della disciplina, non è prevista la nomina di un commissario ad hoc e quindi si può ragionevolmente suggerire al candidato di illustrare il proprio percorso in sede di produzione dell’elaborato iniziale.
La valutazione
L’ordinanza ministeriale introduce quest’anno una griglia di valutazione assai strutturata. La sua funzione è quella di assicurare valutazioni omogenee nelle diverse scuole, cosa difficile da realizzare quando le griglie erano elaborate dalle singole commissioni, con evidenti discrepanze anche a livello di istituzione scolastica, data la pluralità di commissioni presenti che operavano in modo autonomo, producendo griglie spesso assolutamente non comparabili e raffrontabili tra loro. L’esigenza di perseguire una certa omogeneità è giustificata dal fatto che l’intero esame verte su un’unica prova, alla quale viene assegnato l’intero punteggio e non è possibile attribuire giudizi, come accaduto fino al 2019, a prove differenziate (scritte e orali).
La griglia prevede cinque indicatori, per ciascuno dei quali sono declinati i vari livelli di conseguimento, con relativi descrittori e punteggi assegnabili. Gli indicatori non si riferiscono alle singole parti del colloquio, ma orientano la commissione verso una sua valutazione globale e complessiva.
Acquisizione dei contenuti e dei metodi delle diverse discipline del curricolo, con particolare riferimento a quelle d’indirizzo.
Per questo punto, differentemente da quelli successivi, è evidente che le maggiori informazioni per la valutazione derivano dalla struttura, ampiezza, coerenza e articolazione dell’elaborato. Per la declinazione dei descrittori uno degli elementi da considerare è il livello di approfondimento e la completezza dell’esposizione.
Capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle tra loro.
Il secondo indicatore rimanda in primo luogo alla capacità di collegamento interdisciplinare, ma anche di integrazione nel colloquio delle proprie esperienze personali. Il candidato viene valutato per la sua capacità di orientamento tra le varie materie, in risposta alle richieste della commissione.
Capacità di argomentare in maniera critica e personale, rielaborando i contenuti acquisiti.
Questo indicatore valuta la capacità del candidato di rielaborare le proprie conoscenze in modo critico, anche senza una diretta sollecitazione da parte dei commissari. Indirettamente fa riferimento all’autonomia operativa, parametro utile a evidenziare i livelli di competenza acquisiti. Argomentare significa esporre le proprie opinioni, mentre rielaborare implica anche la capacità di ricorrere a riepiloghi e sintesi o di effettuare analisi utili a caratterizzare la propria esposizione.
Ricchezza e padronanza lessicale e semantica, con specifico riferimento al linguaggio tecnico e/o di settore, anche in lingua straniera.
L’eloquio fluido e la padronanza del linguaggio tecnico e giuridico influenzano la valutazione; è importante che negli indirizzi in cui assume maggior peso una lingua straniera, la capacità di esposizione e la padronanza lessicale siano valutate anche con riferimento a tale lingua.
Capacità di analisi e comprensione della realtà in chiave di cittadinanza attiva a partire dalla riflessione sulle esperienze personali.
Quest’ultimo indicatore si riferisce alla narrazione del candidato della sua esperienza nell’ambito dell’educazione civica, così come illustrata nella stesura dell’elaborato o in una delle fasi successive del colloquio.
Per quanto riguarda il punteggio, tutti gli indicatori sono declinati in cinque livelli, i primi tre fino a un massimo di dieci punti, gli ultimi due fino a cinque punti.
Non è possibile assegnare un valore pari a zero, anche in assenza di esposizione; il punteggio minimo conseguibile è 5, che in presenza di una valutazione del curricolo almeno pari a 55 permetterà comunque di superare l’esame.
Volendo tradurre i livelli in giudizi, il livello I è attribuibile a una valutazione scarsa, il II a una valutazione insufficiente più o meno grave; il III esprime un giudizio che va dal sufficiente al discreto, il IV corrisponde a un giudizio che va dal buono all’ottimo. L’ultimo livello fa riferimento a un colloquio ottimo e caratterizza l’eccellenza.