Prima di leggere – Scheda introduttiva
Proponiamo una breve scheda che il docente può utilizzare prima di iniziare la lettura degli articoli per introdurre l’argomento, richiamando alcune informazioni di base su come è nata la Costituzione repubblicana e qual è la sua struttura.
La nostra Costituzione è stata redatta dall’Assemblea Costituente, eletta dai cittadini il 2 giugno 1946 (contestualmente al referendum istituzionale relativo alla scelta tra forma repubblicana o monarchica, che vide la nascita della Repubblica).
L’Assemblea, che si riunì in prima seduta il 25 giugno 1946, era costituta da 556 membri; i seggi erano così ripartiti tra le diverse forze politiche:
- Democrazia Cristiana (DC), 207 seggi;
- Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), 115 seggi;
- Partito Comunista Italiano (PCI), 104 seggi; · Partito Liberale Italiano (PLI), 33 seggi;
- Fronte dell'Uomo Qualunque (UQ), 30 seggi;
- Partito Repubblicano Italiano (PRI), 23 seggi;
- Blocco Nazionale della Libertà (BNL), 16 seggi;
- Partito Democratico del Lavoro (PDL), 9 seggi;
- Partito d'Azione (Pd’A), 7 seggi;
- Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), 4 seggi;
- Concentrazione Democratica Repubblicana (CDR), 2 seggi;
- Partito Sardo d'Azione (PSd’Az), 2 seggi;
- Partito dei Contadini d'Italia (PCd’I), 1 seggio;
- Movimento Unionista Italiano (MUI), 1 seggio;
- Partito Cristiano Sociale (PCS), 1 seggio;
- Fronte Democratico Progressista Repubblicano, 1 seggio.
L'Assemblea nominò al suo interno una Commissione composta di 75 membri (detta appunto Commissione dei 75), incaricata di elaborare il progetto generale della Costituzione. Un più ristretto Comitato di redazione (il Comitato dei diciotto) si occupò di redigere compiutamente il testo costituzionale, coordinando e armonizzando i contributi dei membri della Commissione. La Commissione dei 75 terminò i suoi lavori il 12 gennaio 1947 e il 4 marzo cominciò il dibattito in aula del testo, che fu definitivamente approvato il 22 dicembre, fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 dicembre ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
La nostra Costituzione è composta da 139 articoli:
- i primi dodici articoli contengono i Principi fondamentali, così definiti perché individuano i valori sui quali si fonda la vita dello Stato, tra i quali, in particolare i principi di democrazia, di uguaglianza, di tutela e valorizzazione del lavoro, di libertà religiosa, di decentramento e autonomia, di rifiuto della guerra, di riconoscimento delle organizzazioni internazionali;
- gli articoli dal 13 al 54 (la Parte Prima, denominata Diritti e doveri dei cittadini), è suddivisa in quattro distinti Titoli, al cui interno troviamo disciplinati rispettivamente i rapporti civili, etico-sociali, economici e politici;
- gli articoli dal 55 al 139 (la Parte seconda, denominata Ordinamento della Repubblica), sono organizzati in sei distinti Titoli che disciplinano gli organi costituzionali, ossia il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Governo, la Magistratura, gli enti territoriali e la Corte costituzionale;
- le diciotto Disposizioni transitorie e finali disciplinano il passaggio dal vecchio ordinamento (definito dallo Statuto albertino) al nuovo.
Nel nostro progetto Pearson social reading abbiamo scelto di analizzare in primo luogo i primi 12 articoli della Costituzione, con l’obiettivo di stimolare gli studenti a una riflessione sul tipo di società e di Stato prefigurati dalla nostra Carta costituzionale, per comprenderne l’attualità e l’importanza.
Analizzare di seguito i contenuti degli articoli costituzionali del Titolo II dei Diritti e doveri dei cittadini consente di raggiungere un obiettivo analogo: permettere un confronto su tematiche (la famiglia, la salute, l’istruzione) che in qualche misura fanno già parte del bagaglio di conoscenze “spontanee” dei ragazzi, per favorire la formazione di una coscienza civile adeguata alle sfide di una società in profonda evoluzione.
Spunto n. 1 - Leggi e... discuti
Nel nostro Paese si è a lungo discusso sull’obbligatorietà o meno del diritto di voto. In passato la legge, nello specifico il DPR n. 361 del 30 marzo 1957, prevedeva che:
«L’esercizio del voto è un obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi senza venir meno ad un suo preciso dovere verso il Paese [...]
L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco [...]. L’elenco di coloro che si astengono dal voto […] senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. [...] Per il periodo di cinque anni la menzione ‘non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta.»
L’abrogazione di tale norma, avvenuta nel 1993, ha di fatto connotato il diritto di voto come dovere civico, espressione del dovere di solidarietà politica a cui fa riferimento l’art. 4 Cost., e non come un obbligo giuridico (la cui inosservanza avrebbe comportato un’azione sanzionatoria).
Invita gli studenti a una riflessione su tale argomento, proponendo alla classe un’attività di discussione, che parta dal quesito seguente:
Ritieni sia giusto obbligare i cittadini ad andare a votare alle elezioni?
Spunto n. 2 - Leggi e... discuti
Negli ultimi anni sempre più aziende hanno iniziato a sperimentare forme di telelavoro e di smart working. I due termini sono spesso usati come sinonimi, ma non hanno il medesimo significato.
Il telelavoro è infatti un accordo, di natura contrattuale, tra datore di lavoro e lavoratore, con il quale si autorizza quest’ultimo a svolgere la propria attività lavorativa (totalmente o parzialmente) a casa propria anziché in ufficio, con una dotazione tecnologica (ad esempio un computer e una connessione a Internet) fornita dall’imprenditore e con orari di lavoro ben definiti; in sostanza si tratta della replicazione del lavoro di ufficio in ambito domestico.
Lo smart working (o lavoro agile) può essere interpretato come l’evoluzione del telelavoro, in cui al lavoratore viene lasciata ampia libertà nella scelta sia degli orari sia degli strumenti e degli spazi di lavoro (di regola a casa propria, ma anche in biblioteca, in spazi di co-working e così via).
Il periodo di quarantena imposto dalla pandemia di Covid-19, e la corrispondente chiusura della quasi totalità delle aziende, ha dato una spinta, forse decisiva, verso l’utilizzo di forme di telelavoro e di smart working in moltissime imprese. Il cambiamento ha investito in particolare le tipologie di lavoro svolto negli uffici privati e nella Pubblica Amministrazione e coinvolge settori diversi: dal mondo della scuola (con la didattica a distanza) al commercio (si pensi all’imponente crescita del commercio online), dalle prestazioni sanitarie (come nel caso della telemedicina) alla produzione editoriale (per la progettazione e redazione di libri) e così via.
È possibile, forse anche probabile, che questo modello di organizzazione del lavoro, laddove sia stato sperimentato con successo, da provvisorio diventi definitivo.
Invita i ragazzi a fare una ricerca sul tema, in particolare sui vantaggi e gli svantaggi che l’applicazione dello smart working può determinare e sul numero di lavoratori oggi coinvolti nel nostro Paese. Al termine di questo lavoro, proponi alla classe un’attività di discussione, partendo dal quesito seguente:
È auspicabile che lo smart working sostituisca il lavoro "tradizionale?"
Spunto n. 3 – Leggi e... approfondisci
I ragazzi, individualmente o suddivisi in gruppi, elaborano una presentazione relativa al processo di evoluzione storica e giuridico-economica della famiglia nell’ultimo secolo, corredandola con citazioni letterarie e contributi multimediali (ad esempio film e canzoni).