Il pericolo c’è ma non si vede.
La paura c’è e si sente.
Il giorno prima era tutto normale, le nostre vite trascorrevano tranquille nel flusso dello scorrere del tempo tra lavoro, scuola, casa, sport, svaghi, volontariato. Da qualche parte, in Cina girava un nuovo virus influenzale che stava destando preoccupazione, ma neanche più di tanto. Nessun segnale indicava il significativo impatto che questo virus, al di là dei numeri, avrebbe avuto sulle nostre vite!
Un impatto che va al di là del contagio fisico. Un impatto che coinvolge il contagio emotivo e che va a colpire in modo forte le nostre abitudini, la nostra quotidianità, la nostra autonomia.
In che modo la Psicologia Positiva può essere utile in questo particolare momento?
In questi giorni di contagio emotivo ai massimi livelli diventa cruciale ricordarsi che la Psicologia Positiva ci fornisce gli strumenti utili per gustare al meglio il positivo e gestire al meglio il negativo.
Innanzitutto avere chiari i valori più importanti per noi, capire in che modo guidano le nostre scelte e influenzano le nostre decisioni può rappresentare un ottimo punto di partenza. I nostri valori agiscono come una bussola che guida ciò in cui crediamo, le nostre convinzioni, e influenza la nostra identità e come utilizziamo e sviluppiamo le nostre abilità.
Per gestire le situazioni complesse che la vita ci propone dobbiamo fare affidamento sulle nostre risorse personali: l’insieme di conoscenze, competenze e abilità che crediamo di possedere e che pensiamo di poter utilizzare in un dato momento. Conoscere e perfezionare le nostre abilità, i nostri Punti di forza, è uno dei paradigmi più conosciuti della Psicologia Positiva, è quello che pone le nostre “virtù” al centro della nostra attenzione. Se per molto tempo abbiamo cercato di “colmare i gap”, di migliorare ciò che ci riusciva male e di concentrarci sulle aree di miglioramento, oggi abbiamo l’opportunità di riflettere su quello che siamo bravi a fare e possiamo concentrarci sul diventare eccellenti nel farlo.
Relazioni, Emozioni positive e Ottimismo
Un altro concetto centrale della Psicologia Positiva è l’importanza delle Relazioni e delle connessioni sociali. Queste risultano essere uno degli elementi chiave per predire il livello di felicità e di soddisfazione personale, molto più della ricchezza. Questo virus, sebbene invisibile e per molti asintomatico, ci sta facendo toccare con mano l’importanza delle relazioni, della fiducia, dell’unione. Siamo stati messi di fronte alla necessità di pensare e agire in modo collettivo, per un bene che va al di là di noi stessi come singoli individui, e facciamo fatica a fare il cambio di punto di vista.
La struttura biologica del nostro cervello è orientata per cogliere prima di tutto il negativo: percepire in tempi rapidissimi i potenziali pericoli ci ha garantito la sopravvivenza e la nostra posizione nell’ecosistema attuale. Le emozioni che chiamiamo “negative”, come paura, rabbia e dolore, servono a garantirci la sopravvivenza da milioni di anni, ma sono le Emozioni positive a creare l’ambiente più propizio e favorevole all’evoluzione, alla crescita e all’apprendimento.
Grazie agli studi di Barbara Fredrickson, che ha sviluppato la Broaden & Build theory, sappiamo che le emozioni che definiamo “positive” sono quelle che ci permettono di dare il meglio di noi stessi, di crescere e di eccellere in ciò che facciamo. Ecco che conoscere il proprio “portafoglio positivo”, e nutrirlo con costanza e impegno, crea le condizioni ideali per favorire, per esempio, il miglioramento del morale, il rafforzamento dei legami sociali, incoraggiare l’innovazione e amplificare la comunicazione. Gli esseri umani, soprattutto gli adulti, tendono a voler sempre spiegare ciò che succede loro.
Per ogni cosa che ci capita passiamo ore e ore a riflettere sulle probabili cause, potenziali conseguenze e possibili azioni. Anche in questo caso la Psicologia Positiva ci illumina con i risultati degli studi di Martin Seligman sull’impotenza appresa e l’importanza dell’Ottimismo e di uno Stile esplicativo funzionale alla nostra auto-efficacia.
La Treccani definisce l’ottimismo come «la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi». In numerosi studi, una visione ottimistica è associata in modo significativo a una migliore salute, che ricordiamo essere diversa dalla semplice assenza di malattia come sancito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già nel 1998 e che corrisponde a «uno stato dinamico di completo benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, non mera assenza di malattia».
