Onde gravitazionali, una grande scoperta
ATTUALITÀ PER LA CLASSE | Fisica
L’annuncio della rilevazione diretta delle onde gravitazionali, previste da Albert Einstein nel 1916, apre a nuove frontiere nello studio dell’Universo. Ma che cosa sono esattamente, queste onde, e cosa c’entrano con la teoria della relatività generale? E soprattutto, come sono state rilevate? In questo articolo, un’accurata descrizione della scoperta, del suo inquadramento teorico, delle nuove prospettive di ricerca.
L'annuncio della scoperta delle onde gravitazionali, avvenuto l’11 febbraio scorso, va considerata come una delle più grandi conquiste dell’ingegno umano. È la conferma di una previsione effettuata cento anni fa da Albert Einstein, uno dei geni di ogni tempo, attraverso una delle teorie più rivoluzionarie rispetto allo stravolgimento del senso comune, quella della relatività generale. Al tempo stesso è il risultato di 50 anni di tentativi, e di 25 anni di perfezionamento tecnologico per la realizzazione di uno strumento capace di misurare una variazione di un millesimo del diametro di un nucleo atomico su una lunghezza di 4 chilometri. Tutto questo per farci trovare pronti a sentire l’eco di un appuntamento catastrofico successo più di un miliardo di anni fa.
Un passo indietro: la teoria della relatività generale
L’idea chiave della teoria della relatività generale di Einstein è che la gravità non sia una forza ordinaria, ma piuttosto una proprietà della geometria dello spazio-tempo. Si pensi a uno spazio vuoto senza forze che agiscano tra i corpi in esso presenti. In questa situazione, la meccanica classica prevede che i corpi si muovano lungo linee rette a velocità costante. Per la fisica classica, affinché una particella si discosti dallo stato di moto rettilineo uniforme, deve esistere una forza che agisca su di essa: le forze accelerano le particelle e, variandone la velocità, possono discostare la loro traiettoria da quella rettilinea e originare traiettorie curve. Se consideriamo per semplicità uno spazio a due dimensioni, in cui due particelle si trovino a percorrere traiettorie parallele, tale effetto potrebbe essere causato dalla gravità newtoniana. Per esempio, la forza originata da un oggetto massiccio causerebbe una variazione delle traiettorie delle due particelle, che da parallele diventerebbero convergenti verso l’oggetto stesso. C’è però un’altra possibilità in cui due particelle con traiettorie inizialmente parallele si trovano a convergere in un unico punto: basta che le due particelle non si muovano su una superficie piana, ma su quella di una sfera. In questa situazione, non c’è alcuna forza che agendo sulle particelle le faccia deviare dalla traiettoria rettilinea, ma è il semplice fatto che le particelle si muovano su una sfera a implicare che i loro percorsi convergano. La teoria di Einstein è esattamente analoga a questa situazione. Mentre nella teoria di Newton è la forza di gravità a deviare le particelle dalla traiettoria rettilinea, nella teoria della relatività generale di Einstein, la gravità è una distorsione dello spazio-tempo. Le particelle continuano a muoversi in linea retta nello spazio-tempo, ma siccome lo spazio-tempo stesso è distorto, esse si trovano a subire un’accelerazione e di conseguenza a percorrere traiettorie curve come se fossero sotto l’influenza di una forza.
Conseguenza di spazio e tempo intesi non come strutture rigide, ma come oggetti dinamici, è che la relatività generale prevede fenomeni fondamentalmente nuovi. Uno dei più affascinanti è l’esistenza delle onde gravitazionali.