Orientarsi tra i BES, Bisogni Educativi Speciali

Orientarsi tra i BES, Bisogni Educativi Speciali

STEM | Matematica, Fisica, Biologia, Chimica

Muoversi tra leggi e documentazioni relative agli studenti con bisogni speciali non è sempre facile. Questo articolo offre una panoramica sull’argomento, per chiarire la classificazione dei disturbi e illustrare gli strumenti didattici per l’inclusione. Con un focus sul modello di Piano Didattico Personalizzato sperimentato in Piemonte.

Anna Ceschel

Negli ultimi anni, la scuola italiana ha assistito a un cambiamento radicale della normativa sui bisogni degli studenti. Si è passati da una prima fase di apertura alla “diversità”, attraverso le leggi sull’integrazione scolastica degli allievi diversamente abili e con l’insegnante di sostegno come figura di riferimento e supporto, a una seconda fase di inclusione di tutte le specificità di cui gli allievi possono essere portatori. In questo caso la normativa assegna a ogni insegnante del Consiglio di classe il compito di farsi carico dell’elaborazione e dell’applicazione di una didattica inclusiva, che persegua tre obiettivi fondamentali: garantire il successo formativo a tutti gli allievi [1, 2, 3], formulare una didattica per competenze e adottare una valutazione formativa.
Ma di quali allievi stiamo parlando? L’OCSE individua gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), come “tutti quelli che non riescono a raggiungere un traguardo senza un aiuto aggiuntivo” e sulla base di questa considerazione li ripartisce in tre macro categorie, recepite anche dal legislatore nazionale [4, 5, 6]: studenti con disabilità fisica, psichica o sensoriale; studenti con Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento; studenti con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale. Andiamo con ordine.

Orientarsi tra i BES, Bisogni Educativi Speciali

Studenti disabili e PEI

La prima categoria di BES riguarda gli studenti con disabilità fisica, psichica o sensoriale (per esempio non udenti, non vedenti, affetti da disturbi dello spettro autistico o da ritardo cognitivo). La disabilità deve essere certificata dal Gruppo disabilità minori costituito presso le Asl, secondo le classificazioni internazionali proposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: ICD10 (manuale diagnostico per la classificazione delle malattie) o ICF (classificazione del Funzionamento della Disabilità e della Salute, una nuova modalità diagnostica basata sulla descrizione delle reali performances del soggetto nel suo ambiente). Previo consenso informato della famiglia, il gruppo stila il Profilo Descrittivo di Funzionamento dell’alunno, al fine di avviare il processo di inclusione scolastica con l’assegnazione delle ore di sostegno da parte dell’Ufficio Scolastico regionale.
Lo strumento per la definizione del percorso scolastico è il cosiddetto PEI, Piano Educativo Individuale, che viene steso dal Consiglio di classe in collaborazione con la famiglia e con il referente Asl. È uno strumento orientato a costruire un “progetto di vita” riguardante la crescita personale e sociale dell’alunno disabile, prevedendo attività educativo-didattiche scolastiche ed extrascolastiche.
La valutazione scolastica dell’allievo può avvenire attraverso prove identiche a quelle della classe o prove equipollenti, se gli obiettivi didattici sono del tutto o in parte riconducibili a quelli della classe. Se non lo sono, la valutazione, che deve comunque avvenire, si baserà su prove differenziate e sarà finalizzata alla certificazione delle competenze.

Studenti con disturbi di apprendimento

La seconda categoria di BES è quella degli studenti con Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento (DSA), come dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia e i disturbi dell’Attenzione o Iperattività (ADHD), cioè disturbi che hanno in comune una base neurobiologica, pur in assenza di deficit cognitivo. Inoltre, vengono considerati in questa sezione anche gli studenti con Disturbi Aspecifici di apprendimento, che non hanno una base neurobiologica accertata, ma presentano un Funzionamento Cognitivo limite, con ricadute nell’apprendimento di lettura, scrittura, comprensione del testo e calcolo. È possibile anche la sovrapposizione di due o più disturbi.
Per tutti questi casi occorre una diagnosi specialistica rilasciata dalle Asl o da centri medici privati abilitati. Questi quadri di riferimento consentono di ricorrere a varie strategie: percorsi didattici personalizzati con utilizzo di strumenti compensativi e/o dispensativi, tempi più lunghi per lo svolgimento di prove scritte, utilizzo delle nuove tecnologie sia per l’apprendimento sia per le verifiche. La valutazione dovrebbe essere formativa e privilegiare il contenuto rispetto alla forma.
Gli studenti con diagnosi di DSA possono essere dispensati dalla prova scritta nella lingua straniera: durante l’esame di Stato, modalità e contenuti delle prove orali, sostitutive di quelle scritte, sono stabilite dalla Commissione sulla base della documentazione fornita dal Consiglio di classe. Se invece viene scelto un percorso didattico differenziato, finalizzato al rilascio del solo attestato dei crediti formativi e non del diploma, si prevede l’esonero completo dall’insegnamento della lingua straniera.

