Peter Fortune, un ragazzino inglese di dieci anni, è dotato di una fantasia prodigiosa e trascorre lungo tempo a sognare ad occhi aperti avventure straordinarie. Peter è sempre stato considerato dai genitori e dagli insegnanti («i grandi») un bambino complicato, e questo non perché si comporti male con gli altri o non si applichi nello studio, bensì per la sua abitudine a isolarsi nel proprio mondo: «La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto. E a quanto pare questo dava fastidio. L’altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre naturalmente. Nemmeno tutti i giorni. Ma per lo più gli piaceva prendersi un’ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare i suoi pensieri». La solitudine è una faccenda che «ai grandi» proprio non va giù: «A mala pena sopportano che lo faccia uno di loro. Se ti unisci alla compagnia, la gente sa che cosa ti passa per la mente. Perché è la stessa cosa che sta passando per la mente degli altri. Se non vuoi fare il guastafeste, devi unirti alla compagnia. Ma Peter non la pensava così. Non aveva niente in contrario a stare con gli altri quando era il caso. Ma la gente esagera. Anzi, secondo lui, se si fosse sprecato un po’ meno tempo a stare insieme e a convincere gli altri a fare lo stesso, e se ne fosse dedicato un po’ di più a stare da soli e a pensare a chi siamo e chi potremo essere, allora il mondo sarebbe stato un posto migliore, magari anche senza le guerre». È una riflessione che, nella sua innocente semplicità, rivela una maturità profonda.
Tutto questo ci viene raccontato da McEwan in una sorta di introduzione al breve romanzo. In queste pagine oltre a rivelare il carattere e le qualità del protagonista, egli delinea gli argomenti, le possibilità di lettura di questo breve e ricchissimo libretto. In una serie di storie, una più incredibile dell’altra, Peter si trova a vivere scambi di persona (diventa un gatto, un bambino piccolo e infine un adulto), fantastica su come catturare un ladro che imperversa nella strada dove abita con la sua famiglia, viene assediato da un esercito di bambole della sorella Kate, immagina di far scomparire i genitori e Kate spalmandoli con una speciale pomata che fa svanire le persone e affronta il bullo della scuola.
È ancora in queste pagine introduttive che l’autore ci suggerisce qualche spunto autobiografico, tanto che Peter ci appare come una sorta di alter ego di McEwan e, più in generale, dello scrittore: «Dal canto suo anche Peter, crescendo, imparò che, siccome la gente non riesce a vedere che cosa ti sta passando nel cervello, la cosa migliore per farsi capire, è dirglielo. E così incominciò a scrivere alcune delle avventure che gli capitavano mentre guardava dalla finestra o se ne stava sdraiato a fissare il cielo. Da grande diventò un inventore e scrittore di storie e visse una vita felice».
Spunti per la riflessione
In ogni racconto è possibile individuare almeno quattro fasi distinte: 1) la causa scatenante della fantasia di Peter; 2) l’evoluzione del sogno; 3) il ritorno alla realtà; 4) gli insegnamenti che il ragazzo ne ricava. Nei vari racconti, i motivi che conducono Peter all’elaborazione del suo sogno sono diversi, ma hanno sempre un forte aggancio con la realtà.
Il rapporto tra fratelli – Nel racconto Le bambole, Peter ha appena conquistato la propria indipendenza: dopo anni di condivisione degli stessi spazi, il ragazzino e la sorellina minore Kate, di sette anni, hanno finalmente una camera ciascuno. Peter ha ora uno spazio tutto suo. Ma in un pomeriggio di pioggia, dopo aver divorato un intero uovo di Pasqua, il senso di nausea che ne deriva lo porta a vivere un’incredibile avventura nella stanza che aveva fino a poco tempo prima diviso con Kate. Le sessanta bambole della sorellina – tra le quali spicca «la Cattiva», quella dallo sguardo più truce e inquietante – gli si rivoltano contro e gli staccano un braccio e una gamba, come se fosse egli stesso una bambola. Al risveglio dall’assurda situazione, Peter viene trovato dall’incredula sorella seduto sul letto a giocare con le bambole.
Il tema della morte – Nel racconto Il gatto, la morte del micio William, presenza costante nella vita di Peter, perché posseduto dalla madre ancor prima della sua nascita, viene trasfigurata in uno scambio di anime tra quella del ragazzino e quella del felino. Nelle vesti del suo amico a quattro zampe, Peter, che continua parzialmente a ragionare da umano pur essendo rinchiuso nel corpo di William, combatte contro un altro gatto l’ultima battaglia. Al risveglio dalla sua fantasticheria, Peter scoprirà che il gatto William, ormai molto anziano, si è addormentato per sempre.
L’amore-odio nei confronti della propria famiglia – Nel racconto La Pomata Svanilina, Peter trova in un cassetto pieno di cianfrusaglie una pomata che va svanire le persone e la prova subito sulla sua famiglia. Ma la sensazione di pace dura per poco e Peter si trova a desiderare che la sua famiglia riappaia il più presto possibile.
