Rob Fleming ha 35 anni, ma vive e pensa come se ne avesse quindici di meno. Possiede un negozio di dischi sull'orlo del fallimento dove i clienti dai gusti musicali grossolani vengono respinti alla porta. Stila classifiche su qualunque argomento, dalle canzoni preferite alle ex fidanzate. Perennemente in bilico fra ironia e autocommiserazione, rimugina sulle vecchie storie d’amore ed è incapace di gestire una relazione sentimentale. È un eterno adolescente che assorbe emozioni dalla musica e giudica le persone in base alle loro collezioni di dischi. La vita, però, non segue le regole di una canzone e Rob lo imparerà a proprie spese…
Opera seconda dell’autore di Febbre a 90’ e Un ragazzo, portato sul grande schermo dal regista Stephen Frears (The Queen, Philomena), Alta fedeltà fotografa una sottocultura rock, fatta di negozi, locali e regole di comportamento, famigliare agli adolescenti che vivono nelle grandi città. L’autore mette in guardia dal pericolo di trasformare una passione (nel caso del protagonista, la musica) in un’ossessione paralizzante. Fino a che punto è giusto plasmare la propria identità in base alle regole della cultura popolare? Quanta parte della propria vita, delle proprie aspirazioni e dei propri valori è giusto fare derivare da essa? È sano caricare i gusti estetici di una valenza simbolica così forte? Negli anni Novanta, quando Alta fedeltà fu pubblicato, la musica era un’esperienza totalizzante per molti ragazzi: quali passioni concorrono a formare l’identità, oggi, nell'era digitale?
Conquistandone la simpatia con un linguaggio informale e “pop”, Hornby sollecita il giovane lettore a confrontarsi coi concetti di empatia e maturità, a considerare la solidità della propria scala di valori, a coltivare un rapporto sereno col passato, a dare il giusto peso alle emozioni. In definitiva, a sviluppare doti di autoanalisi indispensabili per dare inizio a una vita adulta piena e soddisfacente.