“Sarebbe difficile trovare un altro libro con tanta voglia di vivere, e di ridere, e di essere straordinari” (A. Baricco). Coglie nel segno Baricco quando recensisce il libro di Dave Eggers, pubblicato negli Usa nel 2000 e qui in Italia nel 2002. La storia non è certo allegra. Eppure ciò che si respira in questo romanzo è una vitalità esplosiva, una resilienza euforica, una ubriacatura di inattesa libertà e la certezza di avercela fatta.
Per questo Eggers può arrogarsi il diritto di chiamarsi un “formidabile genio” e per questo forse “formidabili geni” lo sono anche tanti nostri studenti quando, anche nelle peggiori situazioni di vita, o semplicemente nelle loro “struggenti” tristezze, sanno scovare il meglio. Ecco perché vale la pena proporre questa lettura in classe.
La storia
Tutto inizia con una tragedia familiare “terribile e bizzarra”. Dave di ventuno anni e il fratellino Toph di otto (ma ci sono anche altri due fratelli maggiori, Beth e Bill) perdono in un mese prima il padre e poi la madre a causa del cancro.
Dopo aver venduto la casa dei genitori, Dave e Toph iniziano a viaggiare, spostandosi di città in città alla ricerca del posto migliore dove poter ricostruire la propria vita. Dave prenderà in affitto diverse case, iscriverà Toph a scuola e a un’attività sportiva e inizierà a seguirlo con ansiosa attenzione. La sua gioventù e il suo desiderio di libertà saranno messi a dura prova dalle nuove responsabilità, ma Dave riuscirà nel frattempo a vivere alcune brevi relazioni, a fondare con un gruppo di amici la rivista satirica “Might”, a partecipare ai provini di un reality di MTV e tanto altro ancora. Si occupa del fratellino nel modo più strampalato e assurdo che un giovane adulto possa concepire, ma anche divertente e affettuoso: tra spettacolari partite a frisbee sulla spiaggia, scivolate sui pavimenti tirati a lucido e inspiegabili ritardi a ogni festa, riunione o appuntamento che sia.
I temi
Nella articolata introduzione l’autore presenta in un lungo elenco i temi principali della storia. Su alcuni è bene soffermarsi con gli studenti.
“L’inconfessata magia della scomparsa dei genitori “ e strettamente collegato a questo “La ricerca di sostegno, vale a dire un senso di comunanza con i propri simili, quelli della propria età, dopo che ci si guarda intorno e ci si rende conto che tutti gli altri, tutti quelli più vecchi, o sono morti o dovrebbero esserlo.”
La scomparsa dei genitori comporta la perdita di alcune coordinate fondamentali della vita di figli. Subentrano due stravolgimenti: un senso di mobilità permanente e di solipsismo.
La mobilità non è solo fisica – con Dave e Toph che si trasferiscono prima da Lake Forest a Berkeley, poi da Berkeley a San Francisco e poi probabilmente a New York – ma è anche emotiva: Dave cerca un difficile equilibrio tra autodistruzione e autoesaltazione egocentrica.
La paura della malattia, della decadenza, della morte, l’insistente paranoia (come quando immagina le molestie del baby-sitter di Toph) sono controbilanciate dalla radicata convinzione di essere “creditore della vita”. Per farcela Dave deve lavorare per consolidare l’autostima. Non essersi “persi” senza la guida dei genitori che tutti danno per scontata è motivo di superbia che innalza Dave e Toph su un piedistallo, contro le ipocrisie del resto dell’umanità.
“Ma noi! Noi sì che abbiamo un aspetto fantastico! Abbiamo uno stile, confuso e sbracato ma terribilmente intrigante per quanto è singolare. Noi siamo il nuovo e tutto il resto è vecchio. Siamo noi gli eletti, ovviamente, le api regine dei loro fuchi – mentre gli altri (...) sono vecchi, andati da un pezzo, tristi, senza speranza.”
Dave e suo fratello hanno un bisogno assoluto di credere in sé stessi; questi giovani sanno anche di ereditare dalle vecchie generazioni problemi che toccherà a loro risolvere - pena il soccombere. Il tema emerge nel libro attraverso la rappresentazione della precaria, ma anche molto dinamica società americana.
“L’amore fraterno/bizzarro fattore simbiotico”
È il filone tematico che percorre tutta l’opera e che appare con evidenza nelle situazioni di gioco tra fratelli: la lotta, la partita a frisbee sulla spiaggia... Dave e Toph esibiscono in pubblico la loro bravura; esprimono il tentativo di essere “insieme normali e sereni” e gettano in faccia agli altri il loro essere giovani, vitali.
“Raccontare il mondo della sofferenza come mezzo per spazzare via o almeno attutire il fattore dolore”
Liberarsi del proprio passato, divulgare il proprio dolore per ricevere in cambio solidarietà e sostegno, fermare il tempo consegnando ai posteri l’immagine imperitura del giovane Dave è una cura. C’è chi ha giustamente parlato per il romanzo di Eggers di scriptotherapy.
Autobiografia: quanta verità? Quanta finzione?
