Un film al mese: La mafia uccide solo d'estate

La mafia uccide solo d'estate

UN FILM AL MESE - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO GRADO

Titolo: La mafia uccide solo d’estate
Regia: Pif (Pierfrancesco Diliberto)
Origine: Italia 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 90’
Temi: mafia,amori adolescenziali, disillusioni della crescita
Destinazione: scuola secondaria di primo grado, ultimo anno; scuola secondaria di secondo grado

Fabio Mantegazza

La vicenda del film è raccontata in prima persona da Arturo, un ragazzo come tanti altri dell'Italia degli anni settanta che però, a differenza dei suoi coetanei del Nord, è costretto a fare i conti con le infiltrazioni e le azioni criminose della mafia nella sua città. Arturo infatti è di Palermo e la sua nascita è caratterizzata da curiose coincidenze: non solo egli viene alla luce nello stesso giorno in cui Vito Ciancimino, mafioso di rango, è eletto sindaco, ma addirittura, come mostra la prima esilarante scena del film, è stato concepito la sera stessa in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e due sicari del clan Badalamenti diedero inizio al periodo delle stragi di mafia. Arturo cresce, in una Palermo che sembra ignorare – o rimuovere? – l’esistenza della mafia, con due passioni: l’amore per Flora, sua compagna di scuola, e il giornalismo, verso cui si sente portato. Avrà così modo di conoscere alcune delle vittime più illustri della mafia: dal giudice Rocco Chinnici al generale Dalla Chiesa; e nutrire una sviscerata ammirazione per Giulio Andreotti, da lui ingenuamente considerato l’incarnazione della giustizia e dell’intelligenza politica. La consapevolezza di Arturo aumenta anno dopo anno, ma nessuno gli dà retta; e anzi la sua ostinazione a occuparsi di mafia lo fa separare da Flora. Saranno solo le stragi di Capaci e di Via d’Amelio ad aprire definitivamente gli occhi al ragazzo non solo sulla crudeltà dei criminali che non si arresta di fronte a nulla, ma anche sulle responsabilità dei loro mandanti o complici politici; e a riportare fra le sue braccia l’amata Flora.

Si può sorridere e far sorridere parlando di mafia? Si può fare un film divertente che racconti l’esistenza e l’impegno civile delle persone che la combatterono e per questo pagarono spesso con la vita? Sembrerebbe un’impresa impossibile, ma è la scommessa giocata da Pif con questo film. Ed è una scommessa vinta alla grande: lo confermano non solo i pareri unanimi della critica, ma anche lo straordinario successo di pubblico ottenuto dalla pellicola. Senza dubbio il regista sa valorizzare la sua precedente esperienza televisiva, che lo induce a un montaggio serrato, a ritmi narrativi incalzanti, a ironia e sarcasmo diffusi a piene mani. E la delicata storia d’amore che fa da fil rouge alla vicenda permette anche di stemperare la drammaticità degli omicidi a ripetizione.

La pellicola così, come direbbe Marziale, castigat ridendo mores; si tratta di una proposta ideale per gli studenti dai 13 anni in su: un film coinvolgente, accattivante, ironico, intelligente e divertente. E nello stesso tempo innegabilmente istruttivo.

Spunti didattici

  • Una breve “storia della mafia” affrontata in classe, con la ricerca anche su internet di informazioni sulle principali vittime della mafia dagli anni settanta alla fine del secolo, potrebbe rendere più comprensibile e coinvolgente la visione del film (che in diversi casi cerca anche di ricostruire una somiglianza fisica fra attori e personaggi interpretati).
  • Il film potrebbe essere accompagnato dalla lettura del libro di Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, nella sua versione di romanzo o a fumetti, a seconda dell’età degli studenti. Il confronto tra libro e film nasce spontaneo.
  • La filmografia sulla mafia è vastissima, ma anche volendosi limitare alle produzioni più recenti, un percorso cinematografico è facilmente costruibile. Suggeriamo il seguente, in tre tappe, comprendente: 

1) Placido Rizzotto (di Pasquale Scimeca, Italia 2000), che racconta la vita del sindacalista della Camera del Lavoro di Corleone ucciso dai sicari di Luciano Liggio nel 1948;
2) Alla luce del sole (di Roberto Faenza, Italia 2005), che illustra l’attività di don Pino Puglisi a favore dei ragazzi poveri del quartiere Brancaccio di Palermo, dove venne assassinato nel 1991;
3) I cento passi (di Marco Tullio Giordana, Italia 2000), dedicato alla vita di Peppino Impastato, giovane giornalista siciliano, che diede vita a un’irriverente radio libera da cui denunciava i crimini mafiosi: per questo suo impegno Impastato fu ucciso nel 1978.

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