Dopo un brutto scherzo finito in tragedia, Angelo è costretto dal giudice a riabilitarsi in campagna, in una comunità per minori dove trascorrerà l’ultimo anno delle medie. Qui incontra Leo, Nicola e Mara: tutti poco più grandi di lui, tutti con una ferita profonda da sanare. Ma, soprattutto, Angelo incontra padre Costantino, un sacerdote decisamente originale che ha l’hobby di ritrarre le persone come saranno un giorno. A poco a poco, le difese del ragazzo cadono. La rabbia e la violenza lasciano il posto al desiderio di prendersi cura di un cane, Selvaggio. E nonostante il dolore, che è sempre pronto a bussare alla porta, Angelo troverà infine la sua strada.
Ero cattivo è un romanzo rapido e crudele. Fa soffrire. Il dramma di Angelo, rifiutato dai genitori e pieno di rabbia nei confronti della vita, si accompagna a quello degli altri ragazzi della comunità. Tutti hanno alle spalle una storia amara, ingiusta; per qualcuno il fardello è insostenibile. Eppure la speranza si fa strada nelle loro vite attraverso la figura di padre Costantino, che sa accogliere le miserie di tutti. Il padre crede fermamente che ciascuno di loro abbia una possibilità; per questo esige che essi scelgano un impegno, una “missione” da portare a termine. E sarà proprio la “missione” a rivelare loro quale strada imboccare, una volta usciti dalla comunità.
Le tematiche del testo sono forti: violenza, abuso, morte, dipendenza. È una lettura impegnativa, che mette i ragazzi a confronto con il dolore, li costringe a non chiudere gli occhi davanti al male.
Guidati dalla penna di Antonio Ferrara possiamo fare un’altra incursione nel disagio esistenziale, anche se stavolta si tratta della malattia mentale. È questo l’argomento del suo romanzo Batti il muro, che non parla solo di malattia ma anche di libri e di speranza.
A proposito di ragazzi problematici si potrebbe tracciare un collegamento con un libro molto diverso, fantasioso e surreale: L’ultima possibilità di Seita Parkkola. In questo caso i veri cattivi non sono i ragazzi problematici, ma coloro che dicono di volerli riscattare agli occhi della società.