Il bullismo – Nel racconto Il prepotente, Peter capisce che il compagno di scuola Barry, da tutti temuto per la sua prepotenza, è in realtà un bambino come gli altri, che viene “sognato”, o immaginato, come bullo e prepotente. In realtà non è diverso da Peter, e, dopo che Barry è stato inquadrato nella corretta dimensione, i due diventano amici. Insomma, tutto è davvero relativo.
Il rapporto con le persone anziane – Nel racconto Il ladro, il nostro piccolo eroe immagina diverse trappole per catturare un ladro che sta svaligiando da diversi giorni le abitazioni della sua strada. Finge un malanno per rimanere a casa da scuola e per sorprenderlo in flagrante, ma cade addormentato e sogna che il ladro sia in realtà una vecchia signora del quartiere che odia i bambini.
Il rapporto tra bambini e adulti – Questo tema fa da sfondo agli ultimi due racconti, intitolati rispettivamente Il piccolo e I grandi. Nel primo, Peter, dopo aver vista minacciata la propria tranquillità dall’arrivo della zia e del cuginetto Kenneth, un esserino di pochi mesi che gattona e divora tutto ciò che gli capita a tiro, immagina di venire trasformato dalla bacchetta magica della sorella proprio nell’odiato Kenneth, che prende così il suo posto. Peter cerca di parlare, ma gli escono solo suoni incomprensibili, i gorgheggi di un infante. Cerca di pensare come al suo solito, ma viene distratto da sensazioni elementari come quella del cibo, di un giocattolo che vorrebbe succhiare, delle luci e dei colori che attirano la sua attenzione. Anche in questo racconto, con il ritorno alla normalità il ragazzino avrà imparato a guardare il mondo attraverso gli occhi di un neonato e comincerà a voler bene a Kenneth. Il discorso è rovesciato in I grandi. Durante una vacanza in Cornovaglia, nella quale Peter, la sorella e i loro amici giocano instancabilmente dal mattino alla sera, Peter si risveglia un mattino nei panni di un adulto. Degli adulti egli ha sempre deprecato la prevedibilità, la noia delle poche attività nelle quali sono impegnati anche in vacanza, quando potrebbero divertirsi e invece trascorrono le giornate a parlare, fumare e bere caffè. Ma al ritorno alla realtà, Peter si rende conto che c’è del buono anche nell’essere adulti, e non è più così sgomento all’idea che nel giro di pochi di anni anch’egli diventerà un «adulto noioso». Forse Peter sta crescendo. Il nostro augurio è che da grande non perda la fantasia e la capacità di guardare il mondo con gli occhi incantati di un bambino.
Queste avventure dell’immaginario hanno un aspetto in comune, e cioè la possibilità di trarre da esse un insegnamento fecondo. Ogni volta che Peter si trasforma – potremmo quasi dire “si incarna” – in qualcun altro, comprende meglio il suo carattere, il suo comportamento, il suo modo stesso di vivere. Mettersi nei panni degli altri rappresenta quell’empatia che permette di condividere le esperienze e che è alla base della comprensione dell’altro. È questo, sembra dirci, McEwan il valore dei sogni: essi, al pari delle storie della letteratura, sono in grado di farci comprendere meglio il mondo in cui viviamo, anche se all’apparenza parlano di situazioni irreali, perché sviluppano la nostra fantasia e ci spingono fuori da noi stessi per incontrare chi è diverso.
Spunti per l’attività in classe
Ciascuno provi a immaginare di vivere una fantasticheria come quelle di Peter, sognando di entrare nei panni di un’altra persona conosciuta (un amico, un adulto, un animale ecc.) e descriva gli stati d’animo connessi a questa trasformazione, sforzandosi di “uscire da sé stesso” e di pensare come l’altro.
Altre letture e film consigliati
- Il fumetto Little Nemo, disegnato agli inizi del Novecento da Winsor McCay: Little Nemo è un bambino americano che ogni notte vive delle avventure incredibili, che si concludono inesorabilmente con un brusco risveglio (una caduta dal letto, i genitori che lo chiamano...).
- Alice nel paese del meraviglie, di Lewis Carroll: Alice, ragazzina con una spiccata immaginazione, si perde in un mondo costellato di animali parlanti, come Bianconiglio, la Lepre Marzolina e lo Stregatto, e strani personaggi, come la Regina di Cuori e il Cappellaio Matto, vivendo situazioni surreali e paradossali.
- Peter Pan, di James Barrie: Peter Pan è un bambino che si rifiuta di crescere ed è in grado di volare. Incontra personaggi incredibili come Capitan Uncino e la Fata Campanellino e vive fantastiche avventure nell’Isola che non c’è.
- La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, romanzo di Brian Selznick, da cui il regista Martin Scorsese ha tratto il film Hugo Cabret.
- Le favole di Gianni Rodari.
- Il favoloso mondo di Amélie, film di Jean-Pierre Jeunet, nel quale gli oggetti di uso quotidiano sembrano improvvisamente animarsi.