A scuola non c’è diversità

Sperimentare la parità di genere a scuola

SCIENZE NATURALI – PARITÀ DI GENERE

Un’interessante intervista con il gruppo della classe 5^ scienze applicate del liceo scientifico paritario Valsalice di Torino che ha preso parte e vinto il concorso Mad for Science 2021 indetto dalla Fondazione DiaSorin. Per la classe, sotto la guida della docente di Scienze naturali Prof.ssa Giuliana Losana, è stata l’occasione di sperimentare a livello avanzato tutte le dinamiche di collaborazione.

di Antonio Varaldo

A differenza di pochi decenni fa, nella gran parte degli indirizzi della scuola secondaria di secondo grado odierna è tutto molto fluido e stimolante, le diversità si mescolano e divengono motore di qualità e cooperazione. I docenti e le docenti provengono da percorsi molto vari, ma sanno porre i diversi bagagli formativi al servizio di una didattica inclusiva, che si può aprire a progetti interdisciplinari e alla collaborazione con enti e istituzioni. Ormai regolarmente sono organizzate attività trasversali e di orientamento verso il mondo della ricerca e del lavoro, o anche di partecipazione a competizioni in numerose discipline, ma occasionalmente capita anche di lanciarsi nella sfida di concorsi indetti da istituzioni o aziende.

In questo quadro, la classe 5^ scienze applicate del liceo scientifico paritario Valsalice di Torino ha avuto l’occasione di prendere parte al concorso Mad for Science 2021 indetto dalla Fondazione DiaSorin, legata all’azienda multinazionale italiana leader nelle forniture immunodiagnostiche.
I lavori realizzati dalle varie scuole partecipanti sono stati sottoposti all’analisi di una giuria altamente qualificata composta, tra gli altri, da Maria Chiara Carrozza presidente del CNR, Sergio Abrignani immunologo di fama mondiale oggi nel CTS, Marco Cattaneo direttore di Le Scienze e National Geographic. La classe del liceo Valsalice si è così vista assegnare la vittoria del concorso, il cui premio consisterà nell’opportunità di avere forniture di valore complessivo di 75.000 euro per l’implementazione del laboratorio della scuola.

Per la classe, sotto la guida della docente di Scienze Naturali Prof.ssa Giuliana Losana, è stata l’occasione di rilanciare a livello avanzato tutte le dinamiche di collaborazione, evidenziando ancora una volta come nella scuola sia possibile attuare il principio della valorizzazione individuale al servizio di obiettivi condivisi. Ecco come hanno risposto alle nostre domande la docente responsabile e due studenti della classe, Rebecca ed Edoardo.

Prof.ssa Giuliana Losana, come è nata l’idea di partecipare al concorso?
Nel solco del tema “Rigenerare il futuro” era richiesta l’elaborazione di esperienze sperimentali legate agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. La nostra scuola lavora da anni sulla formazione ambientale degli studenti, per aiutarli a maturare quella che noi chiamiamo una cittadinanza sostenibile. È quindi risultato naturale decidere di cimentarsi in questa sfida, perché l’abbiamo vista come una valida opportunità per mettere a frutto l’esperienza maturata nel corso di precedenti attività.

Spostiamo ora l’attenzione sul tema dei diritti. Relativamente al suo percorso formativo e di specializzazione, e poi nelle esperienze lavorative e nella scuola, pensa di aver vissuto condizioni di privilegio, di discriminazione o di parità? Ritiene che vi siano ancora margini di miglioramento?
Io ho avuto la fortuna di crescere nel mondo dello scoutismo, dove ogni ruolo di responsabilità deve essere ricoperto da una coppia uomo-donna; ho così imparato che valgono le persone e non i generi. Lo studio è uno strumento potentissimo per poter vivere effettive dimensioni di parità; anche a scuola l’impegno e la vivacità intellettuale, ma soprattutto la curiosità, non hanno connotazione. Nel lavoro, come tutti, ho dovuto affrontare pregiudizi e piccole discriminazioni. Con il passare degli anni ho imparato a non farmi intimidire da queste situazioni, anzi: ho capito come fare a trarre da esse nuovi stimoli per migliorare. È evidente che le donne sono ancora scarsamente rappresentate nei ruoli dirigenziali e raggiungere una parità in questo senso rappresenterebbe un effettivo margine di miglioramento per la società. Vivendo tutti i giorni la realtà scolastica, mi sembra che i miei allievi e le mie allieve siano già più avanti rispetto alla mia generazione. Lavorando a questo progetto venivano riconosciuti i talenti e le competenze di tutti, a prescindere dal genere.

