A tu per tu con il pianeta nano
ATTUALITÀ PER LA CLASSE | Scienze della Terra, Scienze, Fisica
Il sorvolo di Plutone da parte della sonda New Horizons è stato uno degli eventi scientifici dell’anno. Ecco che cosa ci raccontano i dati inviati finora da questa missione ai confini del Sistema solare.
Dopo nove anni e mezzo di viaggio e più di cinque miliardi di chilometri percorsi, la sonda New Horizons è arrivata vicina, vicinissima a Plutone, sorvolandolo da appena 12 500 chilometri di di-stanza lo scorso 14 luglio. Per la prima volta è stato possibile vedere questo pianeta nano, lontano dalla Terra più di 32 volte quanto è lontano da noi il Sole, con un dettaglio straordinario. Plutone ha svelato montagne alte 3500 metri, probabilmente fatte di ghiaccio, un suolo a tratti liscio e quasi privo di crateri e un’atmosfera ancora tutta da studiare e capire. E ancora, il suo satellite maggiore, Caronte, ha mostrato un monte che sorge all’interno di un grande cratere e anche delle altre lune si sa finalmente qualcosa in più.
Insomma, grazie alla missione New Horizons abbiamo per la prima volta visitato e conosciuto un altro remoto angolo del nostro “condominio spaziale” e lo stiamo trovando pieno di novità interes-santi. Plutone non è un mondo statico, non è come la nostra Luna: è attivo e in continuo cambia-mento, geologicamente “vivo”.
Se non bastasse, il volo della sonda continua e potrà per la prima volta incontrare uno dei grandi oggetti che popolano la Fascia di Kuiper, dei quali si sa finora pochissimo.
Un quasi-pianeta pieno di sorprese
D’altra parte, Plutone era già fonte di curiosità anche prima dello storico sorvolo del 14 luglio.
La sua storia è probabilmente più ricca di stranezze e colpi di scena di quella di ogni altro corpo del Sistema solare. Lontanissimo e quasi invisibile da Terra, Plutone fu scoperto solo nel 1930 dall’astronomo americano Clyde Tombaugh, un dilettante, appassionato esploratore del cielo, che era arrivato alle osservazioni professionali senza alcuna formazione universitaria. A lui venne dato il compito di cercare il pianeta mancante, il nono corpo celeste in orbita attorno al Sole che secondo i maggiori astronomi dell’epoca doveva esistere per spiegare le perturbazioni nell’orbita di Nettuno. Tombaugh ce la mise tutta e riuscì a scovare il pianeta analizzando con infinita pazienza le foto del cielo alla ricerca di un oggetto in movimento tra le stelle. Il fatto è che la perturbazione dell’orbita di Nettuno, si scoprì poi, non c’era affatto. E quindi anche Plutone avrebbe potuto non esserci. In-somma, fu scoperto un po’ come l’America, quasi per errore.
Nono pianeta del Sistema solare per oltre sessant’anni, Plutone è stato alla fine declassato a pianeta nano, o quasi-pianeta, nel 2006, proprio quando la sonda New Horizons era finalmente riuscita a mettersi in viaggio per cercare di osservarlo da vicino.
Plutone ha un’orbita irregolare, che si avvicina al Sole più di quella di Nettuno per poi allontanarsi anche molto di più: la sua distanza dalla nostra stella varia da un minimo di circa 30 UA (ora è a 33,25) fino a circa 50 UA (UA, unità astronomica, è la distanza media tra la Terra e il Sole). E per girare attorno al Sole impiega ben 247,8 anni terrestri e dunque da quando è stato scoperto a oggi non ha percorso nemmeno la metà di questa orbita.
Anche la sua rotazione è diversa da quella degli altri corpi del Sistema solare. Plutone ha una luna, Caronte, che ha un diametro superiore alla metà del suo (il rapporto più alto tra un pianeta e una sua luna nel Sistema solare) e che non orbita attorno a lui bensì insieme a lui: i due corpi celesti hanno un centro di massa che è esterno a entrambi e si comportano come due ballerini allacciati tra loro che ruotano insieme e sulla pista.
Plutone è piccolo, ha un diametro pari ad appena il 60% di quello della nostra Luna e circa la metà di quello di Mercurio. Ma non è per questo che è stato definito pianeta nano (vedi la scheda didatti-ca). E piccola, ma molto attrezzata, è anche la sonda che ci sta svelando come è fatto.