Identikit di un’alga con scudo
Caratteristica principale dei coccolitoforidi è quella di produrre, in varie fasi del loro ciclo vitale, i cosiddetti coccoliti: placchette calcaree di dimensioni ridotte (siamo nell’ordine dei micron) che funzionano come scudi scheletrici esterni, che nel complesso – in genere ce ne sono da 10 a 30, incastrati tra loro ad avvolgere completamente o parzialmente la cellula – formano una coccosfera di forma subsferica o ellissoidale. Sono proprio questi coccoliti che, dopo la morte della cellula che ricoprono, si separano uno dall’altro per depositarsi sul fondo del mare, dove fossilizzano. A lungo andare, possono anche formare successioni di rocce di notevole spessore, come appunto le scogliere di Dover. I coccoliti possono attraversare una colonna d’acqua di 5000 metri raggiungendo il fondo del mare in soli 22-100 giorni: questo assicura una certa corrispondenza tra le specie viventi che popolano gli strati superiori della colonna d’acqua e quelli che si depositano sul fondo. Significa che, conoscendo proprietà e caratteristiche – per esempio, le condizioni di salinità e temperatura in cui prosperano – delle specie di oggi, posso avere informazioni anche su quelle di ieri: un punto importante per lo studio del clima del passato.
L’odore del mare
Per quanto possa sembrare incredibile, i minuscoli coccolitoforidi sono anche responsabili di una delle sensazioni che più ci colpiscono quando facciamo una passeggiata in riva al mare o una gita in barca: il caratteristico “odore del mare”. Queste alghe, infatti, producono nel loro metabolismo un composto dello zolfo che, successivamente alla loro morte, viene convertito da alcuni batteri che si cibano dei resti delle alghe stesse in dimetilsolfuro (DMS), composto al quale si deve il tipico profumo di salsedine (per alcuni, più banalmente, “puzza di alghe”). E ancora, i coccolitoforidi rappresentano una fonte a breve termine di CO2 atmosferica, attraverso il processo di calcificazione (il processo di creazione di gusci calcarei a partire da ioni calcio e ioni idrogenocarbonato, con liberazione di acqua e diossido di carbonio). Inoltre, sono responsabili della rimozione della CO2 dall’atmosfera attraverso la fotosintesi. Insomma, partecipano attivamente allo scambio sia di CO2 sia di DMS tra l’acqua del mare e l’atmosfera.
Indicatori del clima di ieri
Come abbiamo detto, i resti fossili dei coccolitoforidi possono raccontarci molto del clima del passato: attraverso il loro studio, possiamo risalire a informazioni utili per descrivere il clima di decine, centinaia o milioni di anni fa. Addirittura, i nannofossili calcarei ci permettono di ricostruire il clima caratteristico di determinate aree della Terra ben 200 milioni di anni fa!
Il punto è che, per usare un termine tecnico, sono utilissimi proxies o indicatori, in grado di darci informazioni su temperatura, precipitazioni, salinità e altri parametri ambientali del passato. In particolare, ogni specie mostra preferenze ecologiche ben specifiche e distinte da quelle delle altre specie. Per esempio, un parametro assolutamente fondamentale per la sopravvivenza e l’accrescimento delle varie specie è la temperatura: ci sono forme che prediligono condizioni più fredde e altre che invece preferiscono condizioni più calde. Così, in base all’abbondanza relativa delle varie forme presenti in un dato campione di sedimenti marini – a preferenza calda o fredda – si riesce a capire com’era il clima nel momento in cui quei sedimenti hanno cominciato a formarsi, se tendenzialmente più caldo o più freddo. Detto altrimenti, poiché risentono dei cambiamenti dei parametri chimico-fisici delle masse d’acqua in cui vivono, i nannofossili calcarei ci permettono di interpretare variazioni paleoclimatiche e paleoceanografiche di varie zone.
Tra l’altro, molte caratteristiche generali fanno dei nannofossili calcarei degli ottimi proxies ambientali: per esempio, l’ampia diffusione geografica e la rapida evoluzione nel tempo, li rendono utilissimi strumenti di datazione. E ancora, la grande abbondanza nei sedimenti marini, che ne assicura la reperibilità, e le ridotte dimensioni, fanno sì che basti poco sedimento per poterli studiare bene.