Microgravità, perché?
Il fatto è che questa accelerazione non ha effetti sugli oggetti e sulle persone a bordo della ISS, perché la Stazione spaziale è in caduta libera rispetto alla gravità della Terra. La ISS percorre la sua traiettoria orbitando intorno alla Terra, il che è equivalente al “cadere continuamente” verso il nostro pianeta: la gravità di 8,7 m/s2 è l’accelerazione centripeta necessaria all’orbita circolare.
Si ha così uno stato di microgravità. Il sistema si trova in caduta libera, in orbita circolare: tutto si muove con la stessa accelerazione centripeta (la velocità tangenziale è costante), per cui nulla si muove rispetto al resto e ogni oggetto fluttua nell’aria come se fosse privo di peso.
Sulla Terra si possono riprodurre queste condizioni nei laboratori chiamati “torri di caduta” (oppure a bordo di aerei che effettuano cicli di voli parabolici): in entrambi i casi però le condizioni di caduta libera durano pochi secondi.
Fisica nel “laboratorio spaziale”
Nella Stazione spaziale la microgravità è una situazione continua nel tempo e gli esperimenti che possono essere realizzati sono quindi molto più utili. La ISS è un vero e proprio laboratorio spaziale, o meglio un insieme di laboratori: Columbus è il modulo per il laboratorio dell’ESA, Destiny quello della Nasa, Kibo quello di JAXA: finora vi sono stati condotti centinaia di esperimenti e molti altri verranno realizzati in futuro.
Alcuni esperimenti di semplice meccanica sono molto interessanti per chiarire anche le leggi della fisica che si studiano a scuola, in particolare le tre leggi della meccanica.
Missione “Newton nello spazio”
L’Agenzia spaziale europea ha realizzato un video di 17 minuti (disponibile in alta risoluzione in varie lingue, tra cui l’italiano) dedicato alla meccanica newtoniana per i ragazzi delle scuole medie e superiori. All’interno della sezione “education” dell’ESA si trova infatti la missione denominata Newton nello spazio. Il video, girato durante la Missione Cervantes del 2003, mostra come semplici esperimenti eseguiti nello spazio permettano di vedere all’opera le tre leggi del moto di Newton. Per il CLIL si può approfittare del filmato in lingue diverse dall’italiano, mentre questo è il link diretto al filmato in lingua italiana.
Ma perché ha senso andare sulla ISS a fare semplici esperimenti di meccanica newtoniana? Il motivo è che qui sulla Terra le tre leggi di Newton – e soprattutto la prima – non si vedono sempre chiaramente.
L’ISS e la prima legge di Newton
La prima legge di Newton, ovvero il principio d’inerzia, afferma che ogni oggetto non sottoposto a forze (oppure soggetto a forze che sono in equilibrio tra di loro) mantiene una posizione di quiete oppure si muove di moto rettilineo uniforme. Sulla Terra è difficile vedere un oggetto che rimane in moto rettilineo uniforme dopo aver ricevuto una piccola spinta, perché c’è la gravità che lo attrae verso il basso e c’è ovunque l’attrito che lo ferma o ne impedisce il moto. Nella ISS invece questi movimenti rettilinei sono la realtà di tutti i giorni.
Un esperimento mostra un astronauta che soffia su una pallina, che si trova inizialmente a mezz’aria: la pallina si mette in moto e continua a muoversi senza rallentare, finché non viene fermata. Come visualizzare l’inerzia a scuola? L’ESA propone vari esperimenti da fare sulla Terra, per esempio poggiare una mela su uno skateboard poi spingerlo contro un ostacolo: si vedrà che esso rimbalza indietro, mentre la mela continua (per inerzia) il suo movimento in avanti. Anche l’acqua in un bicchiere tenuto in mano da una pattinatrice mostra lo stesso effetto: se la pattinatrice si ferma bruscamente, l’acqua esce dal bicchiere.
Per vedere come il principio d’inerzia comporti anche il permanere dello stato di quiete, si può salire con i pattini a rotelle (per ridurre al minimo l’attrito) su un tavolo dotato anch’esso di ruote: spostando il tavolo in un verso, la persona con i pattini rimarrà in quiete e, rispetto al tavolo, si muoverà nel verso opposto.