Nell’ambito della ricerca biotecnologica e più in generale per le professioni scientifiche, le pare che vi siano per chiunque uguali opportunità di realizzazione professionale e, se non è così, quali correttivi potrebbero essere introdotti in una più evoluta prospettiva di equità e parità?
La ricerca scientifica è meritocratica per definizione. Il ricercatore o la ricercatrice che ha l’intuizione decisiva può essere chiunque. Come in tutti gli ambienti si deve però vigilare sull’onestà intellettuale dei diversi gruppi di ricerca: il merito va riconosciuto alla persona giusta e non a tutto il gruppo o al singolo responsabile del laboratorio. Trovo molto interessante la creazione di borse di studio per giovani ricercatori e ricercatrici, e le nuove possibilità di accesso ai finanziamenti per poter sviluppare progetti di ricerca in modo autonomo.

Rebecca Oliva, come avete recepito la proposta di partecipare al concorso indetto dalla Fondazione Diasorin, e con quali criteri vi siete ripartiti i diversi ruoli?
Quando ci è stato proposto di partecipare al concorso abbiamo subito cercato di metterci in gioco con entusiasmo e determinazione, anche se mai avremmo immaginato di vincere. Inizialmente la nostra classe si è suddivisa in gruppetti, e ognuno era incaricato di occuparsi di una specifica mansione, dalla ricerca delle metodologie sui vari processi di estrazione delle proteine fino alla cura dell’aspetto divulgativo.

Quali sono le differenze, i punti di forza e debolezza emersi nel lavoro in squadra?
Certamente ognuno di noi ha metodologie di organizzazione diverse, perciò sì, alcune volte ci sono stati dei contrasti tra di noi su come andasse affrontata una determinata questione. La nostra classe è molto sfaccettata e ciascuno di noi ha una sua particolare attitudine, ma proprio ciò ci ha permesso di avere proposte molto diversificate e idee originali. È stato in ogni caso un bellissimo percorso, sia dal punto di vista formativo sia interpersonale.

Edoardo Ghiazza, ci puoi descrivere per punti lo svolgimento del lavoro, in modo tale che possa essere ben compreso da tutti?
Il nostro progetto nasce dalla ricerca di una soluzione al problema dei rifiuti organici, che sono causa del 10% dell’inquinamento globale e dello spreco di moltissima acqua. Il processo da noi ideato si basa sull’utilizzo di larve di mosca soldato, che si cibano di scarti organici; successivamente, grazie al processo di bioconversione, viene estratto un contenuto proteico da cui è possibile ottenere filamenti di tessuto. Il processo di bioconversione è un processo innovativo che sfrutta la capacità degli insetti di trasformare i rifiuti in macromolecole ad alta energia. Risulta essere quindi uno dei metodi di riciclo può veloci, ma soprattutto più efficaci. Tutto ciò permetterebbe in primo luogo di ridurre i rifiuti organici e quindi l’inquinamento da essi derivante e, in secondo luogo, di ricavare un prodotto da essi, in un perfetto quadro di economia circolare.

Quali sono i pregi che ritieni di evidenziare relativamente al lavoro di gruppo nell’ambito delle attività indicate con l’acronimo STEM?
Poter lavorare a un unico progetto, ma seguendo approcci diversi, ha permesso a ciascuno di noi di seguire il suo stile personale contribuendo così in modo originale al lavoro. Le STEM permettono di vedere un tema da vari punti di vista e di crescere nel modo di pensare. Nel nostro progetto abbiamo inoltre voluto aggiungere un’ulteriore “A” all’acronimo, includendo l’Arte, trasformandolo in “STEAM”, e ci siamo così occupati di progettare un logo per il nostro tessuto originale. In conclusione, mi sento di sottolineare che avere una buona idea da sviluppare è tanto importante quanto avere un gruppo variegato e coeso con cui condividerla.

Referenze iconografiche: StunningArt / Shutterstock, Stefano Garau / Shutterstock

Il progetto Pearson per la parità di genere

#GenerazioneParità è il progetto che riassume l'idea di parità e inclusione che noi di Pearson vogliamo portare concretamente nella scuola, attraverso la produzione editoriale, le attività di formazione, le ricerche sul campo, i progetti speciali e le attività di comunicazione.

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Antonio Varaldo è naturalista specializzato in ecologia e fotografo; insegnante liceale da oltre vent’anni, come divulgatore e saggista ha collaborato a Tuttoscienze, alle enciclopedie UTET e Repubblica, oltre che con varie riviste ed editori del settore scolastico e con istituzioni quali l’agenzia ITCILO delle Nazioni Unite.

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