Il Piano Didattico Personalizzato

Lo strumento per la gestione didattica degli studenti con disturbi specifici di apprendimento è il Piano Didattico Personalizzato (PDP). Analizziamo questa definizione. “Piano” identifica un programma, una strategia d’intervento mirato. “Didattico” si riferisce allo scopo della didattica, che è il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’apprendimento. Infine, la “personalizzazione” dell’apprendimento (a differenza della individualizzazione) non impone un rapporto di uno a uno tra docente e allievo, ma indica l’uso di strategie didattiche che permettano allo studente di raggiungere gli obiettivi scolastici attraverso lo sviluppo dei propri talenti.
La compilazione del piano deve avvenire dopo un periodo di osservazione dell’allievo, entro il primo trimestre. Il PDP deve essere deliberato dal Consiglio di classe, firmato dal Dirigente scolastico, dai docenti e dalla famiglia. L’andamento del piano deve essere monitorato durante l’anno in sede di Consiglio di classe.

lLa discalculia è un disturbo che influenza la capacità di interpretare la notazione matematica

Studenti con svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale

La terza categoria di BES riguarda gli studenti che, per motivi fisici, biologici, fisiologici, psicologici o economico-sociali, manifestino la necessità di interventi speciali con continuità o per periodi transitori: per esempio uno studente che debba essere sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore che imponga di evitare eccessivi sforzi, uno studente che viva in comunità, o che sia costretto a lavorare al pomeriggio per motivi economici. Riguarda inoltre alunni stranieri di recente immigrazione con scarsa o nessuna conoscenza della lingua italiana.
Tali tipologie di BES potranno essere individuate dal Consiglio di classe sulla base di elementi oggettivi, come segnalazioni dei Servizi Sociali, ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche. Anche in questo caso sono previste le medesime tutele descritte per gli studenti con DSA, attraverso la stesura del PDP. Questi studenti, però, non potranno avere la dispensa dalla prova scritta nella lingua straniera.

La redazione del PDP

Come deve essere redatto un Piano Didattico Personalizzato? Anzitutto è il caso di ribadire che gli insegnanti devono sentire come proprio il compito di porre in atto un agire educativo volto allo sviluppo della personalità e delle peculiarità di ciascuno. Non è sufficiente applicare la legge: occorre implementare le capacità di imparare degli studenti attraverso interventi mirati. In questo senso, il PDP deve essere inteso come uno strumento flessibile e adattato alle diverse esigenze degli allievi, utile per formulare azioni specifiche per il singolo, ma che potranno essere estese al resto della classe a seconda delle necessità. Negli anni sono stati prodotti svariati modelli di PDP, anche con un importante contributo da parte dell’Associazione italiana per la Dislessia, anche se il proliferare di modelli diversi, ha creato alcuni problemi, soprattutto nella fase di passaggio tra un ordine di istruzione e l’altro.

Il “caso” Piemonte

Nell’anno scolastico 2012/13, L’Ufficio Scolastico regionale per il Piemonte ha costituito un gruppo di lavoro di docenti rappresentativo dei vari ordini di scuola, per la riflessione sulle necessità e criticità emergenti dall’utilizzo concreto del PDP e per l’elaborazione di un modello “adeguato e funzionale” di piano. Questo modello è stato sperimentato su base volontaria nelle scuole piemontesi di ogni ordine e grado nell’anno 2013/14 e la sua applicazione continuerà anche in questo anno scolastico, con una parziale revisione del PDP sulla base di indicazioni emerse durante le fasi di verifica.
Al di là del merito della sperimentazione, si tratta di un modello che potrebbe forse essere snellito, magari suddividendolo per aree di competenze anziché per singole materie. In effetti, come commento generale, sarebbe opportuno evitare la saturazione modulistica, che può provocare “crisi di rigetto”. Lo sforzo maggiore dovrebbe essere indirizzato a stimolare la formazione psicopedagogica e l’aggiornamento della didattica degli insegnanti, al fine di acquisire una maggiore consapevolezza del loro agire.