Nella prefazione è l’autore stesso a descrivere il suo romanzo come un “libro di memorie” in uno spassoso miniracconto anedottico contenuto nei “Ringraziamenti”.
È un racconto autobiografico ma anche metaletterario: Eggers segue un filone novecentesco della letteratura che mescola vicende personali e riflessioni metanarrative.
La dimensione del diario autobiografico è rafforzata dal linguaggio colloquiale, dagli appelli al lettore, dai monologhi interiori, in cui l’autore fa autocritica delle sue azioni e intenzioni.
Gli inserti metanarrativi sono disseminati un po’ ovunque. Eggers fa parlare i personaggi come se avessero la consapevolezza di finire in un libro (l’amico John si rivolge a Dave: “ io non intendo essere uno stupido aneddoto nel tuo stupido libro… Trovati qualcun’altro per fare il simbolo di non so che..., della tua gioventù devastata o chissà altro”; risponde Dave: “D’accordo ma questa è roba mia, sei tu che me l’hai data. Stiamo facendo uno scambio…Adesso la metafora sei tu.”).
Talvolta la finzione letteraria è rivelata da Toph che fa da specchio a Dave pronunciando parole che non possono appartenere a un ragazzino della sua età; l’espediente serve a svelare pensieri che il protagonista fatica ad ammettere, come riconosce lo stesso Eggers (Toph: “Tu pensi di lui che è una testa vuota, un mezzo scemo, e la sua stupidità nasce principalmente dal fatto che lui è una celebrità e voi no [...], che milioni di persone conoscevano il suo nome e altre centinaia di milioni il suo volto, mentre nessuno conosce il vostro.” “Toph, guarda che stai uscendo di nuovo dal tuo personaggio.”)
Da dove cominciare a leggere?
È una domanda da rivolgere agli studenti perché l’autore ha disseminato paragrafi, frasi e comunicazioni ovunque prima che la storia cominci: nella pagina bianca iniziale (antiporta), nella seconda pagina (colophon), nelle note di copyright e nel frontespizio. Dopodiché abbiamo nell’ordine: “Regole e suggerimenti per apprezzare al meglio questo libro”; “Prefazione alla presente edizione”; “Indice”; “Ringraziamenti”.
Domina le 37 pagine anticipatorie una intelligente ironia. Eggers un po’ fa il verso ai critici e a certi lettori snob proponendo per l’interpretazione della storia “una guida incompleta ai simboli e alle metafore” e un grafico tematico che si offre di inviare in forma completa anche per posta.
Può essere utile soffermarsi con gli studenti a osservare il paratesto e la prefazione perché, già solo leggendo queste parti introduttive, ci si rende subito conto che ci si trova di fronte a un’opera fuori e soprattutto sopra le righe. Questa porzione anticipatoria è già romanzo.
Proposte didattiche
Per un’analisi dei temi si può partire dalla mappa dell’autore presente nei “Ringraziamenti” (che il docente può digitalizzare): gli studenti in questo caso sono invitati a completare il grafico e a trovare per ogni cornice le esperienze, gli episodi, i momenti (possono lavorare a gruppi di tre un’ora in classe e poi in condivisione a casa).
Proprio a partire dal titolo si può avviare con gli studenti una discussione (perché l’autore si definisce formidabile genio?) e poi suggerire una proposta di scrittura (senza valutazione e con condivisione volontaria): Qual è l’esperienza della tua vita che ti ha reso o ti potrebbe rendere “un formidabile genio”?
Gli studenti rileggono con l’insegnante alcune osservazioni contenute nella “Prefazione” in cui l’autore precisa che il suo “libro di memorie” non è un’opera di pura nonfiction e che parecchie sezioni sono state “romanzate in vario grado, per scopi differenti”.
Si può attivare in classe un laboratorio di scrittura autobiografica creativa il cui obiettivo sia riflettere sul nodo realtà-finzione. Agli alunni si può chiedere di recuperare dal proprio “libro di memorie” un ricordo e di scriverlo, consapevoli che il testo rifletterà sia i limiti della memoria sia gli “ammiccamenti” dell’immaginazione.
Il testo può essere rielaborato più volte seguendo le operazioni indicate da Eggers: “Tutte le parole e le frasi sono state passate a una a una per una sorta di nastro trasportatore e confezionate come segue: 1) ricordate; 2) scritte; 3) riscritte, per suonare più precise; 4) editate per adattarsi alla narrazione (pur rimanendo fedeli alla verità); 5) riscritte un’altra volta, per risparmiare all’autore e agli altri personaggi l’umiliazione di apparire immancabilmente stupide”.
Il grado di scostamento dalla realtà dovrà riguardare anche il cambiamento del nome dei personaggi e di alcune loro caratteristiche per occultarne la vera identità e alcuni lati oscuri della loro esistenza/carattere. Si interverrà poi sullo spazio e sul tempo per ragioni di efficacia narrativa.
In questo modo gli studenti potranno riflettere in modo “attivo” sul tema realtà-finzione nella letteratura, sempre presente anche nella narrazione autobiografica.