Immunità contro il cancro
ATTUALITÀ PER LA CLASSE | Biologia
Nelle prime fasi di un tumore, il sistema immunitario riesce a riconoscerlo e ad attaccarlo, ma a un certo punto questa capacità viene meno e il tumore ha la meglio. Nuove strategie terapeutiche, sempre più promettenti, puntano a potenziare il sistema immunitario per sconfiggere la malattia. Vediamo di cosa si tratta.
Il nostro sistema immunitario è molto complesso, ma il principio sul quale si basa è semplicissimo: essenzialmente, quello che fa è distinguere il sé (le nostre cellule, i nostri tessuti, i nostri organi) dall’altro (i parassiti, gli organi estranei ecc.). La domanda quindi è: dal momento che un tumore è fatto di cellule mutate geneticamente, quindi in parte diverse dalle cellule sane, l’armamentario da difesa che possediamo potrebbe riconoscere e distruggere il cancro nello stesso modo in cui riconosce ed eradica un virus dell’influenza?
L’intuizione di Ehrlich
La questione se l’era posta, oltre centro anni fa, uno dei padri dell’immunologia: Paul Ehrlich geniale microbiologo tedesco che ha coniato alcuni famosi termini che ci portiamo ancora dietro (come anticorpo e chemioterapia), ha messo a punto il primo farmaco sintetico contro la sifilide e per le sue scoperte sul sistema immunitario ha vinto nel 1908 il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia, insieme al russo Il’ja Mečnikov. Ebbene, anche quella sua intuizione era corretta, come aveva poi provato per la prima volta un altro pioniere dell’immunologia, l’americano William Bradley Coley, nel 1898. Iniettando in pazienti malati di tumore una sorta di vaccino ottenuto con frammenti di batteri, Coley aveva scatenato una forte risposta immunitaria in grado di ridurre le masse tumorali.
Verso una nuova avventura
Ora facciamo un salto nel tempo e torniamo al 2016. È ottobre e siamo a Copenaghen, al congresso europeo di oncologia (Esmo).
Tra i molti studi presentati ce n’è qualcuno che attira parecchia attenzione. Sono sperimentazioni che stanno cambiando la vita dei pazienti con il melanoma (che colpisce anche i giovanissimi), con il cancro del polmone, del rene e della vescica: tumori per i quali non avevamo molte armi a disposizione e che ora sono stati trattati con farmaci nuovi e molto promettenti.
Li chiamano immunoterapie. Con questo termine si intendono tutti i farmaci e i prodotti biologici (come i vaccini) che mirano a stimolare il sistema immunitario affinché reagisca contro il “nemico”, invece che colpirlo direttamente. Il principio non è certo nuovo, quindi, ma in questo caso è stato applicato efficacemente alla cura dei tumori, proprio come aveva immaginato Ehrlich. Insomma, dopo anni di tentativi e studi, questo approccio sta dando dei risultati e si comincia a parlare di immuno-oncologia (cioè, per l’appunto, l’uso degli immunoterapici in oncologia).
È chiaro a tutti – ricercatori in primis – che siamo solo all’inizio di un’avventura. Nessuno sa dove porterà questa strada ed è bene ricordarlo subito: si parla di speranze, non di certezze, perché le sperimentazioni sono ancora in corso.
Quel che è sicuro è che per la medicina è comunque una rivoluzione: l’immuno-oncologia è un modo completamente nuovo di affrontare il cancro.