Lo stile interpretativo della realtà
Alla predisposizione a tendere all’ottimismo si affianca il modo in cui interpretiamo ciò che ci succede nella vita. Se tendiamo a giudicare gli imprevisti come qualcosa di permanente (che tenderà a restare in modo stabile), pervasivo (che si diffonderà ai diversi ambiti della vita personale, lavorativa) e personale (che è destinata a colpire noi in modo particolare e non è qualcosa che può succedere a chiunque) faremo più fatica a riprenderci; al contrario, se siamo aperti a considerare le negatività come temporanee (destinate a passare e andarsene), circoscritte (in uno degli ambiti di vita e non in tutti) e comuni (poteva capitare a chiunque e non accade a me perché ho un destino avverso) anche il nostro umore ne gioverà più velocemente. Tutto questo perché lo stile interpretativo della realtà (ovvero come “ci” spieghiamo ciò che ci accade) potrebbe diminuire la nostra motivazione ad agire e aumentare il nostro senso di impotenza se pensiamo di avere un destino predeterminato e di non avere un ruolo attivo e decisivo.
Distinguiamo i concetti: Resistenza, Resilienza e Crescita Post-Traumatica
Un altro concetto basilare della Psicologia Positiva è quello di Crescita Post-Traumatica, che si distingue dalla Resistenza alle difficoltà e dalla Resilienza, termine che indica la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi e, in ambito psicologico classico, «la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà».
Immaginiamo di essere un albero in buona salute.
Se veniamo sottoposti all’azione di una forte tempesta possono verificarsi tre modalità di reazione: nel primo caso resisto all’intemperia grazie alle risorse che possiedo, delle salde radici, dei rami forti e magari la presenza di altri alberi vicini che diminuiscono la forza del vento; in questo caso si parla di Resistenza e dopo la tempesta rimarrò in sostanza sempre lo stesso albero. Nel secondo caso, l’intemperia colpisce le foglie, spezza qualche ramo, può addirittura arrivare a intaccare il tronco, ma alla fine tornerò alla mia forma originaria recuperando le mie risorse; si parla quindi di Resilienza. Nell’ultimo caso, a mio avviso quello più interessante e prezioso in questo momento, l’albero viene messo a dura prova dall’intemperia ma, una volta passato il momento negativo, assume una forma più forte, rigogliosa e solida rispetto a prima; si parla quindi di Crescita Post-Traumatica, che richiede un impegno consapevole per riflettere su quanto è accaduto e comprendere l’insegnamento alla base di questa esperienza.
E quando il Coronavirus sarà passato?
Sarà quando tutti avranno superato il periodo di isolamento, quando saremo tornati alla vita di prima, con le nostre abitudini e convinzioni, che risulterà vitale riflettere su cosa ci ha insegnato questo virus.
Per molti si tratterà di un ritorno alla vita di prima, senza troppi cambiamenti dopo un periodo di assestamento. Per altri sarà complesso ritrovare la serenità (che magari mancava anche prima) e recuperare le “perdite”, sia emotive che economiche, o nei casi peggiori, quelle dei familiari che hanno perso la battaglia con il virus. Grazie al meccanismo dell’adattamento psicologico abbiamo dentro di noi le risorse per adattarci all’ambiente in modo straordinario, il punto è che ci si abitua al meglio tanto quanto ci si abitua al peggio, perché con il tempo tendiamo in modo naturale a non percepire ciò a cui siamo abituati.
Ecco perché sarà fondamentale e decisivo riflettere sul Significato che tutto questo ha avuto, ha e avrà nel quadro generale dell’esperienza umana. In relazione a questo aspetto mi piace ricordare Viktor Frankl, neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, che dal 1942 al 1945 fu prigioniero in quattro campi di concentramento nazisti e che scrisse diversi libri ponendo l’attenzione sull’importanza del senso che diamo alla nostra vita. Il significato della nostra vita è una miscela di ciò che proviamo a livello emotivo, di ciò che elaboriamo a livello cognitivo e di ciò che desideriamo a livello di aspirazione personale. È trovare il nostro posto nel nostro stesso mondo, avendo uno scopo che va al di là di noi stessi come individui e abbraccia dimensioni quali gli altri e il Mondo.
Inoltre, capire il senso della nostra vita ci dona anche serenità rispetto a ciò che è al di fuori del nostro controllo, e può fornire un punto di vista alternativo aprendo le porte a una dimensione fondamentale secondo la psicologia positiva: la Speranza. Sperare nel futuro, sperare in ciò che ancora non abbiamo modo di vedere e che possiamo solo immaginare ha la forza potenziale di farci rialzare quando cadiamo, di farci provare di nuovo quando falliamo e di farci sorridere ancora quando siamo tristi.
Per concludere e contribuire con un beneficio immediato, concreto e tangibile possiamo cogliere l’opportunità di conoscere l’ordine di importanza che diamo alle nostre 24 virtù universali, rispondendo al questionario gratuito basato sugli studi di Peterson e Seligman, e messo a disposizione e già utilizzato da oltre 9 milioni di persone.
Ricordiamoci che è una fotografia dei nostri valori al momento in cui rispondiamo e riflettiamo su quanto emerge con serenità e apertura mentale ed emotiva.