Il modello di PDP del Piemonte

Schema sintetico di organizzazione del modello, nella nuova versione proposta dall'Ufficio Scolastico regionale in una nota del 21 ottobre 2014 [7] e scaricabile a questo indirizzo.

Sezione A
È comune a tutti gli allievi, DSA e NON DSA, e prevede l’indicazione dei dati relativi al servizio sanitario e alle informazioni fornite dalla famiglia.

Sezione B (parte I)
È comune agli allievi DSA e riguarda i dati desunti dalla diagnosi specialistica e, a fronte, quelli derivanti dall’osservazione svolta in classe riguardo le abilità di lettura, scrittura, grafia, calcolo e componenti del processo di apprendimento, come la memoria e l’attenzione. Poiché queste componenti spesso richiedono tempi lunghi di rilevazione, potrebbero essere suscettibili di revisioni durante l’anno. A questo proposito, vale la pena sottolineare che l’osservazione diretta in classe dovrebbe assumere forme diverse a seconda dei cicli scolastici. Nel caso della secondaria di secondo grado, per esempio, bisogna valutare l’opportunità di sottoporre l’allievo a prove specifiche, svolte in classe alla presenza dei compagni, evitando di esporlo a situazioni che potrebbero imbarazzarlo.

Sezione B (parte II)
Riguarda gli allievi NON DSA e deve riportare i dati rilevati dalle diagnosi, se si tratta di allievi con Disturbi evolutivi, oppure documentazione di altri servizi, se si tratta di allievi con difficoltà socio-economiche o stranieri. Se invece è il Consiglio di classe a prendere l’iniziativa dell’inserimento nei BES di un allievo, sarebbe opportuno citare la relazione che ne indichi le motivazioni. La sezione comprende inoltre una griglia osservativa con una serie di “indicatori” utili a definire sia le difficoltà sia i punti di forza, nell’apprendimento e nell’atteggiamento scolastico dell’allievo.

Sezione C.1
Riservata a tutti gli allievi, DSA e NON DSA, riguarda di nuovo l’osservazione dell’atteggiamento scolastico, in particolare della MOTIVAZIONE, e delle strategie utilizzate per studiare. È di estrema importanza, in quanto a parità di disturbo, spesso gli esiti scolastici sono estremamente diversi proprio per ragioni riconducibili a scarsa motivazione e a bassa autostima. Soprattutto in età adolescenziale, le problematiche possono sovrapporsi, sfociando a volte in un ostinato rifiuto nei confronti della scuola.

Sezione C.2
Riservata a tutti gli allievi, DSA e NON DSA, riguarda gli aspetti dello studio e gli strumenti utilizzati a casa e le attività scolastiche individualizzate e programmate. Va condivisa con le famiglie, ed eventualmente direttamente con l’allievo.

Sezione D.1
Deve essere compilata dal docente di ciascuna disciplina, e riguarda l’utilizzo che ciascuno fa delle misure dispensative e degli strumenti compensativi. Quanto indicato in questa sezione viene tenuto in conto anche in sede d’esame. Gli obiettivi disciplinari personalizzati devono essere indicati solo per quelle materie nelle quali si discostano da quelli della classe.

Sezione D.2
Opzione alternativa alla Sezione D.1, con l’applicazione degli interventi educativi e didattici su Base ICF. Presuppone dunque una diagnosi su base ICF, che non è ancora molto diffusa. Per gli insegnanti che lo desiderino, in questo anno scolastico, sarà possibile aderire a un percorso di aggiornamento coordinato dall’Ufficio Scolastico regionale per il Piemonte.

Sezione E
Contiene l’elenco delle misure dispensative e di eventuali interventi di individualizzazione dell’attività didattica; l’elenco delle indicazioni per la personalizzazione delle verifiche e delle strategie valutative che il Consiglio di classe può decidere di adottare; la tabella riassuntiva del piano personalizzato, per ciascuna disciplina per la quale il Consiglio di classe ha ritenuto di adottarlo. Presenta inoltre le ricadute che la didattica inclusiva del PDP ha sulla classe.

 

Anna Ceschel: Dal 1996 è insegnante di sostegno e, dal 1998, funzione strumentale per l’inclusione scolastica presso l’Istituto professionale statale Albe Steiner di Torino.